Spopolamento, un'emorragia senza fine in Calabria: a rischio 306 comuni. E nei prossimi 25 anni si perderanno altri 300mila abitanti
Il fenomeno riguarda il 5,5% della popolazione residente, più del doppio della media nazionale. Ci si sposta all’interno della regione e verso altre aree del Centro-Nord Italia. Da dieci anni a questa parte resta costante la quota di giovani che decide di andare all’estero
La fuga dei calabresi dalla propria terra continua e pare non volersi arrestare. Il fenomeno non riguarda solo i neolaureati, il cui curriculum di studi può avere molte difficoltà di aderenza con il contesto economico locale, avido di occasioni e di soddisfazioni professionali, ma tocca sempre più spesso uomini e donne di ogni età ed interi nuclei familiari disposti a cercare altrove fortuna e nuove opportunità. I comuni della nostra regione continuano a spopolarsi ad un ritmo vertiginoso.
Eutanasia di Stato per mille borghi: il Governo condanna a morte il Sud e la CalabriaSecondo l’Istat il fenomeno riguarda il 5,5% della popolazione residente, più del doppio della media nazionale che si attesta al 2,3%. Nel 2024 la sola provincia di Crotone ha toccato quota -10,4%, il risultato peggiore nel panorama regionale, che la proietta nella top ten delle province italiane più colpite dal calo demografico. Ci si sposta dai comuni d’origine verso centri più popolosi della stesa regione, che offrono servizi e strutture socio assistenziali adeguate. Ci si sposta verso le grandi città del Centro e del Nord Italia, si emigra con destinazione estero. Dal 2011 ad oggi, secondo il Consiglio nazionale per l’economia ed il lavoro, 550mila giovani hanno scelto di andare all’estero, la Calabria ne perde circa 6.000 ogni anno.

Le ragioni del calo demografico
Si fugge per mancanza di lavoro, si fugge perché non ci sono servizi essenziali, si fugge perché salute ed istruzione sono ancora diritti da conquistare. Si fugge perché la mobilità interna è una scommessa quotidiana e perché molte comunità locali soffrono per distanze difficili da colmare, con i principali poli cittadini di attrazione, specie in alcuni periodi dell’anno.
In Italia i comuni a rischio spopolamento sono 3.987, il 48,5% del totale (7.896). I comuni calabresi con numeri in rosso ormai consolidati da tempo sono 306, il 75,7% del totale (404) e sono tutti al di sotto dei 5.000 abitanti. Nel 2024 il saldo migratorio - cioè la differenza tra il numero di persone che hanno lasciato la Calabria e quello delle persone che vi si sono trasferite - è stato negativo. Ha toccato quota -2,6% contro il +4,3% della media delle regioni del Centro-Nord.
In molti comuni calabresi l’emorragia di popolazione va avanti ininterrottamente dagli anni Ottanta con conseguenze significative sull’economia (difficoltà per le attività commerciali e per le imprese) e sul degrado del territorio (abbandono di terreni ed immobili). I più colpiti dalla fuga di abitanti sono i comuni dell’interno (196) e i comuni periferici (97) ed ultra periferici (13).
La montagna è il vero punto dolente della crisi demografica calabrese. Povera ed abbandonata a sé stessa, è vittima di un mix di concause che ne stanno determinando la fine. Fuggire, spesso non è una scelta, ma una necessità di vita.

Lo spopolamento e il costo di mantenimento dei Comuni
Nei comuni calabresi spopolati la spesa per le attività di amministrazione è maggiore che in altri comuni italiani e pesa sui contribuenti in maniera maggiore rispetto ad altre are del Paese. Lo sostiene il Cnel nel suo rapporto annuale.
Il Consiglio nazionale per l’economia ed il lavoro rileva che i comuni di piccole dimensioni (0-3.000 abitanti) hanno una spesa pari a 250 euro pro capite, l’80% in più rispetto ai comuni di dimensioni intermedie, comprese tra 10.000-59.999 abitanti, la cui spesa è pari a 140 euro, o rispetto ai comuni fra 60.000 e 99.999 abitanti del Nord-Est che contribuiscono alle spese per le attività di amministrazione con una quota pro capite di 102 euro. In termini di personale in dotazione agli Enti locali il Cnel evidenzia i costi legati al numero di assunti negli uffici comunali. La media nazionale è di 2,3 ogni 1.000 abitanti, in Calabria, Campania e Liguria è di 3 dipendenti amministrativi ogni 1.000 abitanti.

I numeri dello spopolamento, le top ten delle Province calabresi
Cosenza: Terravecchia -36,89%, Alessandria del Carretto -31,25%, Castroregio -30,70%, San Lorenzo Bellizzi -26,80%, San Donato di Ninea -25,41%, Scala Coeli -24,26, Oriolo -21,49%, Papasidero -21,31%, Plataci -20,31%, Mormanno -19,77% e Albidona -19,77% e Verbicaro -19,75%.
Reggio Calabria: Roccaforte del Greco -28,01%, Staiti -26,63%, Santa Cristina d’Aspromonte -23,89%, Pazzano -22,25%, Cardeto -21,06%, Giffone -19,01%, Roghudi -18,93%, Placanica -17,48%, Terranova Sappo Minulio -14,97% e Molochio -14,77%.
Catanzaro: San Pietro Apostolo -16,6%, San Mango d’Aquino -16,5%, Martirano Lombardo 16,3%, Sant'Andrea Apostolo dello Ionio -15,15%, Platania -14,3%, Guardavalle -12,78%, Badolato -12,18%, Cicala -11,91%, Carlopoli -11,23% e Decollatura -9,63%.
Vibo Valentia: Dinami -30,1%, Acquaro -29,9%, Monterosso Calabro -21,03%, Nardodipace -20,4%, Pizzoni -19,1%, Arena -18,7%, Polia 18,5%, Cessaniti -18,1%, Filadelfia -17,79%, Mongiana -16,5% e Fabrizia -16,5%.
Crotone: Carfizzi -26,09%, San Nicola dell'Alto -18,48%, Savelli -16,71%, Mesoraca -15,9%, Umbriatico -15,64%, Verzino -14,90%, Santa Severina -13,78%, Cerenzia -13,76%, Castelsilano -11,87% e Petilia -8,97%.
(Elaborazione su dati Istat 2011-2023 - andamento demografico della popolazione residente - fonte: Tuttitalia.it)

Le politiche di sostegno
Negli anni i Governi che si sono succeduti hanno investito risorse nel tentativo di invertire la tendenza. Il primo strumento utilizzato è stato lo SNAI, la Strategia nazionale per le aree interne che nell’ambito della programmazione 2014-2020 ha finanziato progetti per valore di 3 miliardi e 740 milioni di risorse comunitarie. In Calabria sono state individuate 7 aree “svantaggiate” (Reventino-Savuto; Grecanica; Sila-Presila crotonese e cosentina; Versante ionico Serre; Alto Jonio Cosentino; Versante Tirrenico Aspromonte; Alto Tirreno-Pollino) i cui comuni, 328, hanno avuto finanziamenti complessivi per 136 milioni di euro per azioni mirate sulla mobilità locale, sulla sanità e sull’istruzione. Altro strumento adottato nel triennio 2021-2023 è stato il “Fondo di sostegno ai comuni marginali” che ha portato nelle casse di 272 comuni calabresi stanziamenti governativi per un valore complessivo di oltre 70 milioni di euro. Infine il Piano strategico nazionale delle aree interne 2021-2027 approvato da poco e già al centro di feroci polemiche. Gli obiettivi sono gli stessi di sempre: evitare lo spopolamento dei comuni in via di abbandono adottando azioni mirate a potenziare servizi locali, mobilità, salute ed istruzione. La posta in gioco questa volta è più alta: il Governo ha già deciso un primo stanziamento di 3,1 miliardi di euro. Entro la fine del programma saranno investiti 5,8 miliardi.
Un fenomeno irreversibile? Le possibili soluzioni
La Provincia autonoma di Trento ha messo a disposizione 10 milioni di euro per ripopolare 33 comuni in via di abbandono in Val di Non, Val di Sole e Valsugana. È previsto un contributo a fondo perduto fino a 100mila euro a chi decide di trasferirsi in questi paesi. La somma viene destinata alla ristrutturazione degli immobili che saranno abitati dai nuovi residenti. In Toscana, Sicilia, Campania e anche in Calabria, a Cinquefrondi, alcuni sindaci hanno lanciato i progetti delle case ad 1 euro. In altre aree, negli anni scorsi si è registrato un ragguardevole aumento delle presenze straniere soprattutto dai Paesi dell’Est. In alcuni comuni, ad esempio del Tirreno Cosentino, agenzie specializzate hanno provveduto a favorire l’acquisto di immobili da ristrutturare a prezzi molto convenienti in quartieri in via d’abbandono.
Le vere soluzioni non possono che essere politiche. Sarebbero auspicabili interventi strutturali con una logica di lunga durata in grado di rivitalizzare le aree spopolate. Strade e servizi, trasporti, scuola e sanità, investimenti in attività durevoli su cui le famiglie possono investire e fare affidamento per il futuro, restano nodi tutti da sciogliere se non si vuole attendere senza far nulla ciò che oggi appare inevitabile. L’Agenzia per lo Sviluppo del Mezzogiorno prevede che nei prossimi 25 anni la Calabria perderà altri 300mila residenti.