Rallentano gli scambi commerciali dell’Italia con l’estero: meno 1,2 miliardi di euro
Calano import (-4,1%) ed export (-2,3%) italiano sia verso l’Ue sia verso i Paesi extra Ue. La flessione incide in modo ragguardevole sul volume dei beni commercializzati (-4,3%). Il report Istat per il mese di maggio
A maggio gli scambi commerciali con l’estero hanno fatto registrare un netto rallentamento rispetto allo stesso periodo del 2024. Secondo l’Istat il calo dell’import è pari a 4,1 punti percentuali, mentre l’export si contrae del 2,3%. Sono i primi effetti dello scontro sui dazi aperto dagli USA. La diminuzione su base mensile dell'export riguarda sia gli scambi con i Paesi dell’Unione europea (-1,7%), sia quelli extra Ue (-3,1%). Su base annua, invece, le esportazioni sono già diminuite dell'1,9% in termini monetari e del 4,3% in termini di volume di beni scambiati. In termini economici il calo vale 1,2 miliardi di euro. La flessione tendenziale dell'export in valore segna una riduzione per i mercati extra Ue (-4,6%) ma fa registrare incremento contenuto per quelli Ue (+0,7%). L'import registra un calo tendenziale dell'1,7% in valore, che coinvolge in misura più marcata l'area extra Ue (-3,4%), rispetto a quella Ue (-0,4%).

In volume, le importazioni si riducono del 2,4%. Su base annua i Paesi da cui la flessione dell’export nazionale è maggiore sono la Turchia (-22,5%), la Cina (-22,6%), il Regno Unito (-7,4%) e i Paesi Bassi (-8,4%). La Spagna (+15,6%), la Svizzera (+9,2%) e gli Stati Uniti (+2,6%) forniscono invece i contributi positivi più ampi. Dagli USA ancora fiducia negli scambi con il nostro Paese nonostante le imposte doganali siano passate dal 2% all’8%. Imprese sotto pressione a causa dello scontro USA-Ue sui dazi, ma non solo. In generale pesa anche l’andamento del tasso di cambio euro-dollaro. La divisa statunitense si è infatti notevolmente deprezzata rispetto all’euro: dall’entrata in carica di Trump (20 gennaio) a oggi ha perso il 13% del suo valore contro la moneta europea.

Per il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, lo scontro sulle nuove imposte doganali si è fatto complicato e «il cambio euro-dollaro è già un dazio». E il rapporto di forza vale anche in relazione agli scambi con i mercati delle altre economie del mondo. Beni e servizi si pagano in dollari ovunque. Confindustria rivede le stime sul crollo della bilancia commerciale Ue-USA in caso di adozione di dazi al 30%. Il riflesso, proprio in virtù del cambio dollaro-euro farebbe balzare la quota al 43% di impatto mettendo a rischio quasi 40 miliardi di euro di scambi e la sopravvivenza stessa delle aziende.
A pagarne le spese sarebbe anche i dipendenti delle imprese colpite dalla crisi, i posti a rischio, secondo Confindustria, sarebbero 200mila. Instabilità ed incertezza sui mercati creano tensioni riguardo agli impegni bancari. Sia le obbligazioni contratte da un istituto di credito verso terzi sia da terzi verso la banca stessa. La Bce ha chiesto alla Banche nazionali e agli istituti di credito di attivare il monitoraggio sia sulle operazioni di impiego (come prestiti e finanziamenti) sia sulle operazioni di raccolta (come depositi e conti correnti).

Questo, ha spiegato Claudia Buch, presidente del Consiglio di Vigilanza della Banca centrale europea, serve a valutare «i potenziali effetti di ricaduta dagli intermediari finanziari non bancari alle banche, soprattutto considerando l’attuale elevato grado di incertezza geopolitica». «Dazi doganali più elevati rallentano gli scambi commerciali - ha detto la Buch - e possono avere un impatto negativo sulla crescita e sulla salute finanziaria delle imprese. Vi è notevole incertezza su come si manifesteranno questi effetti».
Il Consiglio di Vigilanza della Bce ritiene che «sia prematuro prevedere un deterioramento della qualità degli attivi» ma «il rischio di credito e il fabbisogno di accantonamenti delle banche potrebbero aumentare» e per questo motivo «le banche dovranno garantire di disporre di riserve sufficienti per far fronte a sviluppi avversi». La partita in corso tra USA e Ue viene giocata in un periodo dell’anno critico per le contrattazioni commerciali. Luglio ed agosto non sono mai stati i mesi ideali il rafforzamento dei bilanci delle aziende. In un momento così critico volatilità ed incertezza aggravano il quadro economico internazionale senza che nessun competitor ne abbia un beneficio.