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03/07/2025 ore 20.24
Italia Mondo

Alla fine ha vinto l’Oca: Tittia trionfa su Diodoro nel Palio di Siena più combattuto degli ultimi anni

In una Piazza del Campo gremita, la storica corsa di cavalli ha regalato emozioni, silenzi e un finale da brividi. Tutta la città ha trattenuto il fiato per tre giri. Poi è esplosa in un boato

di Luca Arnaù
Palio di Siena

Alla fine ha vinto l’Oca. Giovanni Atzeni, detto Tittia, su Diodoro ha trionfato al fotofinish in una gara serrata fino all’ultimo respiro. Ha tagliato il traguardo davanti a tutti e, in un attimo, la Piazza è esplosa: l’urlo dei contradaioli ha scosso la conchiglia di tufo come un tuono improvviso nel cielo di luglio. È stato un Palio combattuto, teso, vibrante. Un Palio vero.

Una città, tre giri di pista, un solo nome da urlare fino a perdere la voce: Oca! Il Palio di Siena si è corso oggi, recuperando il rinvio per maltempo, e ha rapito tutto: il tempo, gli sguardi, le emozioni. Il cuore antico della città ha battuto forte in Piazza del Campo, gremita in ogni ordine di posto, con i colori delle contrade che si agitavano come onde in un mare di storia, sangue e passione.

Ma il Palio non è solo una corsa. È un’ossessione che ritorna, una fede che si tramanda. Siena smette di essere una città e diventa un corpo unico, compatto, arcaico. Tutto vibra: il rullo dei tamburi, il sudore dei fantini, la tensione che taglia l’aria come una lama. Tre giri che durano pochi minuti ma che valgono un anno intero, forse una vita. Non serve essere nati a Siena per sentire il brivido. Basta esserci. Basta vivere quell’attimo sospeso, il silenzio irreale della mossa, i nitriti, il colpo secco del canapo che si abbassa e l’urlo che esplode. È il caos, la furia, la bellezza. È destino.

E in questo destino, oggi, ha trionfato l’Oca. Tittia, alla sua dodicesima vittoria in carriera, ha guidato Diodoro con esperienza e coraggio. Una corsa impeccabile, testa a testa fino all’ultima curva, quando il cavallo dell’Oca ha messo il muso davanti e non si è più voltato indietro. Alle sue spalle, il buio: la delusione delle altre nove contrade che ci avevano creduto fino all’ultimo.

Ma il Palio non finisce con l’arrivo. Anzi, inizia prima e continua dopo. Ci sono le cene delle contrade, le benedizioni dei cavalli, le strategie sotterranee, i patti e i tradimenti. Ci sono le lacrime, le preghiere, le notti insonni. Ci sono i bambini che sognano di vincere da grandi e i vecchi che ricordano la loro ultima vittoria. Oggi correvano in dieci, ma ad aspettare erano in diciassette. E tutti, in un modo o nell’altro, erano pronti a gridare o a piangere.

Perché il Palio è questo: non c’è tifo, c’è appartenenza. Non ci sono spettatori, ma generazioni intere che vivono lo stesso battito. È un rito pagano e sacro insieme, che scavalca il tempo. C’è chi ha vegliato il cavallo nella stalla, chi ha camminato a piedi nudi per voto, chi ha affidato la propria fede a un fazzoletto colorato. E poi c’è chi ha vinto. L’Oca. Che adesso festeggia come sa fare Siena: con il cuore, con la voce, con il vino, con la pelle d’oca. E con il Drappellone, che tornerà nella sede della Contrada a raccontare – per sempre – la gloria di oggi.

Perché a Siena si vince così: correndo, credendoci, resistendo. E se non si vince, si aspetta. Fino alla prossima volta. Perché il Palio non finisce mai.