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13/10/2025 ore 19.12
Economia e lavoro

Pensioni: maggioranza divisa sull’uscita anticipata dal lavoro, stop di FdI e Forza Italia

La Lega è contraria all’innalzamento dell’età fino a 67 anni e 3 mesi e propone la conversione del tfr in una rendita integrativa

di Redazione Economia

Dibattito aperto, nella maggioranza, sui mesi in più o in meno che dovrebbero consentire l’uscita anticipata dal lavoro a partire dal 2027. La legge Fornero prevede che l’età minima sia di 67 anni e 3 mesi. Il Governo sta lavorando al provvedimento che sarà inserito nella manovra finanziaria che il Consiglio dei ministri discuterà martedì. La scorsa settimana il Parlamento aveva approvato una risoluzione che prevede agevolazioni per i pensionati precoci e per chi svolge attività usuranti «meritevoli», secondo il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, di un binario preferenziale e differenziato. Per loro è prevista l’uscita graduale con l’abbuono di un mese nel 2027 e dei restanti due l’anno successivo.

La maggioranza è divisa, nonostante l’intesa raggiunta alla Camera e al Senato dove è stato presentato un testo unico. FdI e Forza Italia premono sulla Lega per sacrificare il pensionamento anticipato a beneficio dell’ampliamento della platea dei beneficiari del taglio dell’Irpef. C’è l’accordo sull’aliquota ridotta dal 35% al 33% fino a 50mila euro. Ma FdI e Forza Italia vogliono portare il limite fino a 60mila euro di imponibile. Ci vogliono soldi. Ma non ci sono molti spazi di manovra perché, come ha ribadito più volte il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, non si possono sparigliare i conti con operazioni prive di copertura finanziaria. O l’Irpef o le pensioni anticipate. In termini di spesa si parla di 3 miliardi che potrebbero andare nell’una o nell’altra direzione.

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I partiti di Giorgia Meloni e di Antonio Tajani insistono sul taglio del cuneo fiscale. Mentre la Lega conferma la sua contrarietà all’innalzamento dell’età pensionale. Il partito di Salvini punta su 64 anni di età e 25 anni di contributi per tutti. Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, ha proposto di convertire il tfr in una rendita integrativa. Quanto versato negli anni dovrebbe incrementare la pensione fino ad una soglia minima di 1.600 euro mensili. Questa ipotesi è simile alla soluzione adottata nel 2018 per i lavoratori soggetti al vecchio sistema contributivo. La sommatoria della rendita della pensione pubblica con quella dei fondi integrativi ha consentito di lasciare il lavoro a 64 anni di età.

Il blocco dell'aumento di tre mesi dell'età pensionabile per la vecchiaia e per gli anni necessari ad accedere alla pensione anticipata nel 2027 solo per chi ha compiuto i 64 anni costerebbe 1,5 miliardi il primo anno e 2 miliardi negli anni a seguire. Ma c’è l’incognita delle quote donna che al momento non consente di attuare il blocco automatico per tutti, proprio per via della tenuta dei conti. Quota 67 anni e tre mesi è una soluzione anticrisi introdotta nel 2009 e riproposta nel 2010 dal Governo Berlusconi per frenare i pensionamenti. Questa quota è stata definita prendendo come riferimento i requisiti previdenziali sulla speranza di vita della popolazione calcolata dall’Istat. Nel 2019 la legge Fornero è stata sostituita dalla “quota 100” del Governo Conte.

Nel 2024 la Ragioneria generale dello Stato ha registrato 215mila pensionamenti anticipati, 195mila dei quali di lavoratori con meno di 65 anni di età. Nel 2025 se ne prevedono altri 180mila. Per una spesa complessiva pari a 4,5 miliardi di euro. Secondo la Ragioneria optando per il blocco parziale, a partire dal 2027 i costi delle pensioni avrebbero un’incidenza pari allo 0,5% annuo sul rapporto debito/Pil. Una spesa ulteriore che lo Stato non può permettersi se intende rispettare i limiti imposti dal Patto di stabilità.