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27/12/2025 ore 17.31
Economia e lavoro

Nel Sud si spende meno per la casa, ma il lavoro non c’è. Al Nord invece il fitto si porta via quasi tutto lo stipendio

Cresce l’emergenza abitativa. Migliaia di meridionali non riescono a permettersi l’appartamento. Milano e Roma città ormai inaccessibili

di Redazione Economia

Le difficoltà non mancano, soprattutto per chi è costretto a trasferirsi in un’altra regione per lavoro. Nel nostro Paese l’accessibilità alla casa è un’emergenza nell’emergenza. Il numero di alloggi disponibili è molto inferiore alla domanda e il loro costo è molto elevato. Un milione e duecentomila famiglie che non hanno casa di proprietà affrontano crescenti difficoltà nel sostenere le spese abitative soprattutto nelle grandi aree urbane. I prezzi del mercato immobiliare penalizzano i giovani, le giovani coppie ed i lavoratori provenienti da altre province e da altre regioni. Lo dice uno studio di Cassa depositi e Prestiti sull’offerta di abitazioni a canoni calmierati dal titolo “Service Housing: una nuova frontiera dell’abitare sociale per i lavoratori”. I numeri dell’incidenza dei canoni d’affitto sulle retribuzioni nelle città metropolitane evidenziano quanto pesi questa voce su un bilancio familiare.

A Milano si porta via il 76% dello stipendio mensile, a Roma il 65%, a Bologna il 48%, a Sassari il 46% e a Firenze e Napoli il 45% del salario.

Tre città del Sud chiudono la classifica: Reggio Calabria (28%), Palermo (26%) e Catania (25%). Anche un quarto dello stipendio non è poco. Gli effetti del caro fitti sono devastanti. La difficoltà di trovare casa a prezzi accessibili «frena la mobilità dei lavoratori, soprattutto dei giovani, e penalizza le aziende che - è scritto nel report - non riescono a trovare e ad assumere personale con effetti negativi su crescita ed innovazione». Quindici province italiane, 9 del Nord e 6 del Centro Italia rappresentano oltre un terzo della domanda di lavoratori e producono oltre un terzo del Pil nazionale. Si tratta di mercati del lavoro molto dinamici in cui è costante la richiesta di profili professionali di vario genere. Alle aree metropolitane di Milano e Roma si aggiungono contesti lavorativi in grande crescita come Bolzano, Firenze e Bologna.

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L’urgenza si avverte ovunque in Europa ma in Italia i numeri condizionano le scelte più che in altri contesti. «Tra il 2019 e il 2023, i prezzi delle abitazioni nell’Unione europea sono aumentati del 23%, mentre i canoni di locazione hanno registrato una crescita dell’8%. Nello stesso periodo - dice ancora lo studio - i salari reali sono diminuiti del 3%, accentuando lo squilibrio tra i costi abitativi e la capacità reddituale dei cittadini».

In Italia il disagio abitativo colpisce prevalentemente i single, le famiglie monoreddito e i lavoratori precari o a bassa qualifica. Chi ha meno di 34 anni destina oltre il 30% del proprio reddito alle spese per l’abitazione. In più solo il 2,4% degli immobili dati in locazione risulta concesso con affitti a canone calmierato, una delle quote più basse d’Europa. In Olanda è il 34,1%, in Austria il 23,6%, in Francia il 14% e in Germania il 2,6%. La domanda di lavoratori non soddisfatta sul territorio trova tra i principali ostacoli proprio le spese di permanenza e le aziende del Nord faticano a trovare personale. Al Sud accade il contrario. A fronte di condizioni abitative più agevoli la domanda di personale da parte delle aziende è minore rispetto ad altre aree del Paese.