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12/07/2025 ore 06.15
Editoriali

Eutanasia di Stato per mille borghi: il Governo condanna a morte il Sud e la Calabria

Lo spopolamento avanza e il Piano strategico per aree interne ne prende atto: «Spopolamento irreversibile». Non è un caso ma una strategia fallimentare che si consuma da anni nel silenzio delle Regioni

di Franco Laratta

Oltre mille paesi delle aree interne moriranno nel giro di cinque anni. Tantissimi sono al sud, moltissimi in Calabria. E il numero è destinato ad aumentare.

C’è un’Italia che sta morendo nel silenzio più assordante. Nel nuovo “Piano strategico per le aree interne”, il Governo parla chiaramente di “spopolamento irreversibile”. E usa parole gelide per affermare che quei borghi vanno “accompagnati nella fine”, come fossero malati terminali. Non rilanciati, non sostenuti, ma lasciati andare. Un’eutanasia di Stato. Che colpirà tantissimi comuni del sud e della Calabria. Nel silenzio delle Regioni, compresa la nostra che da anni sa, e da anni preferisce ignorare.

Il Governo Meloni si arrende e abbandona i borghi del Sud (e della Calabria): lo spopolamento è «irreversibile»

Con LaC News24 stiamo combattendo una battaglia da anni per richiamare l’attenzione delle istituzioni sullo spopolamento violento e velocissimo che sta uccidendo le aree interne della nostra terra. Ma non è servito a nulla.

C’è un’Italia che muore in silenzio. Un’Italia ferita che non ha voce, che è estranea ai talk show.

È l’Italia dei borghi storici, delle montagne spettacolari ma dimenticate, l’Italia dei paesi svuotati dal tempo e dall’indifferenza. Vito Teti, antropologo e scrittore, si batte da anni per valorizzare la nostra storia e la nostra cultura. Ha lanciato proprio in questi giorni un grido d’allarme disperato, quasi un necrologio preventivo: «Ben più di mille paesi dell’interno moriranno da qui a cinque anni». A morire non sono solo le case, ma le reti sociali, le comunità, i saperi, la memoria storica. Parliamo dell’entroterra, del 60% del territorio nazionale, ridotto ormai a margine della vita sociale, della storia, ridotto ad uno scarto, un costo inutile e quindi da tagliare. Si tratta di un vero de profundis, un “accompagnamento alla morte” che è il risultato delle politiche nazionali degli ultimi decenni, e della totale incapacità delle regioni, che invece di proporre alternative, di realizzare progetti a sostegno dei piccoli e grandi borghi e delle aree interne, non hanno fatto altro che assistere passivamente alle scelte del governo, confermando il taglio e la riduzione delle scuole, degli ospedali, dei servizi sociali, dei trasporti.

Spingendo di conseguenza gli abitanti ad andarsene.

Ma non si tratta di errori o di scelte sbagliate. Perché questa è una vera e propria strategia. È un progetto consapevole, portato avanti da decenni con il consenso di chi crede che solo la città, solo l’economia urbana, possa generare sviluppo e quindi di fare economia e creare posti di lavoro. Ma oggi scopriamo che tutto questo non è affatto vero. Perché stanno crollando anche le grandi città, e i giovani fuggono anche dal Nord verso la Spagna, verso la Svizzera, verso la Germania, e altri paesi d’Europa.

Quello che sta accadendo è un collasso. E non è solo demografico. È sociale, ambientale, culturale. La montagna che si spopola frana. Il bosco abbandonato brucia. I campi incolti non producono più. I borghi deserti non attraggono più turismo, ma un silenzio che sa di abbandono, di addio. La spina dorsale dello Stivale, come la chiama Teti, si sta spezzando.

Ma la responsabilità sarà politica. Perché quando si decide di concentrare tutto nelle metropoli e abbandonare il resto, non si fa solo un errore: si commette un’ingiustizia, si induce il paese al collasso, economico, sociale, storico.

Abbiamo ancora poco tempo per invertire la rotta? Forse sì, ma servono investimenti mirati, incentivi alla residenza, infrastrutture, servizi di qualità. Servono visione e coraggio. bisogna cominciare a pensare alle migrazioni legali, favorendo l’ingresso di giovani famiglie del Nord Africa e di altri paesi che troverebbero qui una naturale ospitalità, case e appartamenti ancora in buono stato che non aspettano altro di essere abitati per riportarli in vita. Ma servono scelte forti e coraggiosi. Perché la visione leghista dell’Italia è fallita e sta uccidendo il Paese.

Ma se questa visione dovesse vincere, l’Italia che sopravvive sarà un Paese a metà: una metropoli circondata dal nulla.