Export, il Sud arretra ma non la Calabria (che segna un +2%): a trainare è l’agroalimentare
Esame dei dati Istat relativi al primo trimestre del 2025. L’Italia viaggia a +3,2%, ma per il Mezzogiorno si registra una battuta d’arresto (-2,2). Incrementi notevoli per Friuli, Lazio e Toscana
Battuta d’arresto per l’export del Sud Italia, ma la Calabria cresce. Gli ultimi dati Istat relativi al primo trimestre 2025 segnano un arretramento del 2,2% in valore per il Mezzogiorno, rispetto allo stesso periodo del 2024. Il dato italiano è confortante, con un significativo +3,2% trainato dalle regioni del Centro (+7,9) e del Nord Est (+1,6). Vanno male le Isole (Sardegna e Sicilia), con un forte calo pari al -9,7%.
Tra le realtà meridionali hanno un segno positivo soltanto la Calabria (+2,1) e l’Abruzzo (+0,9), mentre si segnalalo forti contrazioni delle esportazioni per Basilicata (-10,4%), Campania (-9,7%) e Puglia (-8,4%). Guidano la graduatoria nazionale degli incrementi in valore il Friuli Venezia Giulia (+26,1%), il Lazio (+16,9), la Toscana (+ 8,2%), l’Umbria (+5,2%). I risultati peggiori sono giunti da Sardegna (-16,8%) e Marche (-11,6%).
In valore assoluto la Calabria ha esportato, sempre nel trimestre gennaio-marzo 2025, 249 milioni di euro che rappresentano solo lo 0,2% del totale nazionale (c’è ancora tanto da lavorare!). Regine dell’export italiano rimangono la Lombardia, con il suo 25,4% (un quarto del Paese), l’Emilia Romagna (12,9%), il Veneto (12,3), la Toscana (10,2%). Queste quattro regioni hanno garantito all’Italia, sommate assieme, oltre il sessanta percento (60,8) dei 160 miliardi di esportazioni complessive nei primi tre mesi dell’anno. Tutto il Sud Italia, isole escluse, ha esportato il 7,1% del valore nazionale. Potrebbe apparire strano causa la congiuntura geopolitica, ma l’esportazione di merci italiane verso gli Stati Uniti è aumentata dell’11,8%, mentre è diminuita dell’11,2 in riferimento alla Cina.
L’incremento significativo della Calabria è da attribuire ai prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca (+18,2%) ed ai prodotti alimentari e bevande (+14%). Questi ultimi due comparti, a fronte di un già menzionato e modesto 0,2% di valore complessivo delle esportazioni calabresi rispetto all’intero Belpaese, sono le più rappresentative del paniere con lo 0,7% su base nazionale. Solo i prodotti chimici, con lo 0,5%, hanno un peso paragonabile. Tutti gli altri settori elencati dall’Istat viaggiano tra lo 0,3% (tessile) e lo 0,1 (legno e carta; articoli in gomma e materie plastiche; prodotti in metallo; computer e apparecchi elettronici; energia elettrica e gas; autoveicoli; abbigliamento).
Tirando le somme, è il mondo dell’agroalimentare in Calabria che ha innestato stabilmente la marcia della crescita e traina le esportazioni a doppia cifra. Si tenga presente che non si stanno considerando incrementi percentuali anche notevoli rispetto ad àmbiti che rappresentano meno dello 0,1% del totale nazionale esportato: ad esempio gli articoli in pelle che hanno maturato un balzo del 704,6%, o i farmaceutici con un +238,5%. Occorrerà valutare se queste performance si ripeteranno anche nei prossimi trimestri, tanto da diventare altamente significative.
Il trend entusiasmante dell’agroalimentare calabrese è peraltro in piena sintonia con quello nazionale: +8,1% per i prodotti dell’agricoltura, della silvicoltura e della pesca, e +5,6% per prodotti alimentari e bevande. Il cibo Made in Italy, legato ai concetti fondamentali di Dieta Mediterranea e qualità, continua a suscitare interesse nel mondo intero. Un suggerimento: concentrarsi sulle vere eccellenze e comunicarle bene, per mettere in risalto l'unicità e la distintività di specialità generate da una terra antica e ricca di culture identitarie,