Svolta digitale al Sud, nei prossimi tre anni 1 impresa su 3 investirà in tecnologie: frenano competenze e costi
È quanto emerge da un’indagine di Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 imprese. Le più attive sono le aziende del comparto manifatturiero e le società di grandi dimensioni
Nei prossimi tre anni 1 impresa meridionale su 3 investirà in tecnologie e competenze digitali per ridurre il divario con le altre aziende, italiane ed estere. La propensione ad investire al Sud e nelle Isole è maggiore rispetto alle altre aree del Paese. A pianificare nuovi investimenti 4.0 sono soprattutto le imprese manifatturiere e le società di grandi dimensioni. Le aziende femminili manifestano, invece, maggiori difficoltà ad innovare. È quanto emerge da un’indagine di Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 imprese con un numero di dipendenti compreso tra 5 e 499 unità.
Le imprese del Sud investiranno in tecnologia per aumentare l’efficienza interna, per aumentare la qualità di beni e servizi realizzati e per ridurre i costi di produzione. Lo studio dice che solo il 12,3% delle imprese intervistate investirebbe nella transizione digitale spinto dagli incentivi. Il limite maggiore, che rende caute le aziende nel percorso di innovazione, è rappresentato dalla carenza di competenze interne e dalla urgente necessità di reperire professionisti del settore su un mercato che al momento offre poche disponibilità.
Lo studio di Unioncamere ed Istituto Tagliacarne evidenzia che il 27,7% delle imprese fatica a gestire i rapporti con università o centri di ricerca e fatica a seguire le procedure necessarie ad ottenere gli incentivi. Seguono tra le principali barriere segnalate la mancanza di risorse finanziarie interne (25,9%), più avvertita in particolare dalle piccole imprese (28,2%), e i costi delle tecnologie troppo elevati (18,4%). Di qui la necessità di programmare gli investimenti nell’arco di tre anni.
La maggior parte delle imprese è interessato alla simulazione fra macchine connesse per aumentare l’efficienza dei processi produttivi. Seguono gli investimenti in robotica, in cybersecurity, big data e analytics, cloud computing, intelligenza artificiale, internet of things e integrazione dei processi di filiera. In termini di innovazione l’Italia è ancora molto indietro rispetto agli altri Paesi del G20 nonostante abbia laboratori e centri di studio ed incubatori d’impresa con grandi capacità di ricerca e di sviluppo di know-how. Solo 23esima, secondo il Global Innovation Index 2024. In testa ci sono la Svizzera, la Svezia e gli Stati Uniti seguite dal Regno Unito, dalla Corea del Sud, dalla Cina e dal Giappone.