Bonus da 1500 euro per gli studenti delle paritarie, opposizioni all’attacco: «E intanto la scuola pubblica annaspa»
Nel pacchetto di emendamenti alla manovra spunta un contributo per le famiglie che scelgono le private: misura limitata ai redditi più bassi ma contestata dall’opposizione. La proposta arriva da Forza Italia e Noi Moderati
Nel mare di emendamenti alla manovra, tra ritocchi fiscali, micro-bonus e rivendicazioni territoriali, spunta un intervento destinato ad accendere il dibattito politico: un bonus da 1.500 euro a studente per chi frequenta una scuola paritaria. Una misura che la maggioranza, nelle sue diverse sfumature, tenta da anni di introdurre stabilmente e che ora torna sul tavolo del Parlamento con la firma di Giusy Versace e Mariastella Gelmini per Noi Moderati, affiancate da Claudio Lotito per Forza Italia. Un blitz che ricorda da vicino quello dello scorso anno, poi ritirato dopo settimane di polemiche, ma che la destra ripropone con rinnovata convinzione.
Il testo dell’emendamento è esplicito: a partire dal 2026, il ministero dell’Istruzione e del Merito potrà riconoscere alle famiglie con un Isee non superiore a 30mila euro un contributo fino a 1.500 euro per studente iscritto a una scuola paritaria di primo grado o al primo biennio delle superiori. Il bonus sarà modulato per scaglioni reddituali decrescenti, con un tetto di spesa fissato a 20 milioni di euro. Una cifra che, secondo i proponenti, rappresenterebbe un sostegno mirato alle famiglie con minori possibilità economiche, ma che secondo l’opposizione non affronta le vere emergenze del sistema educativo.
In parallelo, un altro emendamento della maggioranza chiede di incrementare di ulteriori 20 milioni gli stanziamenti destinati alle scuole non statali. Un segnale politico forte, che arriva pochi giorni dopo l’audizione a Palazzo Madama di suor Anna Monia Alfieri, da anni una delle voci più influenti nel dibattito sulle paritarie e sostenitrice del cosiddetto “buono scuola” come strumento di accesso universale. Le sue parole, pronunciate il 2 novembre, sembrano aver trovato terreno fertile nella maggioranza, che ritiene necessario riequilibrare il sistema riconoscendo al settore privato un ruolo complementare e strutturale.
Ma se da un lato c’è chi parla di “libertà educativa” e di “pari dignità” tra pubblico e privato, dall’altro si levano voci molto critiche. La senatrice del Movimento 5 Stelle Barbara Floridia definisce la misura «l’ennesimo regalo a pochi, pagato con i soldi di tutti». La sua posizione è netta: «Mentre la scuola pubblica deve fare i conti con edifici fatiscenti, mancanza di docenti e fondi insufficienti, la maggioranza trova magicamente risorse per chi manda i figli alle private». Una lettura che si inserisce nel più ampio dibattito sul sottofinanziamento cronico dell’istruzione statale, aggravato negli ultimi anni dalla carenza strutturale di insegnanti in molte regioni e dal deterioramento delle infrastrutture.
La questione delle paritarie non è nuova e divide la politica da almeno vent’anni. La legge del 2000 che ha riconosciuto il loro ruolo nel sistema pubblico integrato non ha mai trovato un equilibrio pieno tra diritto all’istruzione e sostegno alle famiglie. Ogni tentativo di intervenire con bonus, detrazioni o finanziamenti aggiuntivi ha sempre generato tensioni. La misura attuale non fa eccezione: per la maggioranza è un passo verso la piena libertà di scelta senza oneri insostenibili per le famiglie meno agiate; per l’opposizione è un privilegio mascherato che sottrae risorse alla scuola di tutti.
Il contesto, intanto, non aiuta ad abbassare i toni. Il sistema scolastico pubblico soffre una carenza cronica di organico, soprattutto nel sostegno, mentre i dirigenti scolastici denunciano da anni l’insufficienza di fondi per manutenzione e sicurezza. Molti edifici necessitano di interventi urgenti, dai tetti agli impianti elettrici, e la transizione digitale procede a velocità disomogenea. Elementi che la sinistra utilizza come contrappeso politico per contestare l’opportunità del bonus alle paritarie.
La maggioranza ribatte che l’investimento complessivo è minimo rispetto al bilancio del Ministero e che le paritarie contribuiscono a decongestionare il sistema pubblico, ospitando centinaia di migliaia di studenti senza pesare sulle strutture statali. Un argomento storico della destra e del mondo cattolico, che oggi viene rilanciato in un clima politico segnato da tensioni, rivalità interne e una campagna elettorale permanente.
Il dibattito non si spegnerà presto. L’emendamento dovrà superare la battaglia parlamentare, i pareri tecnici e il vaglio del governo, che finora non ha espresso una posizione ufficiale. Ma il segnale è chiaro: nella manovra, tra tagli e vincoli, il tema delle paritarie torna a occupare spazio politico. E, com’è accaduto molte altre volte, rischia di trasformarsi in un nuovo fronte ideologico destinato a polarizzare ancora una volta la discussione sulla scuola italiana.