Un bacio sulla lapide, la storia di Filippo Ceravolo e la rabbia di papà Martino: «Gli ’ndranghetisti non sono uomini»
Il dolore infinito per la morte ancora senza giustizia del ragazzo di 19 anni. Ucciso per errore durante la guerra tra i clan Loielo ed Emanuele a Soriano, il giovane è diventato simbolo di una Calabria che pretende risposte. Il racconto nel format di LaC Primi piani
Chissà se Filippo vede che papà Martino gli sta dando un bacio. Allora, con delicatezza, Martino bussa sulla lapide; magari riesce a sentirlo. Una gestualità diventata ormai un rito.
Nella puntata di Primi Piani “Agnelli tra lupi”, l’autore Francesco Tricoli decide di ricostruire la vicenda mediante la narrazione dell’avvocato Michele Gigliotti, il quale la definisce subito “un giallo”. La sera del 25 ottobre del 2012, il 19enne Filippo Ceravolo ottiene un passaggio da Domenico Tassone. Fatalità vuole che nei pressi della località Calvario di Pizzoni, l’auto del Tassone venga colpita da una pioggia di fuoco. Il vero target dell’attentato, il guidatore, si salva, mentre per Filippo i tentativi dell’equipe medica si rivelano vani: alle 23.45, il suo corpo cede.
Filippo Ceravolo, il padre: «Per mio figlio un altro compleanno al cimitero» - VideoPer la famiglia lo shock sembra insuperabile. Le funzioni vitali di Martino Ceravolo sono tutte intatte, eppure «non c’era voglia di vivere, di lavorare. Però vogliamo fare qualcosa per lui. La vita va avanti, sì… ma senza di lui, come va avanti?».
Difficile accettare che un ragazzo solare, pieno di vita, a cui piaceva giocare a pallone e che aveva festeggiato i suoi 18 anni circa un anno prima, adesso si trovi all’interno di una bara bianca.
Martino Ceravolo racconta con il sorriso il rapporto che aveva con il figlio, quasi come se stesse vivendo in quel momento le stesse sensazioni: «Era un coccolone, sempre alla ricerca di affetto. La sera prima dell’accaduto, pioveva e ha dormito accanto a me.»
Il caso si insinua all’interno di quella cornice formata dai tragici errori che commette la criminalità organizzata quando cerca di far fuori la persona X, ma poi non regola opportunamente il mirino. «L’omicidio di Filippo Ceravolo e il tentanto omicidio di Domenico Tassone si inseriscono in una sequela di eventi omicidiari che hanno connotato una contrapposizione acesissima - per il controllo del territorio - tra il gruppo criminale dei Loielo e l’aggregato criminale degli Emanuele» sostiene l’Avv. Gigliotti.
Tanto più fa rabbia un simile errore che ha spezzato la vita di un ragazzo che colpe non aveva. «Sarà la giustizia a farla pagare a tutti questi personaggi. Sono persone sporche. Ho paura a lavarmi con l’acqua che esce dalla mia doccia, perché potrebbe continuare lo stesso flusso che prima passa dalle loro docce per poi arrivare a sporcare me mentre mi lavo. Mi strapperei via la pelle». Parole dure quelle di Martino Ceravolo per dimostrare quanto rancore possa covare nei confronti di chi gli ha portato via suo figlio, in una metafora quasi surreale. «Che uomini d’onore sono questi che uccidono un ragazzo di 19 anni? Non sono affatto uomini.»
Un rancore giustificato anche dalla beffa oltre il danno: all’indomani della morte del ragazzo, alla famiglia Ceravolo viene intimato di tacere con diverse intimidazioni. Un servizio della giornalista Cristina Iannuzzi già descriveva lo sfregio alla stele di Filippo, quando l’icona raffigurante il suo volto venne staccata e ritrovata in un altro punto. Eppure, nel corso della puntata, il sindaco di Soriano Calabro Antonio De Nardo ci tiene a ribadire che il suo «non è un paese criminale. Soriano è un paese fatto di gente laboriosa, di gente onesta e di gente perbene. Lo Stato e la Magistratura ci sono e sono con noi.»
Filippo Ceravolo, la storia di un innocente senza giustizia diventa romanzo - VideoMartino Ceravolo si dice stanco, ma vuole continuare a lottare «per non vedere altre bare bianche». Se la giustizia fa il suo corso, impedirà alla criminalità di agire.
Chi entra a contatto con questa storia si pone una domanda, che viene espletata dall’Avvocato Gigliotti: chi è che materialmente ha compiuto l’omicidio? Intanto, la famiglia è ancora in attesa di risposte e di giustizia.
«È difficile anche solo portare i fiori al mio bambino. Ma per me la morte non ha vinto» conclude un papà pieno di amore che ricorda i momenti passati con il figlio come se li vivesse ancora. E sarà così per lui: finché lo ricorderà, Filippo continuerà a giocare a calcio nei giorni di sole e a dormire accanto a lui nei giorni di pioggia.