Vendemmia dello Zibibbo con Giovanni Benvenuto: un vitigno di grande tradizione che regala sensazioni uniche e distintive
Passione, dedizione, competenza e soprattutto la meritoria intuizione di puntare su uve che hanno contribuito a disegnare la storia della vitivinicoltura mediterranea
A Giovanni Benvenuto occorre riconoscere un merito: ha immaginato il rilancio dello Zibibbo, vitigno autoctono coltivato da secoli soprattutto nella sponda tirrenica della Calabria, e ci è riuscito con successo. Tenacia, passione, competenza, tanto lavoro e un approccio da subito guidato dalla ferma volontà di puntare su filiera corta e massima qualità. Il recupero di una tenuta familiare nel territorio di Francavilla Angitola (provincia di Vibo Valentia) ha dato l’avvio a un progetto in continua crescita. Dolci colline affacciate sul Mar Tirreno e che guardano le Isole Eolie costruiscono un paesaggio davvero suggestivo, degno dei migliori resoconti del Grand Tour. Alle spalle le alture delle Serre e a poca distanza il Lago Angitola con il suo peculiare microclima.
Un ragionamento a parte meriterebbero i terreni ricchi di minerali e fertilissimi del cosiddetto Blocco Calabro, una dimensione geologica che, assieme alla collocazione geografica e all’orografia, rende la Calabria unica, rara, preziosa. La tutela della biodiversità per Giovanni Benvenuto è un punto fermo, finalizzata peraltro a conferire a tutti i vigneti una condizione di armonia e di congeniale equilibrio con la natura. Grandi querce, ulivi nodosi (cultivar autoctone, in prevalenza, di Ottobratica e Carolea), alberi da frutto (meli, fichi…), castagni già gonfi di ricci in questo periodo di vendemmia. E poi i filari ben curati coltivati in regime biologico, costruiti utilizzando forti pali di legno.
Zibibbo, Magliocco Canino ed altri vitigni autoctoni per produrre vini con una fortissima impronta identitaria. Un’intera giornata vissuta tra raccolta delle uve e immediata lavorazione artigianale delle stesse in cantina è stata l’ulteriore conferma di quanta dedizione Giovanni Benvenuto abbia per la sua attività di autentico vignaiolo.
Questi giorni di metà settembre sono stati dedicati allo Zibibbo, con una scrupolosa selezione manuale dei grappoli ed un’utilizzazione molto eclettica degli stessi che richiede una straordinaria attenzione anche per i livelli di maturazione dell’uva. Lo Zibibbo è un vitigno aromatico che ha disegnato, accanto alle malvasie, la storia della vitivinicoltura mediterranea, muovendosi fra tre continenti: Africa del Nord, Vicino Oriente, Europa meridionale. Giovanni ne ricava sia pregiati bianchi fermi e secchi (Benvenuto e Bianco di Falco, entrambi Igp), sia deliziosi passiti e bollicine.
L’Alchimia, che appunto è il dolce passito, nasce da un processo produttivo lungo e complesso: i grappoli vengono prima portati a una condizione di surmaturazione sulla pianta, poi raccolti manualmente e appassiti su graticci in modo assolutamente naturale, quindi selezionati quasi acino per acino e vinificati. Ne nasce un vero e proprio nettare dorato che regala sentori di fichi secchi, di miele e datteri, con lievi note agrumate che sintetizzano l’anima della Calabria. Sughero Storto, invece, che trae il nome da una fantastica quercia modellata dal vento che presidia uno specifico vigneto (se guardiamo alla tradizione francese e alle caratteristiche proprie e distintive del terreno siamo di fronte a un vero e proprio Cru), è invece uno spumante ottenuto con rifermentazione in bottiglia. Ma le declinazioni dello Zibibbo volute da Giovanni Benvenuto riservano ancora qualche sorpresa con l’Orange. Il colore tipico dei rosati non deve ingannare, perché non siamo di fronte a una vinificazione di uve rosse, ma piuttosto a una prolungata macerazione sulle bucce di uva bianca.
Le caratteristiche peculiari dello Zibibbo fanno sì, infatti, che gli acini bianchi dei suoi grappoli contengano nelle bucce quantità non trascurabili di pigmenti polifenolici (la varietà di flavonoidi, flavonoli ed antociani è enorme) che a contatto con il mosto conferiscono un colore aranciato (Orange, appunto). Gli stessi pigmenti polifenolici nelle uve a bacca nera, presenti ovviamente in percentuale assai più elevata ma comunque molto variabili a seconda dei vitigni presi in considerazione (Magliocco Dolce, Magliocco Canino, Gaglioppo, Cabernet Sauvignon, Merlot…), sono all’origine delle varie tonalità di rosso dei vini. Ottenuti i mosti inizierà il delicato lavoro di vinificazione, di travasi, di filtrazioni, di affinamento, di imbottigliamento: ogni fase pretende pazienza, attenzione, e non sembri una caduta arcadica, anche tanto amore. Giovanni Benvenuto circondato da familiari e collaboratori segue di persona ogni passaggio e intanto progetta sviluppi interessanti anche sul fronte dell’enoturismo. Buon lavoro nello spirito di Grand Terroir!