I Dazi Usa sono ancora una minaccia per la Calabria, il prof Marino: «Grossi rischi per l’export di olio, salumi e formaggi»
Per il docente di Politica Economica dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria la guerra economica potrebbe colpire soprattutto il settore agroalimentare: «Trump forse ha trascurato le reazioni interne alla sua politica aggressiva»
Trump, solo Trump. Ormai non si parla d’altro. Il Presidente americano, instabile nelle sue scelte, spesso contraddittorie, si sta ponendo sulla scena mondiale con una aggressività che non ha precedenti nella storia degli Stati Uniti. Creando scompiglio da una parte all’altra del pianeta, per le sue scelte economiche che a molti appaiono una follia, e dalle conseguenze catastrofiche per l’economia mondiale. Ne parliamo con il Prof. Domenico Marino, docente di Politica Economica presso l'Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Perché Trump ha adottato un atteggiamento così aggressivo?
«Donald Trump ha adottato una politica commerciale aggressiva con l'intento dichiarato di proteggere l'industria americana e ridurre il deficit commerciale. Tuttavia, molti analisti ritengono che questa strategia sia stata più dettata da motivazioni politiche e ideologiche che da una valutazione accurata delle conseguenze economiche. L'imposizione di dazi su larga scala ha innescato tensioni internazionali e ha portato a una guerra commerciale che minaccia la stabilità economica globale. Le misure protezionistiche hanno aumentato i costi per le imprese americane, ridotto la competitività e provocato ritorsioni da parte dei partner commerciali. L'incertezza generata da queste politiche ha frenato gli investimenti e minato la fiducia dei consumatori. L'approccio aggressivo di Trump sembra aver trascurato le complesse interconnessioni dell'economia globale, con il rischio di compromettere la crescita economica e la posizione degli Stati Uniti nel commercio internazionale».
Possibile che non avesse previsto tutto o è stato tutto calcolato?
«È improbabile che Trump non fosse consapevole delle potenziali ripercussioni delle sue politiche commerciali. Tuttavia, sembra che abbia agito come un "apprendista stregone", sottovalutando la complessità delle dinamiche economiche globali e le possibili reazioni dei partner commerciali. Le sue decisioni hanno portato a un aumento dell'inflazione e a una diminuzione della crescita economica, creando le condizioni per una possibile stagflazione. La stagflazione è una situazione economica caratterizzata da alta inflazione e stagnazione economica, una combinazione particolarmente difficile da gestire per le politiche monetarie tradizionali. L'imprevedibilità delle politiche tariffarie ha generato incertezza nei mercati, scoraggiando gli investimenti e minando la fiducia degli operatori economici. Le azioni di Trump sembrano essere state guidate più da considerazioni politiche che da un'analisi approfondita delle conseguenze economiche, con il rischio di compromettere la stabilità finanziaria e la crescita a lungo termine».
Possibile che non avesse calcolato reazioni interne anche dal suo stesso ambiente politico?
«Trump ha probabilmente sottovalutato l'opposizione interna alle sue politiche commerciali. Figure influenti come Elon Musk hanno espresso pubblicamente il loro disaccordo, evidenziando come i dazi danneggino le imprese americane e aumentino i costi per i consumatori. Anche all'interno della sua amministrazione ci sono state voci critiche, ma spesso ignorate. Questa mancanza di ascolto ha portato a una crescente frustrazione tra i suoi sostenitori e ha sollevato dubbi sulla sostenibilità delle sue politiche. Le politiche tariffarie hanno generato incertezza nei mercati, influenzando negativamente gli investimenti e la fiducia dei consumatori. L'approccio di Trump sembra aver trascurato le dinamiche interne e le possibili reazioni negative, compromettendo la coesione politica e la stabilità economica».
All’Europa conviene essere falco o colomba secondo il prof. Marino?
«Un approccio troppo conciliante potrebbe essere interpretato come debolezza, incentivando ulteriori pressioni commerciali. Al contrario, una risposta ferma e decisa potrebbe costringere gli Stati Uniti a riconsiderare le loro posizioni e a negoziare accordi più equi. Tuttavia, è fondamentale che l'Europa mantenga l'unità tra i suoi membri per affrontare efficacemente queste sfide. L'adozione di misure strategiche e mirate, come l'imposizione di dazi su prodotti simbolici, potrebbe rafforzare la posizione negoziale dell'UE. Un atteggiamento deciso e coeso potrebbe essere la chiave per proteggere gli interessi europei e promuovere un commercio internazionale più equo».
Dove porterà tutto questo scenario di guerra commerciale?
«La guerra commerciale innescata dalle politiche di Trump rischia di portare a una spirale di ritorsioni tariffarie, aumentando l'incertezza economica globale. Le imprese potrebbero ridurre gli investimenti, i consumatori affrontare prezzi più alti e la crescita economica rallentare. In uno scenario peggiore, si potrebbe verificare una stagflazione, con alta inflazione e stagnazione economica, una combinazione difficile da gestire per le politiche economiche tradizionali. Le tensioni commerciali potrebbero anche minare la fiducia nei mercati finanziari, portando a una maggiore volatilità e a potenziali crisi economiche. La frammentazione delle catene di approvvigionamento globali potrebbe compromettere la produttività e l'efficienza, con effetti negativi sul benessere generale. In sintesi, la prosecuzione di una guerra commerciale potrebbe avere conseguenze gravi e durature per l'economia globale, rendendo urgente la ricerca di soluzioni diplomatiche e cooperative».
Le conseguenze per la Calabria?
«L'introduzione dei dazi statunitensi rappresenta una minaccia significativa per l'economia calabrese, in particolare per il settore agroalimentare, che costituisce una parte rilevante dell'export regionale. La Calabria, con un'economia già fragile e dipendente da settori come l'agricoltura e il turismo, potrebbe risentire significativamente delle tensioni commerciali globali. L'aumento dei costi di importazione potrebbe colpire le imprese locali, mentre la diminuzione della domanda estera potrebbe ridurre le esportazioni regionali. Inoltre, l'incertezza economica potrebbe scoraggiare gli investimenti nella regione, aggravando problemi strutturali come la disoccupazione e la fuga di giovani talenti».
Quali sono i nostri prodotti che rischiano di più?
«I prodotti più a rischio includono eccellenze locali come l'olio extravergine d'oliva, i salumi tradizionali e i formaggi tipici, che potrebbero perdere competitività a causa dell'aumento dei prezzi derivante dai dazi. Questo scenario minaccia non solo le esportazioni, ma anche l'intera filiera produttiva, composta da agricoltori, trasformatori e piccole imprese, con potenziali ripercussioni sull'occupazione e sull'economia locale. Per mitigare gli effetti negativi, le imprese calabresi dovrebbero cercare di diversificare i mercati di sbocco, puntando su nuove rotte commerciali verso il Medio Oriente e l'Asia. Tuttavia, la sostituzione del mercato statunitense non è immediata e richiede investimenti in promozione e adattamento alle esigenze dei nuovi mercati. In questo contesto, è fondamentale che le istituzioni locali e nazionali supportino le imprese attraverso politiche di sostegno, promozione del Made in Calabria e facilitazione dell'accesso a nuovi mercati, per preservare l'identità culturale e la vitalità economica della regione».