Settore auto e farmaceutica, Trump insoddisfatto delle controproposte Ue minaccia dazi più alti su tutti i beni
Trattative in corso con Washington. Il ministro per il Commercio europeo Maros Sefcovic guida i negoziatori di Bruxelles nella difficile impresa di strappare il miglior accordo all’Amministrazione USA
Trattative in corso con Washington per trovare un accordo sui dazi. Negli Usa è arrivato il ministro per il Commercio europeo Maros Sefcovic che guida i negoziatori di Bruxelles nella difficile impresa di strappare il miglior accordo all’Amministrazione Usa.
Le direttive di Trump sono precise e c’è poco spazio per muoversi a meno che non si ceda alle pretese del presidente americano. Intesa basata su presupposti unilaterali o niente. Per il secondo fine settimana consecutivo Donald Trump tiene tutto il mondo sulla corda annunciando tariffe tra il 10% e il 15% per 150 Paesi. Per l’Europa, però, il tycoon sarebbe intenzionato a proporre e a vedersi riconosciute tasse doganali aggiuntive più alte. Tra il 15% e il 20% sulla maggior parte dei beni, del 25% o più su prodotti e merci considerati strategici. Il settore automobilistico e le forniture farmaceutiche sarebbero al momento i nodi più importanti da sciogliere.

Fonti giornalistiche, tra cui il Financial Times, sostengono infatti che il presidente Usa sia insoddisfatto di alcune controproposte di Bruxelles in particolare sul settore auto. Ma c’è da capire i riflessi del confronto sugli scambi di materie prime e metalli, su cui gli Usa punta a fare cassa. Gli annunci di Trump, intanto, si succedono a raffica. Ogni volta che gli viene chiesto il presidente americano tiene a precisare che ogni lettera inviata equivale ad un accordo. Prendere o lasciare. I partner europei dovrebbero dunque, come gli altri Paesi, limitarsi ad assecondare le pretese di Washington. «Chiameranno e vedranno se possono proporre un accordo un po’ diverso, come aprire il loro Paese al commercio» ha spiegato Trump intervistato a margine della firma del Genius Act sulle cryptovalute, sostenendo di essere bombardato da richieste di accordi commerciali ed anticipando la partenza di «un paio di lettere importanti, forse già oggi».
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