Sanità Calabria, Case di comunità ferme al palo: 63 sono inattive. Riforma del 2022 rimasta sulla carta
Solo due strutture hanno attivato parzialmente i servizi, mentre i 20 Ospedali di comunità restano fermi: l’Agenas certifica il fallimento. Il dramma delle cure palliative: regione in fondo alla classifica con Abruzzo e Molise
Pronto soccorso aperti 12 ore al giorno, con prestazioni sanitarie ad orario, e con un solo medico a disposizione. Servizi non in linea con gli standard previsti dai Livelli essenziali di assistenza. Lunghi ed estenuanti tempi d’attesa, ad eccezione delle urgenze, per le diagnosi specialistiche. Nei reparti e negli ambulatori mancano medici ed infermieri per visite ed esami. La Calabria è indietro ed è in grave ritardo nell’attuazione della riforma della sanità regionale varata nel 2022 con la decisione di trasformare le Case della salute in Case di comunità e di creare i nuovi Ospedali di comunità. Per le prime sono previsti punti unici di accesso, servizi amministrativi e sistema integrato di prenotazione collegato al Cup, assistenza primaria di medicina generale, pediatria, guardia medica, specialistica ambulatoriale e diagnostica di base, assistenza domiciliare. Previste, inoltre, attività di consultorio o rivolte ai minori, prevenzione ed integrazione con i servizi sociali e con le comunità di riferimento. Gli Ospedali di comunità prevedono a loro volta lo svolgimento delle attività complesse nelle unità operative, con posti letto e specialistiche avanzate. È rimasto tutto, o quasi, sulla carta.
Case di comunità in Calabria, 26 (su 61) rischiano di non essere completate entro i tempi previstiIn Calabria
Il piano di riordino c’è ma a distanza di tre anni dall’avvio della riforma le Case di comunità calabresi non erogano i servizi previsti per legge. Lo dice il rapporto semestrale dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali che ha il compito di monitorare lo stato di attuazione della riforma. Le aziende sanitarie sono 5, tante quante le province, ed il territorio è suddiviso in 14 distretti. Gli Ospedali di Comunità sono 20 e le Case di comunità sono 63, ciascuna con un bacino d’utenza di 29mila persone. Solo 2 Case di comunità hanno almeno un servizio attivo su quelli previsti: risultano avere la presenza medica dichiarata attiva secondo standard oppure hanno dichiarato attivi tutti i servizi obbligatori eccetto la presenza medica e infermieristica. Gli Ospedali di comunità da attivare entro il 2026 sono 20 ma al momento sono tutti fermi: zero posti letto.
I servizi non obbligatori
In Calabria sono stati complessivamente attivati 9 servizi facoltativi: 1 attività di consultorio o rivolta ai minori; 2 programmi di screening; 2 servizi per la salute mentale e 1 per la neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza; 1 servizio di medicina dello sport e 2 programmi di valutazione multidimensionale e formulazione dei piani assistenziali individualizzati. Risultano essere tutte pienamente funzionanti le 21 centrali operative territoriali. L’assistenza domiciliare integrata risulta essere coperta al 100% ad eccezione dei servizi socio assistenziali (71%).
Le cure palliative
Insieme ad Abruzzo e Molise la Calabria è la peggiore in termini di copertura di punti di erogazione di cure palliative domiciliari con 1 solo centro pubblico abilitato e 6 centri privati. In questo delicatissimo ambito che riguarda i pazienti oncologici l’Agenas segnala livelli insufficienti in termini di servizi ambulatoriali, consulenza e presa in carico dei pazienti, equipe di cura domiciliare e di pronta disponibilità, come pure di percorsi di cure simultanee per i pazienti oncologici e non oncologici.
Case e Ospedali di Comunità, in Calabria gli interventi del Pnrr sono (quasi) al paloLa situazione in Italia
Dal monitoraggio dell’Agenas risultano aperte 660 delle 1.723 Case di comunità previste entro il 2026 ma solo 46 hanno tutti i servizi. Il maggior numero si trova in Lombardia, 142. Seguono l’ Emilia-Romagna con 140, il Lazio con 95, la Toscana con 70 ed il Veneto con 63. Il Sud, invece, è in grave ritardo con appena 41 centri aperti. L’Abruzzo, la Basilicata, la Campania e la Provincia di Bolzano sono a zero. Mancano medici ed infermieri. Solo in 172 delle 660 case di comunità aperte nei pronto soccorso è assicurata la presenza di almeno un medico nell'arco delle 12 ore di apertura previste e solo in 162 di queste c'è un ambulatorio infermieristico.
La tabella di sintesi del report semestrale redatta dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali [Missing Credit]
Note molto dolenti sul fronte del personale in servizio. Le scoperture sono ampie e diffuse e la gestione oraria delle presenze cozza con le esigenze di cura: non si può pensare che i pazienti possano o debbano recarsi in ospedale solo negli orari previsti per l’apertura al pubblico. Nelle Case di comunità “hub” è prevista la presenza medica di 24 ore al giorno per 7 giorni alla settimana, mentre per gli “spoke” è di 12 ore al giorno per 6 giorni a settimana. La presenza infermieristica è invece richiesta 12 ore al giorno, 7 giorni su 7, negli “hub” e almeno 12 ore al giorno ma 6 giorni su 7 negli “spoke”.