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11/09/2025 ore 09.38
Economia e lavoro

Il carrello della spesa è fuori controllo: stipendi fermi, prezzi su e pressione fiscale record

Secondo Assoutenti il burro è salito del 19,7%, il caffè del 24,8% e le uova del 7,2%: rincari che bruciano ogni busta della spesa. Intanto la pressione fiscale raggiunge il 42,6%, mentre l’Italia è l’unico Paese Ocse con salari reali in caduta

di Luca Arnaù

Un anno fa Giorgia Meloni prometteva un tetto del 40% alla pressione fiscale, addirittura scolpito in Costituzione. Oggi il dato ufficiale racconta un’altra storia: 42,6%. Una stangata silenziosa, che pesa sulle tasche degli italiani mentre il carrello della spesa continua a correre fuori controllo. Non è solo percezione, è realtà fotografata dai numeri di Assoutenti e confermata dall’ultimo rapporto Istat.

Il burro segna un +19,7% in dodici mesi. Le uova rincarano del 7,2%, la frutta fresca non è da meno. Il caffè – rito nazionale – è diventato quasi un lusso, con un +24,8% che si sente al supermercato e ancora di più al bar. È la quotidianità a farsi insostenibile, quella spesa di base che non si può tagliare e che però assorbe stipendi fermi al palo.

Perché il problema non è solo quanto costa la vita, ma quanto poco valgono i salari. Secondo l’Ocse, l’Italia è il Paese avanzato che ha registrato il calo più marcato dei salari reali negli ultimi anni. Un paradosso che mette in fila due dati impietosi: inflazione che rosicchia potere d’acquisto e retribuzioni che non crescono. È la miscela perfetta per schiacciare il ceto medio e rendere ancora più fragile chi già fatica ad arrivare a fine mese.

L’Istat rileva a luglio un +0,5% mensile dei prezzi alla produzione dell’industria, +1,6% su base annua. Sul mercato interno l’incremento è più marcato: +0,6% rispetto a giugno e +2,4% rispetto al 2024. E sono proprio i settori più vicini alla vita quotidiana a correre: alimentari e bevande +4% sui mercati esteri, mezzi di trasporto +4,4%, farmaceutici +2,6%.

Unica parziale boccata d’ossigeno i prodotti petroliferi raffinati, che segnano cali superiori al 7%. Anche i costi energetici rallentano: l’aumento di elettricità e gas passa dal +12,9% di giugno al +7,9% di luglio. Ma la tregua è relativa, perché si tratta di valori pur sempre in crescita. Nelle costruzioni la situazione appare più stabile: +1% annuo per gli edifici, stazionari strade e ferrovie.

A denunciare il quadro è Ivano Giacomelli, segretario nazionale di Codici: «I rincari colpiscono soprattutto i settori che incidono sul bilancio delle famiglie. Se da un lato rallenta la crescita dei costi energetici, dall’altro alimentari e trasporti continuano a correre. Serve l’intervento del Governo e delle istituzioni per calmierare i prezzi, garantire trasparenza nelle filiere e sostenere i consumatori più fragili, che non possono essere lasciati soli in questa crisi».

Un appello che si ripete da mesi ma che finora non ha trovato risposte strutturali. E mentre a Roma si parla di riforme fiscali, tetti e promesse, nei supermercati italiani l’unica certezza è lo scontrino sempre più lungo e pesante. L’Italia è stretta in una morsa: da un lato le famiglie costrette a tagliare su tutto, dall’altro un’economia che fatica a crescere, con consumi frenati dall’impoverimento generalizzato.

Il rischio, evidente, è che il Paese scivoli in una spirale di stagnazione: prezzi che continuano a salire, salari che non tengono il passo, tasse che non mollano la presa. Nel mezzo, milioni di italiani che si sentono soli a fronteggiare l’emergenza quotidiana di riempire un carrello che ormai vale come un mutuo