Referendum sul lavoro, il prof Unical Flavio Ponte: «Ecco cosa cambia se vince il “sì”»
Licenziamenti illegittimi, contratti a termine e sicurezza sui luoghi di lavoro al centro dei quattro quesiti referendari promossi dalla Cgil: italiani al voto i prossimi 8 e 9 giugno
Rivedere l’impianto generale del jobs act introdotto dal Governo Renzi nel marzo 2015. Questo l’obiettivo dei quattro referendum abrogativi (il quinto riguarda l’ottenimento della cittadinanza italiana) promossi dalla Cgil: l’appuntamento con le urne è fissato per i prossimi 8 e 9 giugno.
Il primo quesito referendario chiede l’abrogazione del decreto numero 23 che ha introdotto il contratto di lavoro a tutele crescenti: i lavoratori assunti dal 7 marzo 2015 in poi nelle aziende con più di quindici dipendenti hanno diritto a un indennizzo economico, che va da sei a diciotto mensilità, e non al reintegro nel posto di lavoro, anche nel caso in cui il licenziamento sia stato dichiarato illegittimo dal giudice. Se l’attuale normativa venisse abrogata, si tornerebbe al sistema esistente prima del jobs act: vale a dire l’articolo 18, così come modificato dalla legge Fornero del 2012.
Il referendum numero due chiede agli elettori di abrogare il tetto all’indennità economica per i licenziamenti nelle imprese con meno di sedici dipendenti: se vince il “sì”, il giudice potrebbe disporre indennizzi superiori alle sei mensilità. La Cgil propone che il numero delle mensilità da corrispondere al lavoratore licenziato venga calcolato in base alla capacità economica dell’azienda, all’età e ai carichi familiari del dipendente stesso.
Il terzo quesito referendario è riferito invece alla disciplina dei contratti a termine introdotta dal jobs act. La riforma del 2015 consente alle aziende di stipulare contratti a tempo determinato della durata di dodici mesi senza l’obbligo di indicare le causali. In caso di vittoria del SI, tornerebbe per le imprese la necessità di motivare il ricorso al tempo determinato anziché l’indeterminato. Stime della Cgil indicano in due milioni e 300mila gli italiani attualmente assunti con contratto a termine. Il sindacato mira a contrastare la precarietà nella quale, soprattutto al Sud, vengono impiegati donne e giovani.
Il quarto referendum riguarda la sicurezza sul luogo di lavoro. Una lunga scia di sangue: centinaia di lavoratori ogni anno escono di casa senza più farvi ritorno. Alla drammatica emergenza delle "morti bianche" si aggiungono gli infortuni calcolati annualmente in 500mila. La proposta elaborata dalla Cgil è quella di estendere la responsabilità dell’impresa committente relativamente agli incidenti che si verifichino in regime di appalti e subappalti.