In Calabria una famiglia su tre rinuncia alle cure: liste d’attesa infinite e costi insostenibili per 10mila cittadini
Il rapporto del Banco Farmaceutico registra un forte aumento della povertà sanitaria nella regione: 9.827 persone assistite non ce la fanno, un aumento del 36% in un anno
Problemi economici e lunghe liste d’attesa, il 28% delle famiglie limita o rinuncia del tutto alle cure. In Calabria cresce la povertà sanitaria e quest’anno le associazioni convenzionate con il Banco Farmaceutico hanno fornito assistenza a 9.827 persone in condizioni di difficoltà. Lo scorso anno erano 7.219, l’aumento è stato del 36,1%. Quasi un terzo delle persone aiutate dal Banco Farmaceutico sono minori ed oltre il 20% sono anziani. Nel 44% dei casi, chi non può pagare per farmaci e visite specialistiche presenta patologie croniche, malattie che richiedono cioè controlli e cure costanti. La condizione di povertà costringe a fare delle scelte e delle rinunce. Chi si trova in difficoltà decide quali siano le spese prioritarie a cui non sia possibile rinunciare, riducendo e tagliando tutte le altre ed oggi il 28% delle famiglie calabresi ha deciso di rinunciare alle cure. È quanto emerge dal 12/mo Rapporto sulla Povertà Sanitaria di Banco Farmaceutico presentato all'Aifa.
La spesa sanitaria e farmaceutica
La spesa mensile pro capite per la salute delle famiglie povere è pari a 10 euro, contro i 66 euro delle famiglie che non si trovano in condizioni di difficoltà mentre la spesa mensile per i soli farmaci è di 6 euro contro i 27 euro delle famiglie non povere. Le prime spendono circa 500 euro all’anno per la salute, le seconde spendono 1.550 euro. Nel complesso nelle famiglie povere la spesa per farmaci rappresenta una quota molto più alta della spesa sanitaria, il 58% contro il 39% delle famiglie non povere. Si preferisce la cura temporanea e di breve durata rispetto alla continuità nel monitoraggio delle malattie sia acute che croniche. Le rinunce riguardano soprattutto le visite specialistiche e gli esami diagnostici, con potenziali effetti negativi sulla salute a lungo termine e, come evidenzia il rapporto del Banco Farmaceutico, con il rischio di aumento della cronicizzazione delle patologie.
La richiesta di sanità pubblica
L’esenzione dal ticket per alcune categorie, cui si aggiungono altre esenzioni per patologia salvano parte della propensione alle cure delle famiglie povere: cliniche private e prestazioni a pagamento sono off limits. Per chi si trova in condizioni di difficoltà l’accesso ai servizi offerti dalla sanità pubblica e tutti quelli convenzionati risultano dunque prioritari. Il rapporto del Banco Farmaceutico dice che il 15,6% delle famiglie povere fa ricorso ai servizi ambulatoriali per la prevenzione contro il 14,4% delle famiglie non povere. Lo stesso discorso vale per i servizi ambulatoriali di assistenza a lungo termine, per le cure riabilitative e per dispositivi e ausili sanitari. Le lunghe liste d’attesa, laddove sia impossibile curarsi a pagamento, aggravano la situazione, convincendo più facilmente a rinunciare alle cure.
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