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07/11/2025 ore 12.43
Economia e lavoro

Sanità, scontro in Parlamento sui numeri della manovra finanziaria: Corte dei Conti, Cnel e Istat lanciano l’allarme

Le risorse sarebbero insufficienti per garantire i livelli essenziali di assistenza e ridurre le liste d’attesa. Giorgetti respinge le critiche: «Abbiamo fatto cose eccezionali per rimediare ai disastri del passato»

di Redazione Economia

Aumenta la spesa, aumentano le distanze tra le regioni, aumenta il numero delle persone che rinunciano alle cure. La sanità italiana e la qualità dei servizi offerti da aziende ospedaliere e distretti medici territoriali sono inadeguati alle esigenze della popolazione. La manovra finanziaria del Governo non risponde ai fabbisogni degli italiani. È battaglia sui numeri, in Parlamento, nell’ultima giornata di audizioni sulla legge di Bilancio. I rilievi della Corte dei Conti e del Cnel, e l’analisi sui risultati economici presentata in aula dall’Ufficio parlamentare di bilancio e dall’Istat costringono il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ad un doppio passaggio sul tema.

«Rifiuto l’idea che non siano stati fatti degli stanziamenti adeguati negli anni scorsi e quest’anno. Che il costo della sanità aumenti non si nega - ha detto il ministro - ma è innegabile che abbiamo fatto cose eccezionali anche per rimediare ai disastri del passato». In aula il presidente dell’Istat, Francesco Chelli, ha snocciolato i numeri sulla rinuncia alle cure. «Nel 2024 il 9,9% delle persone ha dichiarato di aver rinunciato a curarsi per problemi legati alle liste di attesa, alle difficoltà economiche o alla scomodità delle strutture sanitarie: si tratta - ha detto Chelli - di 5,8 milioni di individui, a fronte di 4,5 milioni nell’anno precedente (7,6%)». Tempi troppo lunghi per controlli e visite specialistiche. «È la motivazione principale – ha sottolineato il presidente dell’Istat - indicata dal 6,8% della popolazione, e risulta anche la componente che ha fatto registrare l’aumento maggiore negli ultimi anni. La rinuncia risulta più elevata tra le persone adulte e tra gli anziani ed il fenomeno è più diffuso tra le donne».

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Una sfiducia che è motivo di preoccupazione per l’Ufficio parlamentare di bilancio che in manovra non vede «una chiara indicazione di priorità nell’azione per il consolidamento del Ssn, in quanto - ha dichiarato la presidente, Lilia Cavallari - le risorse sono distribuite su molti obiettivi». Altra valutazione non proprio positiva arriva dal Cnel. «Il fabbisogno aggiuntivo necessario a smaltire le liste di attesa, garantire i Lea, assumere nuovi professionisti, sostenere la digitalizzazione e investire in prevenzione e invecchiamento attivo - è stato detto in aula - non sembra garantito dalle risorse in manovra».

Per la Corte dei conti la manovra finanziaria risponde «solo parzialmente agli interventi necessari per affrontare le criticità del settore nel cui ambito appaiono in crescita i costi per i contratti del personale, per i farmaci, per gli acquisti di prestazioni sanitarie da privati e per i dispositivi medici ed, in generale, per corrispondere alle esigenze di una popolazione sempre più anziana». La magistratura contabile avverte che nel 2026 la spesa sanitaria crescerà del 5%, passando da 136 a 142 miliardi di euro, il 6,15% del Pil nazionale.