Tre milioni di auto senza assicurazione in Italia: dagli abissi del Sud (a Reggio una su dieci) all’impennata del Nord
In due anni il fenomeno è esploso: +53% di auto irregolari nelle regioni settentrionali, mentre Napoli e la città dello Stretto restano al top dell’illegalità. La mancanza del decreto che autorizza i lettori automatici di targhe frena i controlli. Intanto proliferano polizze false e siti-trappola
La fotografia reale emerge dai numeri, e questa volta sono impietosi. In Italia ci sono quasi tre milioni di veicoli che circolano ogni giorno senza una polizza assicurativa. Numeri enormi, difficili persino da immaginare. È come se tutte le auto di Roma, da un giorno all’altro, diventassero veicoli fantasma. Secondo l’ultima stima diffusa dall’Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, la percentuale di mezzi non assicurati è salita dal 5,2% del 2021 al 6,1% del 2024. In termini assoluti, 2,9 milioni di automobilisti che viaggiano fuori legge. E mentre da anni l’allarme riguarda il Mezzogiorno, oggi la sorpresa arriva dal Nord, dove il fenomeno sta correndo più veloce di qualunque altra area del Paese.
Le isole e il Sud restano in testa alla classifica dei furbetti della polizza. A Napoli un’auto su sette non è assicurata; a Reggio Calabria una su dieci. Percentuali che, da sole, basterebbero a spiegare la difficoltà cronica nel far rispettare le regole su territori dove il tasso di irregolarità è strutturale. Eppure il dato che colpisce di più è quello del Settentrione, dove nel giro di due anni i veicoli fuorilegge sono cresciuti di oltre 300mila unità: un incremento del 53,5%, il più alto dell’intero Paese. A Milano il tasso arriva al 7,2%, a Torino al 6,7%, a Trento al 6,5%. La maglia nera spetta però ad Aosta, che sfonda la doppia cifra: l’11,3% dei mezzi in circolazione non risulta coperto da alcuna polizza.
Una crescita inattesa, che l’Ania spiega con due fattori principali. Da un lato, la densità dei veicoli circolanti, aumentata soprattutto nel 2024. Dall’altro, l’impossibilità di effettuare controlli realmente capillari. Il nodo è tecnico, ma decisivo: per utilizzare in modo sistematico telecamere e dispositivi di lettura targhe — dai Tutor agli autovelox, fino ai sistemi Ztl e perfino al Telepass — serve un decreto di omologazione che manca dal 2012. Senza quel provvedimento, le forze dell’ordine non possono incrociare automaticamente i dati delle targhe con quelli delle polizze. Un limbo burocratico durato oltre dodici anni che, di fatto, impedisce un monitoraggio efficace.
Eppure, il rischio per chi viene fermato è altissimo. Viaggiare senza assicurazione espone a multe da 866 fino a 3.464 euro, cinque punti in meno sulla patente e sequestro immediato del veicolo. Ma la percezione diffusa è che i controlli siano sporadici e facilmente aggirabili. «La non assicurazione dei veicoli crea danni gravi al sistema — spiega Umberto Guidoni, co-direttore generale di Ania —. Riduce la raccolta dei premi Rc auto di circa un miliardo di euro e comporta un mancato gettito per le finanze pubbliche pari a oltre 280 milioni». Una perdita secca che finisce per pesare sulle tasche degli automobilisti in regola, già alle prese con premi in aumento e costi sempre più alti.
Accanto agli automobilisti che scelgono deliberatamente di non assicurarsi — spesso per ragioni economiche — esiste poi un secondo fronte: quello delle truffe. È in crescita il numero di siti che offrono polizze a prezzi stracciati, con preventivi allettanti e tempi di attivazione lampo. Peccato che molte di queste assicurazioni non esistano. In alcuni casi gli utenti pagano e non ricevono neppure i documenti. In altri, i truffatori inviano certificati apparentemente perfetti, con loghi, firme digitali e codici contratto costruiti per sembrare autentici. Una volta incassati i soldi, spariscono.
L’Ivass — l’istituto che vigila sul settore assicurativo — invita a controllare sempre due elenchi ufficiali: l’Albo delle imprese e il Registro unico degli intermediari. Un passaggio semplice che potrebbe evitare disastri. Ma le trappole più insidiose sono quelle costruite imitando il nome di compagnie realmente autorizzate, alterando una sola lettera o aggiungendo un simbolo. Una strategia che inganna molti utenti, soprattutto quelli che cercano offerte online o si affidano a inserzioni piazzate sui social.
Per arginare il fenomeno, Ania e Ivass hanno definito nuove linee guida per aiutare le compagnie a individuare siti fake e modelli ricorrenti di raggiro. L’obiettivo è costruire un sistema di prevenzione che vada dalla comunicazione ai controlli digitali, fino alle azioni legali per oscurare rapidamente le piattaforme truffaldine. Nel 2024 la Centrale allarmi antiphishing ha individuato e fatto chiudere oltre seimila siti clone, con un tempo medio di disattivazione di tre ore. Un risultato importante, ma lontano dal garantire una piena sicurezza.
Intanto, sulle strade, continuano a circolare milioni di mezzi non assicurati. Un buco normativo e culturale che pesa sulle casse dello Stato, sull’intero settore assicurativo e soprattutto sugli automobilisti in regola, che rischiano di trovarsi coinvolti in incidenti con chi non potrà mai risarcirli. Il Paese dei veicoli fantasma corre veloce, e senza controlli adeguati la frenata sembra ancora lontana.