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22/05/2025 ore 13.38
Economia e lavoro

Lavoratori della sanità privata in piazza, contratto fermo da 13 anni: «Il costo della vita aumenta e lo stipendio diminuisce»

Chiesto un incontro al presidente della Regione. I datori di lavoro chiedono che il costo del rinnovo sia a carico della parte pubblica. Sciopero in tutta Italia per tentare di sbloccare la vertenza

di Luana Costa

È braccio di ferro tra datori di lavoro da un lato e Governo e Regioni dall’altra. Nel mezzo i lavoratori del comparto della sanità privata da anni con il contratto di lavoro bloccato. Aris fermo da sei anni, Aiop da tredici. I datori di lavoro chiedono che siano il Governo o le Regioni a farsi carico dei costi del rinnovo. 

Questa mattina le organizzazioni sindacali – Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl – sono scese in piazza per chiedere di porre fine a questa condizione di stallo. «Non è una situazione sopportabile, sappiamo bene che questi lavoratori e lavoratrici hanno, come tutti gli altri, sopportato un incremento dell’inflazione che ha totalmente eroso i loro salari. Adesso è il momento di rinnovare i contratti» ha chiarito la segretaria Fp Cgil Calabria, Alessandra Baldari. 

La precedente protesta si era svolta lo scorso 23 settembre, i sindacati sono scesi nuovamente in piazza per chiedere un intervento risolutivo alla parte pubblica. Chiesto un incontro al presidente della Regione Calabria. «Un’arma ce l’hanno – ha ribadito Baldari – perché potrebbero subordinare l’attribuzione e il rinnovo degli accreditamenti al rispetto e al rinnovo del contratto nazionale. Li sollecitiamo a prendere una posizione una volta per tutte».

Sciopero in tutta Italia, sono 200mila i lavoratori coinvolti nella vertenza. «Abbiamo un contratto che non è equiparato al pubblico ed è fermo da 13 anni» ha chiarito la lavoratrice della fondazione Casa di Carità di Vibo Valentia. «I costi della vita aumentano e lo stipendio diminuisce invece che aumentare».

Una differenza con il contratto del pubblico di circa 300 euro in busta paga. «Si tratta di un problema di equità sociale, non è giusto che questi lavoratori siano sottopagati. Le strutture lavorano in regime di accreditamento con il servizio pubblico è giusto quindi che ci sia un intervento anche da parte della Regione» ha aggiunto Walter Bloise, segretario Uil Fpl Calabria.