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16/11/2025 ore 06.15
Editoriali

La Calabria che scompare tra laureati in fuga e borghi destinati a morire: serve un piano per i giovani

Il Rapporto Svimez 2024 conferma l’esodo dei migliori dal Mezzogiorno. Senza investimenti concreti, infrastrutture digitali e lavoro dignitoso, la regione rischia di perdere quasi un quinto della popolazione nei prossimi 25 anni. È il momento di fare qualcosa

di Franco Laratta

La Calabria muore sotto i nostri occhi. Non è più una sensazione, ma una realtà drammatica confermata dal Rapporto Svimez 2024. Negli ultimi dieci anni quasi 200.000 giovani laureati hanno lasciato il Mezzogiorno, di cui 138.000 all’estero, in cerca di un futuro impossibile da costruire qui. Nei prossimi 25 anni la Calabria perderà 368.000 abitanti, quasi un quinto della popolazione, e l’intero Sud perderà 3,6 milioni di persone.

L’emorragia riguarda soprattutto i giovani, e senza di loro, scuole, università e interi paesi si svuotano inesorabilmente.

I salari reali sono calati del 6% dal 2019, la povertà lavorativa nel Sud tocca il 31,2%, e le opportunità scarse spingono talenti verso Nord e estero. Le università calabresi, compresa l’Università della Calabria, non bastano da sole a trattenere i migliori dopo la laurea. Servono risorse, investimenti e certezze normative, strumenti concreti per convincere i giovani a restare, senza gli ostacoli della burocrazia e dell’incertezza.

Lo smart working può essere la leva decisiva: migliaia di giovani oggi fuori potrebbero tornare, lavorando da remoto con stipendi adeguati e vivendo in territori ben più sostenibili. Sono indispensabile iniziative per creare ecosistemi attrattivi, sono necessari incentivi fiscali e infrastrutture digitali moderne. Detto questo, è chiaro a tutti che manca un impegno politico chiaro, determinato e decisivo. Ora, non fra anni, ora!

Giovani in fuga dall’Italia: in dieci anni oltre un milione di partenze dal Sud verso Nord ed estero

Il presidente della Giunta regionale, appena insediato per il secondo mandato, deve mettere al primo punto del suo impegno questo drammatico tema. Non c’è più tempo da perdere. Servono iniziative straordinarie, direi di emergenza, per creare le condizioni di un lavoro dignitoso in Calabria, grazie ad attività innovative, servizi per le famiglie, infrastrutture e opportunità concrete. L’assistenza, i bonus, continui interventi alla rinfusa, non servono a nulla, sono solo soldi sprecati. Per decenni in Calabria sono state impegnate risorse ingenti che non hanno prodotto pressoché nulla. E per decenni sono stati spesi miliardi di euro per l’assistenza, anche questa assolutamente inutile e diseducativa.

Le nuove generazioni, soprattutto i nativi digitali, sono straordinarie: intelligenti, aperte al mondo, con una visione globale che sorprende. Nel nostro piccolo, da un anno il network LaC ha dato a 20 giovani l’opportunità di partecipare attivamente al nostro lavoro, esercitandosi nell’opinione e nella proposta. In piena libertà e autonomia hanno dato un contributo interessante dal punto di vista culturale, con scritti e idee proiettati sempre avanti, con uno sguardo rivolto al futuro. Rappresentando un esempio per tutti, soprattutto per i nostri lettori.

E su questa strada noi andremo avanti.

Ma lo svuotamento della Calabria è già in corso: i piccoli borghi sono di fatto sulla strada della scomparsa dopo secoli di storia, altri si spengono nel silenzio generale. Quando ci sveglieremo e ci renderemo conto che stiamo perdendo la Calabria?