Pnrr Calabria, zero domande per la Transizione 5.0: le imprese rinunciano all’innovazione e ai fondi green
La nostra è tra le cinque regioni italiane che non hanno partecipato al bando nazionale per i progetti di innovazione ad alta sostenibilità energetica. Nessuna impresa ha chiesto finanziamenti: segno di un sistema produttivo in ritardo su digitalizzazione e transizione ecologica
Alla fine qualche richiesta di finanziamento uscirà fuori ma al momento la Calabria è una delle 5 regioni italiane le cui imprese hanno deciso di non partecipare al bando per i finanziamenti dei progetti di innovazione ad alta sostenibilità energetica. Da quando la misura è attiva, cioè dal 12 settembre 2024, la piattaforma OpenPnrr di Openpolis registra zero movimenti nella casella della nostra regione. La Calabria non è la sola a non aver aderito.
Fino a giugno 2025 non compaiono neppure la Basilicata, il Molise, la Sardegna e la Val d’Aosta. La mancata partecipazione significa rinunciare ad innovare e rinunciare a trovare un modo, anche remunerativo, per tagliare i costi dell’energia elettrica che negli ultimi anni sono diventati una delle voci più dispendiose dei bilanci aziendali.
Il costo dell'energia elettrica è divenuto insostenibile complice gli aumenti registrati negli ultimi anni[Missing Credit]
Transizione 5.0 prevede la concessione di un credito d'imposta commisurato alle spese sostenute negli anni 2024 e 2025 per l’acquisto di macchinari, attrezzature e tecnologia digitale, impianti per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili e la formazione del personale in competenze green. Un pacchetto di finanziamenti del valore complessivo di 6,3 miliardi. Le richieste di finanziamento sono arrivate con il contagocce. I requisiti troppo rigidi e le complessità amministrative e burocratiche riscontrate nella definizione degli iter di finanziamento hanno tenuto a distanza le imprese. Alcune organizzazioni regionali di Confindustria, come pure altre organizzazioni di categoria, hanno criticato apertamente termini e gestione della procedura. Il Governo è stato costretto a tagliare il budget, portandolo a 2,5 miliardi, e a ricollocare altrove le restanti risorse. Negli ultimi mesi, però, qualcosa è cambiato. Le imprese sono tornate a farsi vive e ora sembra che le richieste di finanziamento superino addirittura i fondi disponibili, tant’è che è stata predisposta una sorta di lista d’attesa.
Al Sud l'opzione numero uno è quella degli impianti fotovoltaici[Missing Credit]
Oggi il ministero delle Imprese ha comunicato che le risorse sono esaurite. Fino al 31 dicembre prossimo le aziende interessate potranno comunque continuare a presentare le domande sul sito del Gestore dei servizi energetici. Ulteriori domande saranno accolte con riserva. Verranno registrate in ordine cronologico di presentazione e potranno essere oggetto di valutazione e finanziamento man mano che l’elenco scorrerà per rinunce o rimodulazione dei finanziamenti erogati agli altri richiedenti. In Calabria, dunque, transizione zero. I numeri dicono che le aziende hanno rinunciato a questa opportunità. Ora si attende l’ufficialità degli elenchi dei richiedenti per capire quanto è ampia la distanza tra la nostra regione e le altre realtà italiane. La piattaforma di OpenPnrr certifica che a giugno le richieste presentate erano 272. La Lombardia ed il Veneto erano in testa rispettivamente con 83 e 42 progetti. Sul fronte della spesa, le richieste di finanziamenti hanno un costo complessivo di 55 milioni di euro. Se sulla scelta di non partecipare hanno pesato - come lamentato dalle associazioni datoriali - le complessità burocratiche, non si comprende perché in Calabria non sia stato possibile fornire consulenza e sostegno come accaduto in altre regioni. La mancata risposta all’appello da parte delle imprese calabresi evidenzia i forti limiti del sistema produttivo regionale in termini di capacità di programmazione degli investimenti. Pur essendo quello dell’innovazione un tema strategico per il posizionamento sui mercati nazionali ed esteri laddove il tessuto economico è più debole si preferisce salvaguardare i guadagni. Così facendo però non si considera che l’investimento in termini green, specie sul fronte dell’autoproduzione e dell’autoconsumo dell’energia, contribuisce ad abbattere costi oggi divenuti insostenibili. Transizione 5.0 è stata rifinanziata in manovra di bilancio e ha una dote di 4 miliardi. Dal prossimo anno, però, il credito d’imposta sarà sostituito dal superammortamento sugli investimenti. Le imprese potranno dedurre più rapidamente una quota più alta del costo dei beni, riducendo così l’imponibile ai fini Ires e Irap.