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26/10/2025 ore 06.15
Editoriali

Lo stallo che non possiamo più permetterci: basta slogan, servono competenze e senso della responsabilità

La Calabria non ha bisogno di chiacchiere, ma di un nuovo inizio. Di un governo regionale che lavori, che decida, che non si pieghi ai ricatti dei clan e delle clientele. Perché ogni giorno di ritardo è un giorno rubato al futuro di questa terra

di Franco Laratta

Nel momento in cui il presidente Roberto Occhiuto ha rassegnato le dimissioni, ha denunciato pubblicamente l’inerzia di una parte della dirigenza regionale, citando pratiche bloccate e rischi che tutto potesse fermarsi a causa dell’indagine giudiziaria e degli avvisi di garanzia. È stato un segnale grave, che racconta più di mille discorsi: un’amministrazione regionale in cui la macchina burocratica si ferma anche di fronte all’ordinario, figurarsi se accade qualcosa di imprevisto. E, ovviamente, ancor di più davanti alle indagini giudiziarie che hanno poi provocato il terremoto politico e il ricorso alle elezioni anticipate, per la prima volta nella storia del regionalismo. Poi è arrivato il mese della campagna elettorale, che ha evidenziato molte anomalie. La giunta regionale uscente ha inevitabilmente ridotto al minimo l’azione amministrativa.

Lunedì, finalmente, ci sarà la proclamazione degli eletti e subito dopo la formazione del nuovo esecutivo, al termine di settimane di trattative più o meno riservate. La Calabria è ancora in una fase di stallo che dura da troppo tempo. E questo, in una regione che già accumula ritardi drammatici in ogni settore, è un lusso che non potevamo permetterci. Ma tant’è.

Si dice spesso: “adesso si farà sul serio”. Ce lo auguriamo tutti. Perché la Calabria ha bisogno di essere governata e, una volta formata la nuova giunta, bisognerà partire subito e soprattutto dimostrare che le lunghe trattative di queste settimane non siano servite solo a distribuire poltrone. Ci auguriamo che la squadra di governo sia di alto profilo, capace di incidere davvero. Servono competenza, visione, coraggio e senso di responsabilità: non slogan. La situazione economica e sociale della Calabria è così grave che non c’è più tempo da perdere.

La cosa che si sottovaluta è che i calabresi non aspettano più miracoli. Non credono più a nessuno. Tanto che il 60% di loro non ha nemmeno votato, segno di una disillusione profonda, di un distacco enorme tra cittadini e amministratori. Probabilmente non credono che cambierà molto nemmeno questa volta, sapendo anche che questo nuovo governo regionale sarà, di fatto, la prosecuzione del precedente, interrotto solo da un gesto politico: le dimissioni di Occhiuto, che appaiono sempre più come l’ammissione di un sistema che non funziona, non cammina, non risponde, nell’ordinario, figurarsi quando accadono interventi esterni di particolare gravità.

Ma è necessario cambiare subito. Ci sono temi di straordinaria importanza che non è più possibile rinviare e che noi continuiamo da mesi a denunciare: lo spopolamento inarrestabile, la fuga dei giovani, la sanità ancora in piena emergenza, le nuove povertà, le infrastrutture carenti, la disoccupazione cronica, soprattutto quella femminile che è la più alta d’Italia.

Certo, racconteremo sempre che la Calabria è una terra meravigliosa, culla di storia e di cultura, di splendidi mari e montagne, borghi e tradizioni. Tutto vero. Ma non basta più. Non basta se i paesi continuano a svuotarsi, se i giovani se ne vanno e non tornano, se i nostri meravigliosi borghi stanno diventando deserti di pietra.

E non basta nemmeno parlare di sviluppo se non si ha il coraggio di affrontare il tema della corruzione. Perché in Calabria la corruzione non è solo un reato: è un sistema che si è insinuato nei gangli della pubblica amministrazione, che avvelena la politica e soffoca la meritocrazia. Serve una reazione dura, inflessibile, decisa. E su questo bisogna essere tutti uniti e compatti, perché se il sistema è marcio dentro, nessuno potrà mai governare con successo.

La Calabria non ha bisogno di chiacchiere, ma di un nuovo inizio. Di un governo regionale che lavori, che decida, che non si pieghi ai ricatti dei clan e delle clientele. Perché la verità, amara ma limpida, è che ogni giorno di ritardo, di mediocrità amministrativa e di mancanza di coraggio è un giorno rubato al futuro di questa terra.