In Italia stipendi fermi da trent’anni: ceto medio in frantumi e giovani in fuga (anche dal Nord)
Nel resto d’Europa i salari reali sono aumentati in modo significativo negli ultimi tre decenni, solo il Belpaese è rimasto al palo e vede ora crescere i cosiddetti nuovi poveri
Milioni di famiglie italiane oggi faticano ad arrivare a fine mese. Gli stipendi non bastano più, i risparmi si assottigliano, il ceto medio – storicamente la spina dorsale del Paese – si sta disgregando. Crescono i cosiddetti “nuovi poveri”: lavoratori dipendenti che, pur avendo un impiego stabile, non riescono a coprire le spese essenziali. È la fotografia di un’Italia che si scopre fragile, dove la quotidianità è segnata da supermercati sempre più cari, bollette insostenibili, giovani coppie che rinunciano ad avere figli perché economicamente impossibilitate.
La causa principale è chiara: gli stipendi. In tutta Europa i salari reali sono aumentati in modo significativo negli ultimi trent’anni. Dal 1994 al 2024 la crescita è stata travolgente: +290% in Lituania, +245% in Lettonia, +236% in Estonia, oltre il 100% in Polonia, Slovacchia e Romania. Anche i Paesi più forti hanno registrato incrementi: +24% in Germania, +28% in Francia, +21% in Spagna, e nei Paesi nordici aumenti superiori al 60%.
E l’Italia? Solo +0,48% in trent’anni. Una cifra che non è solo un’anomalia statistica, ma una vera e propria condanna. Stipendi immobili equivalgono a un potere d’acquisto in caduta libera e a famiglie schiacciate dal caro vita.
Giovani in fuga, ceto medio in frantumi
La conseguenza più drammatica è la fuga dei giovani. Non solo dal Sud, ma sempre più anche dal Nord, i ragazzi cercano fortuna in Germania, Francia, Svizzera o Austria, dove lo stesso lavoro viene pagato quasi il doppio. L’Italia forma competenze e talenti, ma altri Paesi ne raccolgono i frutti. Il Sud arretra paurosamente, ma ora anche il Nord trema di fronte all’esodo silenzioso delle nuove generazioni.
Intanto il ceto medio si dissolve, colpito dalla stagnazione salariale e dal caro vita. La forbice sociale si allarga: i ricchi consolidano rendite e patrimoni, i lavoratori vedono il loro potere d’acquisto erodersi giorno dopo giorno. Milioni di famiglie scivolano nella povertà, minando le fondamenta stesse della società italiana.
La vera emergenza nazionale
L’Italia non può più permettersi di ignorare il problema. Senza salari dignitosi non c’è crescita, non c’è futuro, non c’è democrazia che tenga. Continuare a eludere la questione significa condannare un Paese all’impoverimento strutturale. La vera emergenza nazionale è questa: restituire valore al lavoro, ridare respiro alle famiglie, fermare un declino che rischia di cancellare il futuro stesso della nostra comunità.