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07/11/2025 ore 06.30
Economia e lavoro

Manovra, ultime audizioni in Parlamento: Bankitalia, Corte dei Conti e Istat bocciano le misure chiave

Dalle commissioni Bilancio riunite pioggia di critiche: la rottamazione penalizza il gettito, la tassa sugli affitti brevi favorisce il nero, il taglio Irpef avvantaggia i più ricchi. Giorgetti: «Legge di Bilancio responsabile»

di Redazione Economia

Ultimo giorno di audizioni davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato riunite in sessione congiunta. Più di 80 gli interventi in aula ieri: sono state sentite Bankitalia, Corte dei Conti e Istat che si sono soffermate su alcuni punti della manovra finanziaria. La legge di Bilancio vale 18,7 miliardi di euro. Le audizioni servono al Governo ed ai partiti per aggiustare il tiro sul quadro economico per il 2026. Dal 24 novembre, questo prevede il cronoprogramma, la legge andrà in discussione al Senato dove maggioranza ed opposizione presenteranno i loro emendamenti. Nel passaggio successivo alla Camera i deputati non potranno fare modifiche al testo e potranno solo dare l’ok definitivo alla manovra.

Bankitalia: «L'evasione è un danno, la rottamazione non spinge il recupero»

«L'evasione fiscale, come noto, danneggia la crescita e produce iniquità, sfavorendo le imprese e i cittadini onesti. La manovra apre a una nuova "rottamazione": uno strumento che in passato non ha accresciuto l'efficacia nel recupero di gettito». Lo ha detto il vice capo dipartimento Economia e Statistica della Banca d'Italia Fabrizio Balassone. Secondo Bankitalia il ricorso a questo tipo di agevolazione comporta «una perdita di gettito di 1,5 miliardi nel 2026 e 0,5 miliardi in media nei due anni successivi». Secondo i dati forniti dall'Agenzia delle Entrate, al marzo di quest'anno i pagamenti effettuati sono nell'ordine della metà di quanto sarebbe stato dovuto per le varie edizioni delle definizioni agevolate. Problemi di riscossione analoghi potrebbero manifestarsi - ha avvertito Balassone - anche con la procedura prevista dalla nuova definizione agevolata». «Si può stimare - ha detto il vice capo dipartimento di Bankitalia - che complessivamente le misure della manovra a sostegno del reddito delle famiglie non comportino variazioni significative della disuguaglianza nella distribuzione del reddito disponibile equivalente tra le famiglie. La riduzione dell'aliquota dell'Irpef per il secondo scaglione di reddito favorisce i nuclei dei due quinti più alti della distribuzione, ma con una variazione percentualmente modesta del reddito disponibile. Gli effetti dei principali interventi in materia di assistenza sociale - ha concluso Balassone - si concentrano invece sui primi due quinti delle famiglie e sono anch'essi modesti».

La Corte dei Conti: «La norma sugli affitti brevi rischia di aumentare il nero»

«La differenza di regime fiscale potrebbe incidere negativamente incentivando il fenomeno delle locazioni brevi non dichiarate». È quanto ha detto Mauro Orefice, presidente di coordinamento delle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti commentando le misure della legge di bilancio relative agli affitti brevi, che alzano l'aliquota della cedolare secca dal 21% al 26%. «Per quanto riguarda la rottamazione - ha detto Orefice - la disciplina introdotta diverge parzialmente dai precedenti interventi normativi perché limita la possibilità di ricorrere alla definizione agevolata ai soli casi nei quali il contribuente ha omesso il versamento delle imposte sul reddito e sul valore aggiunto, comunque oggetto di dichiarazione, e agli accertamenti formali e cartolari sulle dichiarazioni. Se anche il perimetro è limitato - ha evidenziato Orefice - l'intervento sconta, comunque, le criticità, più volte sottolineate dalla Corte, e, in particolare, la possibilità che la misura possa ridurre la compliance fiscale, il rischio che l'Erario possa diventare un “finanziatore” dei contribuenti morosi, incentivando l'omesso versamento come forma di liquidità, l'incertezza sugli effetti sui saldi di finanza pubblica».

Istat: «La maggior parte delle risorse del taglio Irpef alle fasce alte»

Il taglio dell'Irpef previsto in manovra «coinvolgerebbe poco più di 14 milioni di contribuenti, con un beneficio annuo pari in media a circa 230 euro». Le famiglie beneficiarie sarebbero circa 11 milioni (44% delle famiglie residenti) e il beneficio medio di circa 276 euro (in ogni famiglia ci può essere più di un contribuente)», ha detto il presidente dell'Istat, Francesco Maria Chelli, nel corso dell’audizione. «Ordinando le famiglie in base al reddito disponibile equivalente e dividendole in cinque gruppi di uguale numerosità - ha proseguito - emerge come oltre l'85% delle risorse siano destinate alle famiglie dei quinti più ricchi della distribuzione del reddito: sono infatti interessate dalla misura oltre il 90% delle famiglie del quinto più ricco e oltre due terzi di quelle del penultimo quinto. Il guadagno medio va dai 102 euro per le famiglie del primo quinto ai 411 delle famiglie dell'ultimo. Per tutte le classi di reddito - ha concluso Chelli - il beneficio comporta una variazione inferiore all'1% sul reddito familiare».

La replica del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti

«Il perseguimento di una politica di bilancio attenta non vuol dire che con la manovra il governo non abbia puntato a dare risposte a esigenze profonde del Paese». È quanto ha detto il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in audizione. «La riduzione dell’Irpef tutela i contribuenti con redditi medi, ed estendendo la platea di chi aveva beneficiato del cuneo fiscale coinvolge il 32% del totale dei contribuenti per un valore del beneficio medio atteso di 218 euro all'anno che arriva a toccare per la fascia più alta interessata i 440 euro». Il ministro ha sottolineato che la manovra finanziaria «si inserisce in un quadro congiunturale incerto nel cui l'attenzione sulle politiche bilancio perseguita dagli Stati è molto elevata». «Una politica di bilancio attenta a garantire la sostenibilità del debito e in linea con le regole di governance Ue può garantire una stabilità economica finanziaria del nostro Paese che si trova a rinnovare ogni anno 400 miliardi titoli debito pubblico».