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22/08/2025 ore 06.30
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Banche d’oro, italiani al verde: nel 2025 utili record mentre famiglie e aziende soffrono

Bilanci stellari per gli istituti di credito, mentre la promessa tassa sugli extraprofitti si è trasformata in un prestito mascherato. A pagare il conto restano cittadini e imprese

di Redazione Attualità

Nel 2025, molti italiani faticano a mettere insieme pranzo e cena, figuriamoci le vacanze estive. L’inflazione continua a erodere il potere d’acquisto e gli stipendi restano sostanzialmente bloccati da oltre un decennio. Mentre si tagliano spese e si rinuncia alle ferie, le banche italiane festeggiano una performance economica mai vista prima.

Numeri da capogiro nei bilanci bancari. Ecco alcuni dati emblematici:

Nel primo semestre del 2025, le principali banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER, MPS) hanno chiuso con un utile netto aggregato di 14,3 miliardi di euro, in crescita del 13% annuo (o del 16% escludendo componenti straordinari). Solo nel secondo trimestre, lo stesso gruppo ha registrato 7,6 miliardi, +15% su base annua (+12% su trimestre precedente).

Nel primo trimestre del 2025, le big cinque hanno totalizzato utili netti cumulati di circa 6,75 miliardi, +12% rispetto al 2024. Se si estende al primo terzo del settore (13 istituti), si arriva a 8,7 miliardi. Per il 2024 intero, il bilancio è stato spettacolare: 46,5 miliardi di utile netto, +14% rispetto al 2023, e oltre 112 miliardi di utili accumulati nel triennio 2022-2024. Anche l’efficienza migliora: il ROE medio si attesta intorno al 16 % nel primo semestre e fino al 16,1% nel secondo trimestre, mentre il cost/income si riduce significativamente, passando dal 63,1% del 2022 al 53,2% del 2024.

Come si spiega tutto questo? Il motore principale è il rialzo dei tassi BCE: dal 2022, il costo dei prestiti cresce più velocemente di quello dei depositi. Il margine d’interesse, il cuore dei profitti bancari, torna ad essere protagonista. Le commissioni (gestione patrimoniale, servizi digitali, bancassurance) riprendono a crescere, contribuendo al mix di ricavi. I crediti deteriorati (NPL) si riducono: scende il rischio e migliorano i bilanci. Gli stress test dell’EBA confermano solidità del sistema, con livelli patrimoniali elevate e flessibilità strategica

La “tassa” promessa che non c’è stata. Ricordi quell’annuncio roboante del 2023: la tassa sugli extraprofitti delle banche promossa dal governo Meloni. Tutto è rimasto sulla carta. Si è trasformata in accantonamenti/reserve, infine in un prestito mascherato: le banche hanno anticipato al Tesoro l’uso di future detrazioni fiscali (circa 3,5 miliardi), che lo Stato dovrà restituire in termini di mancati incassi nei prossimi anni. Un’operazione soft che ha azzerato l’effetto redistributivo promesso.

Quali conclusioni trarre? In questo Paese i conti non tornano. Le banche sfornano utili miliardari, festeggiano dividendi e bonus ai manager, mentre milioni di famiglie tagliano le vacanze, fanno la spesa col bilancino e non arrivano a fine mese. Gli stipendi sono inchiodati da dieci anni, il potere d’acquisto è stato divorato dall’inflazione, e il carrello della spesa è diventato un lusso quotidiano.

Il governo aveva promesso di colpire gli extraprofitti delle banche: ma era solo un bluff. Altro che tassa, si è trattato di un prestito di comodo, da restituire con tanto di interessi… ma a favore delle banche, non dei cittadini. La verità è che il potere politico ha scelto di non disturbare troppo i poteri forti. E così oggi la forbice si allarga sempre di più : i cittadini stringono la cinghia e le banche ingrassano. È la fotografia più amara dell’Italia di oggi, dove chi lavora paga il conto, mentre chi specula continua a festeggiare.

Ma attenzione, il dramma non riguarda solo i consumatori: le imprese italiane sono sull’orlo del baratro. Con costi energetici schizzati alle stelle — e bollette fino a +56% rispetto al più recente passato — margini, produttività e competitività crollano. Il carico è insostenibile. Il fatturato è in calo, l’ottimismo è scomparso, migliaia di PMI rischiano la chiusura.