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25/06/2025 ore 07.11
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Alvaro Vitali, l’indimenticabile volto di Pierino che porta via con sè un pezzo di cinema popolare italiano

L’attore si è spento a Roma a 75 anni dopo due settimane di ricovero. Malato da tempo, aveva denunciato l’oblio e la solitudine degli ultimi anni: «Vivo con 1300 euro di pensione, il cinema mi ha abbandonato»

di Luca Arnaù

Alvaro Vitali è morto. L’attore che ha incarnato come nessun altro il personaggio di “Pierino”, simbolo dissacrante di una generazione di italiani cresciuta tra doppi sensi, schiaffi e marachelle da barzelletta, si è spento nel pomeriggio in un ospedale della capitale.
Aveva 75 anni e da due settimane era ricoverato per una broncopolmonite recidiva, complicazione di problemi respiratori che da anni lo affliggevano. La notizia è stata confermata da fonti vicine alla famiglia e rilanciata dai media, con il cordoglio di tanti colleghi del mondo dello spettacolo.

Nato il 3 febbraio 1950 a Roma, figlio di un elettricista, Vitali aveva iniziato la carriera come comparsa. Il suo volto, minuto, buffo, dalla risata contagiosa, colpì Federico Fellini, che lo volle con sé in Satyricon (1969), affidandogli poi ruoli minori ma incisivi in film come Roma (1972), I clowns e Amarcord (1973).  Una collaborazione che gli aprì le porte del cinema italiano, e che lo fece conoscere come caratterista atipico e istintivo, con uno stile tutto suo, figlio della romanità di strada.

Ma fu nei primi anni ’80 che Vitali conobbe il vero successo popolare, diventando la star indiscussa di una lunga serie di pellicole del filone erotico-demenziale, quello che oggi chiamiamo con indulgenza “commedia sexy all’italiana”. Un genere spesso vituperato, ma capace di fare incassi milionari e attrarre folle al cinema.

Il personaggio di Pierino, lo scolaretto insolente, sboccato, privo di freni inibitori, era già parte del repertorio cabarettistico di Vitali, e trovò al cinema la sua consacrazione: Pierino contro tutti (1981), Pierino colpisce ancora (1982), Pierino medico della Saub (1981). Film girati con pochi mezzi ma con un fiuto infallibile per il gusto dell’epoca.

Accanto a lui, in quegli anni, scorrevano i volti noti del genere: Edwige Fenech, Gloria Guida, Renzo Montagnani, Lino Banfi, Nadia Cassini. Ma nessuno ebbe una simbiosi con il proprio personaggio come Alvaro con Pierino: stesso accento, stesso ritmo, stesso sguardo furbo. Era lui, autenticamente, e forse proprio per questo il pubblico lo adorava.

Con oltre 150 film alle spalle, Vitali attraversò tre decenni di cinema. Ma quando le mode cambiarono e la commedia sexy svanì, anche per lui iniziò un lento ritiro. Apparve in tv – imitazioni a Striscia la notizia, qualche reality – ma senza più il successo di un tempo. E negli ultimi anni fu lui stesso a raccontare il senso di amarezza e abbandono: “Ho fatto ridere l’Italia, eppure vivo con 1300 euro di pensione. Non lavoro più da tempo. Il cinema mi ha dimenticato”.

Negli ultimi giorni, il suo nome era tornato nelle cronache per una polemica con l’ex moglie Stefania Corona, cantautrice, a cui aveva scritto una lettera pubblica su DiPiù: “Ti perdono, torniamo insieme”. La risposta fu gelida: “Io non conto niente per lui, gli servo solo per comodità”. Una lite che aveva riportato l’attenzione su un uomo fragile, ironico, dolente.

Eppure, dietro le smorfie e le gag, c’era un attore consapevole, che sapeva far ridere senza prendersi mai troppo sul serio. Un erede naturale della commedia dell’arte, dell’avanspettacolo, del varietà popolare. Il
suo Pierino non era solo una caricatura: era l’Italia che rideva di se stessa, in un’epoca più semplice, più libera, forse più ingenua.

Con la morte di Vitali si spegne l’eco di quel cinema che riempiva le sale con i cartelloni disegnati a mano, i sospiri rubati e le risate senza vergogna. Un genere scomparso, oggi oggetto di rivalutazioni tardive, che ha fatto la fortuna di produttori e registi, ma ha spesso lasciato soli i suoi interpreti. Alvaro Vitali era uno di questi. E oggi, almeno per un giorno, tutta l’Italia si ricorda di lui.