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15/07/2025 ore 06.30
Economia e lavoro

I dazi Usa minacciano anche l'export calabrese, a rischio posti di lavoro e milioni di euro: Catanzaro la provincia più colpita

Lo scontro in atto tra Stati Uniti ed Europa potrebbe avere ripercussioni serie ed irreparabili sulle aziende che hanno internazionalizzato investendo nei mercati del Nord America e non solo. Tutti i numeri

di P.E.

La guerra dei dazi Usa preoccupa le imprese calabresi. Da due anni a questa parte l’incremento complessivo delle esportazioni, che vale 965 milioni di euro, ha fatto segnare incrementi percentuali annui a due cifre.

Il trend positivo va avanti dal 2021, quando il commercio con l’estero ha fatto segnare + 9,4% di scambi. Nel 2022 il rendimento ha superato il 14% e nel 2023 l’aumento di vendite al di fuori dei confini nazionali ha fatto segnare + 19%. Nel 2024 la Calabria, trascinata dagli scambi record delle province di Crotone (+162%) e Reggio Calabria (+28%), ha raggiunto la quota più alta di sempre, + 20,9%. Aumenti pari ad oltre 175 milioni di euro all’anno, di fatturato complessivo per le aziende, solo nell’ultimo biennio.

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I primi mesi del 2025 hanno confermato la tendenza verso l’alto ma lo scontro in atto tra Stati Uniti ed Europa potrebbe avere ripercussioni serie ed irreparabili sulle imprese calabresi che hanno internazionalizzato investendo nei mercati del Nord America e non solo.

Gli Usa sono infatti uno snodo importante per raggiungere anche altri Paesi. La diversificazione economica di area geografica e di settore di interesse non è semplice e non è scontata perché negli anni, soprattutto i principali esportatori calabresi, hanno concentrato le proprie attività investendo in un’unica direzione tutta la propria capacità produttiva.

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Ora le nuove politiche commerciali Usa mettono a forte rischio i contratti già sottoscritti rendendo volatili gli accordi di fornitura. Nel 2024 le esportazioni negli Stati Uniti sono aumentate dell’1,5%. Nel triennio 2022-24, il mercato statunitense ha rappresentato circa un decimo del totale delle esportazioni regionali, un valore in linea con quello nazionale.

Prodotti chimici ed alimentari i settori di interesse per gli importatori Usa che comprano in Calabria. Il primo vale il 14% delle vendite del comparto all’estero, il secondo l’11%. La Confederazione italiana agricoltori a marzo aveva espresso grande preoccupazione sugli effetti della guerra commerciale sull’export di settore calabrese. Tra le province italiane più esposte vi è Catanzaro, dove il 42% della produzione agroalimentare è destinato al mercato americano. I principali prodotti colpiti, aveva indicato la Cia, sono ortofrutta lavorata, marmellate e conserve di pomodoro.

Il costo dei dazi

L'effetto moltiplicatore dei dazi sulle importazioni potrebbe portare alla riduzione della domanda a causa dell’aumento dei prezzi. I costi della filiera potrebbero diventare insostenibili rendendo inaccessibili i prodotti sia agli importatori sia ai consumatori. Tutto questo potrebbe avere un impatto immediato sulla produzione e causare la drastica diminuzione dei fatturati, sia delle imprese esportatrici sia delle imprese importatrici, e la perdita di posti di lavoro. L'aumento dei prezzi dei beni importati potrebbe far crescere l'inflazione, riducendo il potere d'acquisto dei consumatori e diminuendo la crescita economica. Nella guerra commerciale USA-UE le imprese calabresi potrebbero perdere tra i 15 ed i 30 milioni di euro.

L’export calabrese

Nel 2024 le esportazioni hanno portato nelle casse delle imprese della regione 965 milioni di euro. Le aziende che hanno effettuato almeno una transazione commerciale con l’estero sono state 1.244. Il rapporto tra le esportazioni ed il PIL regionale è pari al 2,3% (fonte: elaborazione SACE su dati Istat). Il saldo commerciale (cioè la differenza tra il valore delle esportazioni e quello delle importazioni in un dato periodo) in rapporto al PIL della regione è -0,6%.

La Calabria importa dall’estero più di quanto venda in altri Paesi. Secondo i dati dell’Agenzia delle Dogane relativi al 2023 le prime 10 aziende esportatrici della regione detengono quasi il 50% delle vendite complessive. Il 75% degli esportatori della regione ha un volume di vendite all’estero molto contenuto e solo un terzo di questi, che non commercializza oltre confine in maniera stabile e strutturata, supera i 100 mila euro di fatturato.

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La provincia calabrese con la maggiore vocazione all’export è Reggio Calabria con il 56% dei beni commercializzati per un valore di 541,31 milioni. Seguono distanziate di molto le province di Cosenza (167,62 milioni) e Catanzaro (149,83 milioni) entrambe con il 16% di scambi e Crotone con l’8% (73,99 milioni). Ultima Vibo Valentia con il 4% e scambi commerciali con l’estero per un valore di 42,26 milioni. (fonte: SACE)

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I prodotti più richiesti

Il 38% delle esportazioni riguarda i prodotti alimentari e le bevande (365,55 milioni); il 29% i prodotti chimici (281,36 milioni); l’11% legno, carta e stampa, farmaceutica, gomma e plastica, apparecchi elettrici, apparecchi elettronici e altra manifattura (109,37 milioni); l’8% i prodotti agricoli (72,99 milioni); il 6% i prodotti in metallo (54,19 milioni); il 4% meccanica strumentale (43,22 milioni); il 4% tessile e abbigliamento (38,33 milioni). (fonte: SACE)

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Le principali destinazioni

Il 51% dell’export calabrese è rivolto ai Paesi extra europei. Le principali destinazioni extra Ue per export regionale sono Stati Uniti (8,68%), Svizzera (4,74%) e Regno Unito (4,38%). Le principali destinazioni Ue sono Germania (9,12%), Francia (8,54%) e Polonia (6,67%). (fonte: SACE)

Le previsioni per il 2025

L’Istat conferma nei primi tre mesi dell’anno il trend di crescita dei commerci, in linea con quello degli anni precedenti, pur avendo rilevato una diminuzione dell’export dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Attività manifatturiera ed agroalimentare guideranno i rendimenti della bilancia commerciale calabrese. Per il Centro studi delle Camere di commercio “Guglielmo Tagliacarne” nel 2025 potrebbe confermarsi e rafforzarsi la performance del settore della lavorazione e vendita all’estero di prodotti chimici come colle industriali, oli essenziali, profumi e aromi, inchiostri, adesivi, coloranti e pigmenti che nel 2024 era cresciuto del 25,3%, raggiungendo i 187 milioni di euro di guadagni.