La vera invasione: la Cina che ci mangia il mercato (mentre noi ce la prendiamo coi migranti)
Il Paese orientale controlla più del 40% del mercato europeo della moda. In Calabria operano circa 500 imprese. Fondamentale è il rispetto delle regole, dei diritti dei lavoratori, la sicurezza dei prodotti
C’è un nemico silenzioso che da decenni erode la nostra economia e le nostre imprese. Non arriva sui barconi, ma dentro i container. Si chiama Cina.
Claudio Sburlati, vicepresidente di Confindustria Moda, lo sintetizza così in un’intervista di Luca Arnaù su LaC News24: «L’invasione dei prodotti cinesi sta distruggendo il nostro mercato».
I numeri sono impressionanti. Nel 2024 le importazioni cinesi nel settore tessile e abbigliamento sono aumentate del +28%, mentre le esportazioni italiane sono calate del -6%. La Cina controlla oggi oltre il 40% del mercato europeo della moda, con prezzi fino al 70% inferiori ai nostri, grazie a salari bassissimi, scarsi controlli ambientali e un dumping ignorato dall’Europa in nome del libero commercio.
«Moda italiana sotto attacco». Sburlati (Confindustria Moda): «L’invasione dei prodotti cinesi sta distruggendo il nostro mercato»Il risultato è devastante: distretti storici come Prato, Biella e il Veneto calzaturiero si stanno svuotando. Centinaia di piccole imprese chiudono o diventano subfornitori di marchi esteri. E mentre le istituzioni restano in silenzio, il Made in Italy perde terreno.
Anche nel Sud, e in particolare in Calabria, la presenza cinese è crescente. Nel 2024 i cittadini cinesi residenti in Calabria erano 2.649, concentrati soprattutto a Cosenza (927), Catanzaro (711) e Reggio Calabria (609). Operano circa 500 imprese, principalmente nel commercio e nella piccola distribuzione.
Un dossier della Guardia di Finanza parla di attività “apri e chiudi”, talvolta legate a concorrenza sleale o elusione fiscale. Al tempo stesso, nel 2024 è nata l’Associazione degli imprenditori cinesi di Zhejiang in Calabria, con oltre 300 membri, e lo stesso anno è stato firmato un protocollo d’intesa con Confimea Imprese Calabria per promuovere sinergie economiche tra aziende locali e investitori cinesi.
La penetrazione cinese beneficia anche del porto di Gioia Tauro, snodo strategico del Mediterraneo, che nel 2024 ha movimentato 3,9 milioni di container (+11% rispetto all’anno precedente), gran parte provenienti da Cina e Estremo Oriente.
Eppure, l’attenzione pubblica resta altrove. L’Italia sembra preoccuparsi più dei giovani africani che sbarcano a Lampedusa per lavorare nei campi sotto 40 gradi, che dell’espansione economica cinese che minaccia il nostro tessuto produttivo. Una forma di razzismo selettivo: il pericolo sembra esistere solo tra i poveri, mai tra i potenti.
La vera invasione non è quella dei migranti in cerca di vita, ma di un sistema economico autoritario che compra, copia e conquista. Se non apriamo gli occhi, presto non sarà solo la moda italiana a essere sotto attacco, ma la nostra attività di impresa e quindi la nostra economia. Ben vengano i cinesi, come tutti gli altri, ma è fondamentale il rispetto delle regole, i diritti dei lavoratori, la sicurezza dei prodotti che vengono realizzati e venduti. Il mercato è uno spazio libero, ma tutti devono poter godere degli stessi diritti e degli stessi doveri.