Telecontact, Tim avvia la cessione: «Apre scenari devastanti, 500 lavoratori spostati in una scatola vuota»
Per la Cgil al momento non c’è un concreto rischio licenziamento ma solo di un indebolimento delle tutele lavorative. Proclamato lo stato di agitazione e si valuta lo sciopero. Nei prossimi giorni incontro con l’azienda
C’è preoccupazione attorno alla vicenda che coinvolge i lavoratori di Telecontact, società di telecomunicazioni. Tim nei giorni scorsi ha annunciato la volontà di procedere alla cessione del ramo d’azienda, circa 500 i dipendenti impiegati nella sede di Catanzaro che con ogni probabilità transiteranno in una nuova società, una srl appositamente creata. Per la Cgil non c’è alcun rischio licenziamento, almeno non nell’imminente.
«Apre scenari devastanti perché si vogliono trasferire dalla sera alla mattina oltre 500 dipendenti che oggi lavorano in una spa controllata al 100% in un colosso come Tim, in una srl che al momento è una scatola vuota totalmente controllata dal gruppo distribuzione con un decadimento nelle garanzie e nelle tutele che non ha precedenti» spiega Saverio Ranieri, segretario Slc Cgil Calabria.
Minori tutele per i lavoratori. Dopo la comunicazione di Tim i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione. La questione verrà affrontata nei prossimi giorni durante un incontro convocato con l’azienda. «Successivamente andremo ad incontrare in assemblea i lavoratori per determinare insieme quello che sarà il nostro percorso di lotta che non potrà non prevedere anche uno sciopero per dimostrare il malessere, l’amarezza e la delusione di chi dopo 25 anni di lavoro si sente trattato come una scarpa vecchia che quando non serve più viene buttata via».
La vertenza è solo l’ultima in ordine di tempo, in un settore, quello delle telecomunicazioni, in Italia in forte crisi. «C’è un innegabile calo dei volumi dovuto alla scelta di non rispondere più a clienti basso spendenti da parte dei committenti e all’intelligenza artificiale che affinandosi toglie parte delle attività che prima svolgeva la persona fisica» sottolinea Ranieri.
«Consapevoli di ciò, siamo pronti a sederci con le aziende per trovare delle soluzioni che siano condivise e benvenga l’idea di una riconversione di queste persone ma non ci piace il metodo, non può essere quello di prendere 500 persone toglierle dal gruppo e metterle in una srl. Noi siamo pronti al dialogo costruttivo ma su basi serie, la garanzia del futuro occupazionale dei lavoratori non può essere messa in discussione».