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17/09/2025 ore 14.29
Economia e lavoro

È ancora estate ma non per i lidi di Corigliano Rossano già chiusi: turisti e residenti senza servizi

Molte strutture decidono di chiudere le attività già a fine agosto, nonostante le ordinanze fissino l’apertura fino a settembre inoltrato. Dietro i costi troppo alti di gestione. L’assessore Argentino ottimista sul futuro

di Matteo Lauria

La stagione estiva, per chi frequenta il mare di Corigliano-Rossano, sembra finire sempre troppo presto. Già alla fine di agosto, quando l’aria resta ancora calda e le giornate piene di sole, molti stabilimenti balneari iniziano a smontare ombrelloni e lettini. Una consuetudine che stride con quanto previsto dalle ordinanze balneari regionali, le quali stabiliscono chiaramente un obbligo di apertura fino almeno alla terza settimana di settembre.

Il risultato è un paradosso: da un lato un litorale ancora attrattivo e frequentato, dall’altro attività che anticipano la chiusura, lasciando i turisti e i residenti senza servizi. Sulla questione è intervenuto l’assessore al turismo del Comune di Corigliano-Rossano, Costantino Argentino, che ha espresso una posizione chiara: «No, non ci sta. Le regole dicono altro, effettivamente le ordinanze balneari indicano un periodo di tempo di obbligatorietà di apertura che è molto più ampio rispetto a quello che purtroppo si verifica».

Le sue parole non lasciano spazio a interpretazioni: la prassi di chiudere con largo anticipo non è conforme alle norme. Ma non è tutto. Argentino ha sottolineato come ci sia stato negli ultimi anni un miglioramento, frutto di una lenta ma costante sensibilizzazione degli operatori del settore.

Le difficoltà degli operatori

Dietro questa scelta, però, ci sono motivazioni complesse. Molti gestori di lidi lamentano costi eccessivi per mantenere aperte le strutture a settembre, quando l’afflusso turistico cala sensibilmente. Si parla di spese per personale, manutenzione e forniture che diventano difficili da sostenere. Il problema è che questa logica finisce per penalizzare la città nel suo insieme. Un territorio che punta sul turismo non può permettersi di presentarsi “spento” già a fine agosto, proprio mentre in altre aree d’Italia le attività balneari si prolungano fino all’autunno. Argentino, pur criticando le chiusure anticipate, riconosce i passi avanti fatti: «Ci stiamo lavorando tantissimo, negli ultimi cinque anni si vede comunque un aumento delle giornate lavorative da parte delle attività balneari, il che significa che comunque una sensibilizzazione sta avvenendo».

Un dato che testimonia un percorso avviato, anche se non ancora compiuto. Gli operatori che un tempo garantivano appena un mese e mezzo di apertura, oggi arrivano a coprire fino a quattro o cinque mesi.

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Tempi lunghi ma cambiamento reale

Lo stesso assessore chiarisce: «Sono processi che hanno bisogno di un tempo, è impossibile pensare che dall’oggi al domani attività commerciali che prima erano abituate a stare aperte un mese e mezzo, poi di punto in bianco sono aperte 4-5 mesi. Però effettivamente il cambio c’è, un cambio di passo c’è stato e ha bisogno del suo tempo».

In altre parole, si sta andando verso una nuova mentalità, che guarda a un turismo più destagionalizzato e meno legato al calendario scolastico o alle ferie di massa. Ma per consolidare questa evoluzione serve continuità, regole rispettate e una collaborazione più stretta tra amministrazione e operatori. Il tema centrale resta quello delle ordinanze balneari. I documenti regionali parlano chiaro: gli stabilimenti hanno l’obbligo di restare attivi fino a settembre inoltrato. Il mancato rispetto comporterebbe, in teoria, sanzioni. Tuttavia, nella pratica, i controlli non sempre sono stringenti e molti gestori si sentono liberi di chiudere in anticipo. Questo apre una questione più ampia: quanto le regole vengono fatte rispettare? E quanto, invece, prevale una tolleranza che rischia di depotenziare gli stessi provvedimenti pensati per dare continuità alla stagione turistica?

Il confronto con altre località

Se si guarda ad altre aree costiere italiane, la differenza appare evidente. In Romagna, in Campania o in Puglia, è normale trovare lidi aperti fino a ottobre, complice anche un turismo straniero che si concentra soprattutto nei mesi di spalla. La Calabria, in questo senso, appare indietro, nonostante abbia tutte le carte in regola per allungare la propria stagione.

La chiusura anticipata non solo limita l’offerta, ma trasmette un’immagine di poca organizzazione e scarsa attrattività. Per una città che ambisce a diventare punto di riferimento turistico, il segnale non è dei migliori. La vera sfida del turismo moderno è la destagionalizzazione. Non si tratta soltanto di tenere aperti i lidi, ma di costruire un’offerta che sappia attrarre visitatori anche fuori dai canonici mesi estivi. Eventi culturali, sportivi, enogastronomici, iniziative legate alla natura e al territorio possono dare senso a un settembre o un ottobre ancora baciati dal sole. Gli stabilimenti balneari sono un tassello fondamentale di questo puzzle. Senza di loro, diventa difficile immaginare un turismo di lungo respiro.