Il vino italiano (e quello calabrese) nel 2024: dai 659 milioni di bottiglie del Prosecco Doc ai 3,41 del Cirò Doc
I dati emersi dal Rapporto Valoritalia. Il futuro del comparto nella nostra regione si gioca tutto, considerate le piccole quantità disponibili, nel rapporto sempre più solido, forte, strategico con i territori di provenienza
L’Italia del vino può vantare 77 Docg, 330 Doc e 119 Igt (si tenga presente, nel valutare le somme, che 15 Dop e 5 Igp si estendono su più regioni). Una proposta enorme e altamente diversificata per i mercati mondiali. Il punto è stato proposto dall’ultimo Rapporto annuale di Valoritalia, società leader a livello nazionale, autorizzata dal Ministero dell’Agricoltura per il controllo e la certificazione dei vini a Indicazione Geografica.
La Calabria vanta, in totale, 19 IG , tra 9 Doc (il 2,7% del totale italiano) e 10 Igt (l’8,4% del totale nazionale). A breve dovrebbe giungere a conclusione l’iter di riconoscimento della prima storica Docg per il Cirò. Qualche precisazione preliminare per i non addetti ai lavori. Fino al 2008 in Italia, con riconoscimento Ue, i vini erano classificati come Docg (Denominazione di origine controllata e garantita), Doc (Denominazione di origine controllata), Igt (Indicazione geografica tipica).
Dal 2008, invece, l’Unione europea ha uniformato il sistema vitivinicolo, introducendo anche per i vini le denominazioni di Dop (Denominazione di origine protetta, comprendente le vecchie Docg e Doc) e Igp (Indicazione geografica protetta, le vecchie Igt). Possono essere commercializzati anche vini generici indicanti l’annata e il vitigno. Sul sito ufficiale della Commissione europea si legge che i prodotti Dop «sono quelli che hanno i legami più forti con il luogo dal quale provengono», in quanto «ogni parte del processo di produzione, trasformazione e preparazione deve avvenire nella regione specifica. Per i vini ciò significa che le uve devono provenire esclusivamente dalla zona geografica in cui il vino è prodotto». Per la maggior parte delle Igp, invece, «nella regione deve aver luogo almeno una delle fasi di produzione, lavorazione o preparazione. Per i vini ciò significa che almeno l'85% dell'uva utilizzata deve provenire esclusivamente dalla zona geografica in cui il vino è effettivamente prodotto».
Per le imprese vitivinicole italiane è prioritaria la vendita del vino in cantina: lo studioValoritalia certifica una buona parte delle Ig italiane: 48 Docg su 77; 136 Doc su 330; 35 Igt su 119 (nella sola Calabria 6 Doc e 3 Igt). Nel complesso Valoritalia nel 2024 ha certificato quasi 19 milioni di ettolitri di vini Dop e Igp prodotti a livello nazionale, rispetto al totale di circa 35 milioni (il 53%): un valore pari a oltre 2 miliardi di bottiglie per oltre 88mila produttori. Qualche altro dato ci dà l’idea di che cosa significhi il mondo del vino in Italia.
Prendendo come anno di riferimento sempre il 2024, dei quasi 19 milioni di ettolitri di vini Dop e Igp certificati da Valoritalia (esattamente 18.736.141), circa 13 milioni (12.886.082) sono stati generati dal Nord Est del Paese, quasi 4 milioni (3.887.076) dal Nord Ovest, e appena centomila (100.132) dal Sud. Se si guarda alle bottiglie da 0,75 litri, la realtà emersa è questa: Nord Est un miliardo e mezzo (1.517.402.013); Nord Ovest 350 milioni (357.804.411); Sud quasi 11 milioni (10.751.081). Sebbene il calcolo non tenga conto delle IG campane e abruzzesi, e di molte di quelle pugliesi, non certificate da Valoritalia, i numeri rimangono comunque significativi. Si passa dal miliardo e mezzo di bottiglie del Nord Est (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trentino) a poco meno di 11 milioni per il Sud. In questo contesto per il solo Prosecco Doc nel 2024 Valoritalia ha certificato oltre 650 milioni di bottiglie (659.789.755), accanto ai 227 milioni del Delle Venezie Doc (227.608.601). La denominazione Prosecco Doc, che si riferisce a vini spumanti e frizzanti prodotti con metodo Charmat in autoclave, ricomprende parte del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, e basa prevalentemente sul vitigno semiaromatico Glera. La Doc delle Venezie, invece, valorizza il pinot grigio nel Triveneto, tra vini fermi, frizzanti e spumanti (metodo Charmat).
Solo altre due denominazioni, Veneto Igt ed Emilia Igt, hanno superato i cento milioni di bottiglie: rispettivamente 153.458.331 e 119.216.777. Poco sotto i cento milioni di bottiglie Valoritalia ha censito l’Asti e Moscato d’Asti Docg (90.065.208), il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg (90.065.208), il Rubicone Igt (87.506.533). In buona sostanza le prime 20 denominazioni hanno garantito da sole l’85,99% dell’imbottigliamento 2024 certificato da Valoritalia, pari a 1,74 miliardi di bottiglie da 0,75 litri. Prendendo in considerazione le prime venti denominazioni curate da Valoritalia nel 2024, la classifica per numero di bottiglie non contempla nessuna DO meridionale.
Il Prosecco Doc, come detto, con 659 milioni di bottiglie da solo ha pesato il 32,67% sul totale delle Denominazioni di origine certificate da Valoritalia nel 2024; il Delle Venezie Doc l’11,27% (quasi 228 milioni di bottiglie), il Veneto Igt il 7,60% (oltre 150 milioni di bottiglie). A seguire, tra la quarta e la ventesima, si passa dal 5,90% (Emilia Igt) allo 0,61% della Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc (poco più di 12 milioni di bottiglie, esattamente 12.311.908). Il Barolo Docg ha significato quasi 14 milioni di bottiglie (0,68%), il Franciacorta Docg (spumante prodotto con metodo classico) oltre 20 milioni di bottiglie (1,00%), il Chianti Classico Docg oltre 25 milioni di bottiglie (1,27%), Il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg oltre 90 milioni (4,46%).
Veniamo ora alle cifre sulla Calabria che disegnano un quadro oggettivamente di “nicchia”, per quanto dal grande potenziale: nel 2024, sempre secondo dati ufficiali di Valoritalia, il Bivongi Doc ha imbottigliato 56.073 bottiglie da 0,75 litri (calo del 28% rispetto al 2023); il Cirò Doc ha imbottigliato 3.407.891 bottiglie (calo dell’1% rispetto al 2023); il Lamezia Doc 38.877 bottiglie (-41% rispetto al 2023); il Melissa Doc 81.041 bottiglie (aumento del 6% rispetto al 2023); il Sant’Anna di Isola di Capo Rizzuto Doc appena 1.380 bottiglie (-66% sul 2023); il Savuto Doc 22.599 bottiglie (calo del 30% sul 2023). Passando all’Igt, Valoritalia ha certificato, sempre nel 2024, 4,24 milioni di bottiglie Calabria Igt (4.240.371), con un calo del 17% rispetto all’anno precedente. Gli operatori che hanno utilizzato la denominazione Calabria Igt nell’anno (tra viticultori, vinificatori e imbottigliatori) sono stati 333. Per il Cirò Doc gli operatori totali sono stati 222, così suddivisi: 115 viticultori; 52 vinificatori; 47 imbottigliatori.
Il valore del vino certificato da Valoritalia nel 2024 ha maturato 4,38 miliardi di euro per il Veneto, 1,41 miliardi per il Piemonte, 884 milioni per la Lombardia, 831 milioni per l’Emilia Romagna, 820 milioni per le Marche, e appena 52 milioni per la Calabria. Pertanto, la sola Bonarda dell’Oltrepò Pavese Doc con 12,31 milioni di bottiglie generate nel 2024, e certificate da Valoritalia, ha pesato ben quattro volte il Cirò Doc con i suoi 3,41 milioni di bottiglie.
Il futuro del vino calabrese, come si sottolineerà anche a Vinitaly Sibari edizione 2025 da qui a qualche giorno, può giocare una partita decisiva nel rapporto sempre più solido, forte, strategico con i territori di provenienza, in una logica di complessiva valorizzazione e promozione di contesti straordinari sotto il profilo naturalistico, paesaggistico, storico-identitario, culturale, archeologico, antropico.
Ecco perché gli sforzi “endogeni” dovranno continuare, più di quelli “esogeni”, ad essere premiati e sostenuti, al fine di supportare una qualità che può e deve essere prevalentemente consumata e assorbita all’interno dei confini regionali!