Dazi Usa, la mappa delle imprese calabresi più a rischio: Catanzaro e Reggio le province più esposte
Chimica e agroindustria i settori dell’export regionale colpiti dalla guerra commerciale: secondo Confindustria le tariffe reali pagate alle dogane sarebbero del 25%. Ortofrutta lavorata, marmellate e conserve di pomodoro i prodotti più tassati
Chimica ed agroindustria. Sono i due settori più gettonati negli Usa in cui l’export calabrese potrebbe risentire di più per effetto dell’aumento dei dazi aggiuntivi pretesi da Trump. Il primo vale il 14% delle vendite del comparto all’estero, il secondo l’11%. Secondo la Svimez la contrazione degli scambi con il Nord America toccherebbe l’8% delle vendite con una perdita di 7 milioni di euro e di 110 posti di lavoro. La previsione dell’Agenzia per lo sviluppo del Mezzogiorno sui riflessi delle nuove tasse doganali al 15% appare molto più contenuta rispetto all’analisi sugli impatti sulle economie regionali fatta qualche giorno fa dal Centro studi di Confindustria. Secondo il CsC il dollaro debole ed il rallentamento dell’economia Usa avrebbero un ulteriore effetto moltiplicatore negativo. Il cambio del dollaro molto svalutato sull’euro, oggi +13,3%, fa sì che i costi per gli esportatori italiani siano superiori per una quota equivalente o non inferiore al 10%. Secondo la Confindustria in realtà le tasse pagate alle dogane Usa sarebbero pari al 25%. Con questi numeri l’effetto moltiplicatore colpirebbe in maniera drammatica gli esportatori che si troverebbero a dover cedere quote di mercato o a rinunciare in tutto o in parte ad esse a causa di costi operativi insostenibili. Gli importatori statunitensi, dal canto loro, avrebbero grossi problemi a gestire la distribuzione ed i prezzi al consumo.

Nel gioco degli scambi commerciali le più esposte, anche in Calabria, sono le piccole aziende fino a dieci dipendenti con produzione e fatturato limitato verso l’estero. Imprese con un volume d’affari che non supera i 100mila euro l’anno e che rappresentano la metà del fatturato in esportazioni. La crisi per molte aziende potrebbe essere irreversibile. Chimica ed agroindustria in testa, gli altri settori a rischio sono la produzione di altri mezzi di trasporto e di macchinari elettrici e tecnologici, la manifattura, la lavorazione di metalli, il tessile e l’abbigliamento. Fino ad aprile la tassa doganale sulle merci europee è stata del 2%. Dazi e debolezza del dollaro rischiano dunque di decuplicare, o più, la spesa. Non tutte le imprese, ed in particolare le più piccole, avranno la possibilità di ammortizzare costi superiori al 15% prendendoli in carico direttamente. Questi costi verranno con molta probabilità spalmati lungo la filiera e peseranno su distributori e importatori che a loro volta alzeranno i prezzi a discapito dei consumatori. Dal 2022 l’incremento complessivo delle esportazioni calabresi, che vale 965 milioni di euro, ha fatto segnare incrementi percentuali annui a due cifre. Le aziende che hanno effettuato almeno una transazione commerciale con l’estero sono state 1.244. Nel 2024 le esportazioni negli Stati Uniti sono aumentate dell’1,5%. Nel triennio 2022-24, il mercato statunitense ha rappresentato circa un decimo del totale delle esportazioni regionali, per un valore complessivo di 90 milioni di euro.

Le imprese delle province di Catanzaro e Reggio Calabria sono le più esposte sul fronte degli scambi nel settore agroindustriale. E Catanzaro è tra le province italiane più a rischio in forza della sua quota del 42% di produzione destinato al mercato americano. I principali prodotti colpiti dall’aumento dei dazi, sono ortofrutta lavorata, marmellate e conserve di pomodoro. Insieme a Catanzato e Reggio Calabria, Cosenza e Crotone perderebbero sul versante delle produzioni del comparto chimico: nel 2024 la commercializzazione negli Usa di colle industriali, oli essenziali, profumi e aromi, inchiostri, adesivi, coloranti e pigmenti è cresciuta del 25,3%, raggiungendo i 187 milioni di euro di guadagni, 35 dei quali nel mercato statunitense. Confindustria chiede al Governo un piano industriale straordinario per le imprese da 25 miliardi di euro. Chiede inoltre sostegni e compensazioni immediate per le aziende colpite ed in maggiori difficoltà.