Sezioni
Edizioni locali
08/11/2025 ore 19.04
Economia e lavoro

In Calabria più pensionati che lavoratori e oltre il 70% degli assunti nelle piccole e medie imprese ha più di 55 anni

Le aziende non assumono e non c’è ricambio. Gli assegni di vecchiaia ed assistenziali contribuiscono a tenere in piedi l’economia regionale

di Redazione Economia

Via dal lavoro per raggiunti limiti d’età. Non c’è il ricambio, le aziende non assumono e in Calabria ci sono più pensionati che occupati. Gli assegni di vecchiaia, quelli assistenziali ed ai superstiti, di invalidità o di indennità contribuiscono a tenere in piedi l’economia regionale. Crisi demografica, mancanza di lavoro, difficoltà o bassa propensione delle aziende ad assumere nuovo personale e avanzamento dell’età sono le cause di un fenomeno diffuso soprattutto al Sud e nelle Isole.

Nel 2024 nelle regioni del Mezzogiorno sono state pagate 7,3 milioni di pensioni a fronte di 6,4 milioni di lavoratori. In Calabria sono state erogate 772.455 pensioni a fronte di 541.355 occupati: un saldo negativo di 231.100 unità. Numeri di poco inferiori alla Puglia dove il disallineamento risulta più marcato e dove il saldo negativo è pari a 231.700 unità. In questa regione, però, i pensionati sono 1.535.677 e i lavoratori sono 1.303.971. La Lombardia (+803.180), il Veneto (+395.338) e il Lazio (+377.868) sono le prime tre regioni per numero di occupati superiore ai pensionati. Lo dice l’ultimo report del Centro studi della Cgia di Mestre. La provincia con la maggiore differenza tra pensionati e occupati è Lecce (-90.306). Seguono Reggio Calabria (-86.977), Cosenza (-80.430), Taranto (-77.958) e Messina (-77.002). Per quanto riguarda le altre province calabresi Crotone ha un saldo negativo di 16.488 unità, Vibo Valentia di 18.169 unità e Catanzaro di 29.036 unità. Al Sud gli assegni assistenziali e di invalidità pesano più delle pensioni anticipate e di vecchiaia.

Nelle piccole e medie imprese il 70% dei dipendenti ha un'età superiore ai 55 anni[Missing Credit]

Secondo la Cgia da qui al 2029 tre milioni di persone lasceranno il lavoro con un aggravio di spesa sui trattamenti pensionistici e con limitate possibilità di integrazione dai contributi da lavoro che continueranno ad essere inferiori di numero.

In Calabria nei prossimi 4 anni andranno in pensione 75.400 persone, 27.600 delle quali (il 36,6%) nel settore privato. Altro limite evidenziato dalla Cgia al Sud è l’età media dei lavoratori nel settore privato. In Calabria il 70% degli assunti nelle piccole e medie imprese ha più di 55 anni di età ma la regione con l’indice di anzianità più elevato è la Basilicata con l’82,7. Con le pensioni non si crea valore aggiunto e i numeri degli stipendiati non reggono la spesa regionale, ecco perché il Pil calabrese è il più basso d’Italia.