Pensioni e lavoro, Confapi avverte: «Tagli e riforme spot non bastano, servono produttività e occupazione di qualità»
Il vicepresidente nazionale Francesco Napoli interviene nel dibattito sul sistema previdenziale: «Senza crescita e investimenti il welfare non è sostenibile», con un focus sui dati critici della Calabria
La sostenibilità del sistema pensionistico italiano passa anche dalla capacità di far crescere economia e occupazione. Lo sottolinea Confapi, associazione che rappresenta il cuore dell’imprenditoria manifatturiera e delle Pmi, nel suo ultimo comunicato: «Il nodo centrale è la crescita della produttività e dell’occupazione di qualità», spiega il vicepresidente nazionale dell’associazione Francesco Napoli. Senza un aumento stabile del valore aggiunto prodotto dal sistema economico, ogni discussione sulle pensioni resta fragile, evidenziano.
La riflessione di Confapi si inserisce nel dibattito aperto da Carlo Cottarelli sulla tenuta del sistema previdenziale: «La crisi demografica è un dato strutturale e non più rinviabile: meno nascite, una popolazione che invecchia rapidamente e una forza lavoro che si restringe mettono sotto pressione l’intero impianto previdenziale», ricorda l’economista. Secondo Confapi, intervenire esclusivamente sul lato della spesa o smontare riforme come quella della Fornero rischia di essere inefficace e fuorviante.
Il tema diventa ancora più delicato per la Calabria, dove i pensionati superano i lavoratori attivi: circa 772.455 pensioni contro poco più di 541.355 occupati, con un saldo negativo di 231.100 unità. «Questo squilibrio non è solo numerico – sottolinea Napoli – ma riflette una fragilità strutturale della nostra economia e della nostra società, con effetti diretti sulla sostenibilità del sistema previdenziale e sulla capacità di generare crescita attraverso il lavoro».
L’associazione richiama anche la necessità di maggiore flessibilità nella gestione dell’età pensionabile: «Occorre distinguere tra lavori diversi, carriere discontinue e settori ad alta intensità fisica, introducendo strumenti equi di accompagnamento. Ma questa flessibilità deve poggiare su basi solide: più occupati, più contributi, più crescita». Senza questo approccio, il rischio è scaricare il peso della transizione demografica sulle generazioni future e sulle imprese più esposte, in particolare in contesti fragili come quello calabrese.
La strategia indicata da Confapi è chiara: «Il sistema previdenziale non si salva con interventi emergenziali, ma con una strategia industriale di lungo periodo». Per la Calabria, ciò significa incentivare settori innovativi, valorizzare il capitale umano giovanile, promuovere la partecipazione femminile al lavoro e sostenere le Pmi, vero tessuto economico locale. Solo così la crisi demografica può diventare uno stimolo per modernizzare lavoro, impresa e Stato.