Zes unica, Sbarra: «Il Sud cresce più del resto del Paese. Ora serve attrarre capitale internazionale»
I dati presentati dal sottosegretario mostrano un Mezzogiorno non più in affanno cronico: Pil, investimenti e occupazione negli ultimi tre anni sono aumentati in misura maggiore che altrove
Il Mezzogiorno non è più soltanto la parte d’Italia in affanno cronico. Negli ultimi tre anni, secondo i dati presentati da Luigi Sbarra, sottosegretario per il Sud, la crescita del Pil, degli investimenti e dell’occupazione è stata superiore a quella del resto del Paese. È un segnale che, per il Governo, conferma l’efficacia di una strategia basata su interventi coordinati: Pnrr, Accordi di coesione, Zes Unica e incentivi all’occupazione.
Sbarra ne ha parlato ieri mattina a Roma, nel corso del convegno “La Zes unica alla sfida dell’attuazione. Risultati e prospettive”, promosso da Svimez e dall’Istituto Reichlin, che ha visto la partecipazione di figure di primo piano del mondo accademico ed economico. Al centro del dibattito la Zona Economica Speciale Unica per il Mezzogiorno, lo strumento introdotto dal Governo per rendere più attrattivi gli investimenti nel Sud, che si fonda su due leve principali: la semplificazione amministrativa e il credito d’imposta.
Secondo il bilancio tracciato, i risultati già ottenuti sono significativi:
- oltre 800 provvedimenti autorizzativi rilasciati;
- 2,55 miliardi di euro di credito d’imposta riconosciuti nel 2024;
- un impatto economico complessivo stimato in 37 miliardi di euro;
- circa 34.000 nuovi posti di lavoro generati.
Numeri che, sottolinea Sbarra, non rappresentano solo dati contabili, ma segnali di un cambiamento strutturale che potrebbe consolidare il rilancio del Sud. Se la prima fase è stata quella di creare un meccanismo efficiente e capace di generare effetti immediati, la prossima sfida è più complessa: attirare capitale internazionale. Per farlo, sarà necessario rafforzare infrastrutture, logistica, legalità e formazione, tutti fattori che incidono direttamente sulla competitività dei territori. «L’impegno del Governo – ha dichiarato Sbarra – è consolidare e rendere stabile l’esperienza della Zes Unica, trasformandola in una leva strategica prioritaria per lo sviluppo economico, produttivo e occupazionale del Mezzogiorno».
Il convegno non è stato soltanto l’occasione per illustrare i dati, ma anche un momento di riflessione più ampia sul futuro delle politiche di coesione. Al dibattito hanno preso parte il presidente di Svimez Adriano Giannola, il vicepresidente Gian Paolo Manzella, il direttore Luca Bianchi e il presidente emerito del Consiglio Giuliano Amato, a conferma della rilevanza istituzionale e politica dell’incontro. Dalla discussione è emersa una linea condivisa: la Zes Unica può essere una grande opportunità, ma dovrà misurarsi con la capacità delle istituzioni di garantire continuità, certezza normativa e condizioni di attrattività in grado di convincere anche gli investitori stranieri a guardare al Sud come a un’area strategica.
La Zes Unica italiana ha già compiuto passi importanti: si sta costruendo una base — fiscale, amministrativa e istituzionale — che può essere competitiva sul piano europeo. Tuttavia, il confronto con esperienze come quella polacca (tra le più mature) e con studi che mostrano risultati misti per le zone economiche in Europa rivela che il successo dipenderà molto dall’effettiva governance, dalla continuità, dall’attrattività reale per investitori internazionali, e dalla capacità di colmare i gap infrastrutturali e formativi.