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25/08/2025 ore 13.10
Economia e lavoro

Debito pubblico record in Calabria: 4 miliardi totali e 2.151 euro pro capite, è il peso più alto d’Italia

Oltre metà dei comuni calabresi è in rosso e il 70% dei cittadini vive in realtà dissestate. Crescono i costi di sanità, trasporti e assistenza, ma il livello dei servizi resta tra i più bassi d’Europa

di Redazione Economia

La spesa degli enti locali corre e concorre a formare il debito pubblico italiano che a giugno ha superato 3.070 miliardi di euro. Un nuovo record aggravato dal costo degli interessi che lo Stato dovrà pagare ai propri creditori e che ammontano a 100 miliardi di euro. Il 63% del debito pubblico è in mano alle banche centrali di altri Paesi e ad istituti finanziari ed investitori stranieri.

L’Italia paga la quota di interessi passivi più alta dell’Unione europea, i cui costi contrastano gli effetti delle manovre di bilancio attuate dal governo. Anche il rapporto tra il debito pubblico e il Pil è sfavorevole al nostro Paese: 137,9% a giugno, +1,9% da inizio anno. Peggio dell’Italia, in Europa, ha fatto solo la Grecia con 152,5 punti percentuali. Non è facile contenere la spesa e risanare i conti pubblici. E quelli dello Stato comprendono la spesa degli enti locali.

La Calabria ha il Pil pro capite più basso d’Italia

Negli ultimi 25 anni le regioni che hanno contribuito di più a far crescere il debito italiano sono la Campania (+347%), il Lazio (+270%) e la Calabria (+241%). La Sardegna (-39%), l’Emilia-Romagna (-19%) e il Friuli-Venezia Giulia (-16%) sono le tre più virtuose.

Il Prodotto interno lordo della Calabria è pari a 38.786 milioni di euro, il Pil pro capite è il più basso d’Italia. Secondo Eurostat la Calabria è agli ultimi posti tra le regioni europee sia per il livello dei redditi delle famiglie in rapporto alla capacità di spesa, sia per forza lavorolivelli di occupazione, sia per la qualità dei servizi sanitari. Il costo non produce gli effetti sperati. Nei comuni la spesa pro capite non riesce a soddisfare il fabbisogno dei residenti.

Secondo la Banca d’Italia i comuni in rosso sono il 57% ed il 70% della popolazione calabrese risiede in un comune dissestato. Un quarto dei comuni calabresi non riesce a riscuotere i tributi o lo fa con lentezza ed i crediti maturati e non riscossi hanno un’alta probabilità di insoluto.

Calabria da record: debito complessivo di 4 miliardi

Nel 2024 il debito complessivo delle amministrazioni locali calabresi è arrivato a circa 4 miliardi di euro, pari a 2.151 euro pro capite, la somma più alta a carico di un contribuente italiano: la media nazionale è di 1.398 euro. In Calabria il debito pubblico è in aumento del 2,4% contro il calo del 2,8% su base nazionale. I prestiti continuano a rappresentare la componente principale, l’83%. La spesa complessiva degli enti territoriali calabresi è stata pari a 7.984 milioni di euro con un aumento del 2,5% rispetto all’anno precedente. Il 50,1% di questa somma ha coperto l’acquisto di beni e servizi, il 22,8% le spese per il personale, l’11,5% gli investimenti. A far registrare i maggiori aumenti sono stati la Regione (+7,5%) e i Comuni (+2,3%). Le Province (-16,8%) e la città metropolitana di Reggio Calabria (-31,7%) hanno invece tagliato la spesa. Sul quadro finanziario della Regione gli aumenti hanno riguardato la sanità. Nei comuni, invece, sono lievitati, i costi del trasporto di disabili ed anziani, del trasporto scolastico, dei servizi socio-assistenziali e degli asili nido. In tutti gli enti la spesa per il personale è cresciuta del 3,4%.

Le prestazioni insufficienti delle amministrazioni locali

Nel 2024 gli investimenti sono rimasti sui livelli raggiunti nel 2023: 900 milioni di euro. Secondo la Ragioneria generale dello Stato nel 2024 gli incassi non finanziari della Regione Calabria sono diminuiti dell’1,4% per minori introiti di Irpef e Irap e di compartecipazione all’Iva. Nei Comuni le entrate di Imu, Tasi, addizionale all’Irpef ed imposta di soggiorno sono cresciute del 16,4%.

La Calabria è una delle regioni con il maggior contributo economico erogato attraverso il Fondo di solidarietà comunale. Dal 2017 ad oggi ha ricevuto 371 miliardi di euro e a beneficiarne sono stati soprattutto i piccoli comuni. I paesi con meno di 5.000 abitanti e i paesi delle aree interne e periferiche pagano di più in termini di rapporto tra fabbisogno e qualità dei servizi. Laddove la spesa è ridotta le prestazioni erogate dalle amministrazioni locali finiscono per non essere accettabili né a livello quantitativo né a livello qualitativo.