Ali di pollo, american whiskey, mutande e ostie: la vendetta dell’Europa contro i dazi di Trump
L’Unione europea risponde alle tariffe americane con una lista di 99 pagine di prodotti da colpire: dal cibo alle sigarette elettroniche, passando per i jeans e i bourbon
di Luca Arnaù
Altro che diplomazia: la guerra commerciale tra Stati Uniti e Unione europea è ufficialmente entrata nel vivo. Dopo l’entrata in vigore dei dazi del 25% imposti da Donald Trump su alluminio e acciaio europei, Bruxelles ha deciso di rispondere con una lista di contromisure degna di una sceneggiatura da guerra fredda economica.
La contesa commerciale tra Stati Uniti e Unione europea, insomma, è entrata in una nuova fase, con Bruxelles che ha deciso di colpire gli interessi americani in modo mirato e, a tratti, decisamente creativo. L’idea, nemmeno troppo velata, è quella di restituire il colpo con precisione chirurgica, colpendo settori strategici e, soprattutto, territori politicamente sensibili per l’ex presidente.
Le contromisure di Bruxelles entreranno in vigore a partire dal primo aprile, con piena operatività entro il 13 dello stesso mese. A darne l’annuncio è stata la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha sottolineato come l’Europa non possa permettersi di rimanere passiva di fronte a un attacco economico che rischia di penalizzare pesantemente l’industria del Vecchio Continente. Ma se fino a questo punto lo scontro tra le due potenze poteva apparire come l’ennesima tensione commerciale tra grandi economie, è analizzando la lista dei prodotti colpiti dai dazi europei che il tutto assume una sfumatura quasi surreale.
Dazi Usa, l’allarme della Cna Agroalimentare: «L’intero comparto vitivinicolo italiano preoccupato»Bruxelles ha deciso di colpire l’America nelle sue icone. Via libera a tariffe sui jeans, simbolo del sogno americano. Da oggi costerà di più anche il bourbon del Kentucky, il whisky preferito degli Stati del sud, storicamente repubblicani. E non potevano mancare le motociclette Harley-Davidson, altra pietra miliare della cultura a stelle e strisce, per le quali gli appassionati europei dovranno sborsare una cifra maggiorata. Ma oltre ai colpi inferti alle bandiere del made in USA, l’Europa ha dimostrato una fantasia notevole nell’individuare i prodotti su cui far pesare la sua rappresaglia commerciale. Nell’elenco dei beni soggetti a dazi compaiono infatti articoli che spaziano dalle mutande alle ostie, dalle sigarette elettroniche ai cerotti alla nicotina, dai dentifrici agli accappatoi.
Una strategia apparentemente bizzarra, ma in realtà attentamente studiata. Colpire i settori dell’abbigliamento e dei beni di largo consumo significa danneggiare le grandi aziende americane che hanno interessi nel mercato europeo. Ma la scelta dei prodotti non è casuale nemmeno dal punto di vista politico. La Commissione ha deciso di colpire soprattutto le economie di quegli Stati che rappresentano le roccaforti del Partito Repubblicano e, di conseguenza, la base elettorale di Donald Trump. Il messaggio è chiaro: se la guerra commerciale continuerà, saranno proprio i sostenitori del tycoon a pagarne il prezzo più alto.
Non si tratta solo di simbolismo o di piccoli dispetti diplomatici. La battaglia dei dazi si gioca su cifre importanti. Secondo le stime, l’impatto economico delle tariffe europee sui prodotti americani ammonterà a circa 26 miliardi di euro, una cifra che non può essere ignorata da Washington. Da parte loro, gli industriali americani non hanno tardato a far sentire la propria voce, protestando contro la decisione di Trump di trascinare il Paese in un confronto che rischia di ritorcersi contro gli stessi Stati Uniti. Alcuni senatori repubblicani hanno già espresso il loro disappunto, temendo un effetto boomerang sui loro distretti elettorali.
Nonostante ciò, Trump sembra intenzionato a proseguire per la sua strada. L’ex presidente, che ha basato la sua retorica sulla protezione dell’industria americana, considera la politica dei dazi una leva strategica per rafforzare l’economia nazionale. “Dobbiamo proteggere i lavoratori americani e mettere fine alle ingiuste pratiche commerciali dell’Europa”, ha dichiarato in una recente intervista. Ma nel frattempo, a Bruxelles, c’è chi pregusta già il contraccolpo che le nuove tariffe europee potrebbero infliggere agli USA.
Se c’è una lezione che la storia recente ha insegnato, è che le guerre commerciali non producono mai vincitori netti. La vera domanda è fino a che punto entrambe le parti sono disposte a spingersi prima di tornare al tavolo delle trattative. Fino ad allora, chiunque abbia in programma di acquistare una Harley-Davidson, un paio di Levi’s o un po’ di bourbon farebbe meglio a farlo in fretta. Anche perché, mentre l’Europa dichiara guerra con mutande e ostie, Trump potrebbe decidere di rispondere con qualcosa di ancora più imprevedibile.