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27/12/2024 ore 22.55
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Al 41bis da 22 anni, ora la Cassazione annulla con rinvio la proroga del carcere duro per Giovanni Riina

Il secondogenito del capo di Cosa nostra sta scontando due ergastoli. Secondo gli ermellini è da dimostrare i suoi attuale collegamenti con l’esterno e l’attivismo del suo gruppo

di Redazione Cronaca

La Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la conferma del decreto ministeriale che impone il carcere duro a Giovanni Riina, secondogenito del capo di Cosa nostra, in carcere dal 1996 per scontare una condanna a due ergastoli, collegati alla partecipazione a Cosa nostra (ma non come capo) e soprattutto a tre omicidi di mafia commessi dallo zio Leoluca Bagarella e da Giovanni Brusca, risalenti al 1995 e di cui il detenuto fu considerato il mandante. È al 41 bis dal 2002.

Il tribunale di sorveglianza di Roma, con una diversa composizione rispetto al collegio che aveva emesso la decisione oggi annullata, dovrà rivalutare il cosiddetto 41 bis a carico di Riina, visto che non appare spiegato in maniera adeguata l'attuale collegamento tra il figlio del superboss (morto nel 2017) e l'esterno, presupposto della conferma del provvedimento che impone isolamento, restrizioni sui contatti con i familiari e con i difensori, limitazioni nella consegna di corrispondenza, pacchi e persino indumenti di ricambio.

Nella sentenza di annullamento con rinvio, la Cassazione ha fissato un principio di diritto a cui si dovranno attenere i magistrati della sorveglianza, con riferimento all'«apprezzamento in concreto della incidenza del decorso del tempo in rapporto a una condizione associativa pregressa» in cui mai è stato dimostrato il ruolo di vertice, per Giovanni Riina, «condannato per mera partecipazione al sodalizio mafioso». Inoltre «risulta meramente assertiva e poco chiara la considerazione di una posizione di 'sovraordinazione', non essendo stata argomentata la fonte e il significato concreto di tale affermazione in rapporto all'attuale condizione di pericolosità». Da dimostrare anche il reale e attuale «attivismo esterno del gruppo di riferimento» per capire se il detenuto abbia fatto un percorso di recupero grazie al trattamento penitenziario.

Colosimo: «Chiederò le carte»

«Chiederò le carte su Giovanni Riina, figlio del capo indiscusso di Cosa Nostra. La storia criminale di questo uomo non conosce dissociazioni e il solo cognome incute, ancora oggi, paura e una sorta di pericolosa e aberrante fascinazione. Metteremo la Commissione parlamentare antimafia a difesa del 41bis». Lo scrive su X la presidente della Commissione antimafia, Chiara Colosimo.