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12/06/2025 ore 12.56
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Belve, bufera dopo l’intervista a Bossetti. Parla la genetista: «Nessun dubbio, il Dna su Yara è il suo»

La dottoressa Marina Baldi smonta punto per punto i dubbi sollevati dalla difesa: «La traccia è valida, l’identificazione è certa, la contaminazione è impossibile»

di Luca Arnaù
Massimo Bossetti e Francesca Fagnani (foto ufficio stampa Belve jump media)

«Chi lo dice che era il mio il Dna ritrovato sugli slip di Yara? È tutto assurdo». A riaccendere il dibattito su uno dei delitti più sconvolgenti della cronaca italiana è stato proprio lui, Massimo Giuseppe Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio. Le sue dichiarazioni sono arrivate durante la prima puntata di Belve Crime, lo spin-off in chiave true crime del celebre format condotto da Francesca Fagnani. Ma a spegnere sul nascere le insinuazioni dell’ex muratore di Mapello è ora la dottoressa Marina Baldi, genetista e biologa forense, tra le più autorevoli nel panorama italiano.

Francesca Fagnani e Massimo Bossetti: il duello a “Belve Crime” riaccende i riflettori sul caso Yara

«La validità della traccia genetica trovata è fuori discussione», afferma Baldi, che ha firmato consulenze decisive in casi come quello della contessa Alberica Filo della Torre. Ed è proprio quella traccia, la 31G20, rinvenuta sugli slip di Yara, ad aver inchiodato l’uomo indicato come “Ignoto Uno”. Traccia da cui fu estratto sia il Dna autosomico sia il cromosoma Y, in grado di identificare il lignaggio paterno.

Da lì cominciò l’imponente screening genetico nella zona di Chignolo d’Isola, che condusse a un giovane con lo stesso cromosoma Y di Ignoto Uno. L’anomalia era nella parte autosomica. Da quel dato si risalì ai figli legittimi di Giuseppe Guerinoni, l’autista di Gorno scomparso nel 1999. Il profilo corrispondeva per metà. L’altra metà, quella materna, fu ritrovata in Ester Arzuffi, madre di Bossetti. Risultato? Combacia perfettamente.

«La probabilità che Ignoto Uno non sia Bossetti è di una su miliardi», ribadisce Baldi, citando la perizia del professor Carlo Previderè.

La difesa dell’imputato continua però a insistere sull’assenza del Dna mitocondriale, elemento su cui i legali Claudio Salvagni e Paolo Camporini hanno basato parte delle loro istanze di revisione. Ma anche questo punto viene chiarito dalla genetista: «Il Dna mitocondriale di Bossetti è stato mascherato da quello in enorme quantità della vittima, il cui corpo era in decomposizione. Non è un’anomalia, è un fatto noto: quando le cellule muoiono, rilasciano grandi quantità di Dna mitocondriale, che sovrasta quello di tracce più piccole».

E precisa: «Il Dna mitocondriale non è neppure quello che serve per identificare con certezza una persona: ha pochi loci, è trasmesso solo per linea materna e non è univoco». Il Dna nucleare, invece, contiene le informazioni davvero identificative: «È quello che conta per ricostruire un profilo genetico individuale. E coincide in pieno con quello di Bossetti».

E le altre piste? I legali chiedono da anni di analizzare i famosi 54 “scartini”, campioni mai esaminati e oggetto di accese battaglie giudiziarie. Ma anche su questo l’esperta è netta: «Possono essere estratti di lavoro, frammenti residuali. Qualunque risultato emergesse da lì non metterebbe in discussione l’unica traccia solida: quella sugli slip».

Sulla possibilità di contaminazioni, Baldi non lascia spazio a suggestioni: «Una contaminazione è possibile solo da contatto diretto o secondario. Non si deposita Dna in volo. E nel caso in discussione, il punto in cui la traccia è stata rilevata – gli slip – rende l’ipotesi altamente improbabile».

Infine, il capitolo dei presunti kit scaduti usati dai Ris: un altro cavallo di battaglia della difesa. Anche qui la genetista taglia corto: «I reagenti nei kit devono essere verificati e lo furono. In ogni caso, un kit scaduto non produce un Dna sbagliato, semmai nessun risultato. E i RIS ottennero un profilo chiaro e completo».

Nessuna incertezza, dunque. «Il risultato è chiaro. Non c’è alcun Ignoto 2. Quella traccia su Yara è di Bossetti. E ogni elemento scientifico lo conferma».