Carlo Nordio, il ministro dimezzato che ha smarrito la Giustizia
Il “Guardasigilli” è diventato un problema per il governo. Ma sul caso caso Almasri ora rischia che a pagare sia solo lui, quando le responsabilità sono più forti e più in alto, soprattutto più politiche, e rischiano di travolgere lo stesso governo
No, non è l’uomo giusto al posto giusto. Poteva e doveva esserlo, essendo stato un procuratore della Repubblica con un carriera vissuta tra inchieste particolarmente importanti, stimato per la sua competenza. E invece no, non è la figura giusta per guidare il Ministero della Giustizia, soprattutto in questa stagione politica segnata da profonde tensioni, che lui ha reso ancora più evidenti e profonde.
Nordio è ormai un ministro dimezzato, tecnicamente imbarazzato e politicamente imbarazzante, schiacciato dalle sue stesse parole, smentito dai fatti, isolato nei palazzi romani e spesso umiliato dai suoi colleghi. Nordio è diventato un problema per il governo. Ma sul caso Almasri ora rischia che a pagare sia solo lui, quando le responsabilità sono più forti e più in alto, soprattutto più politiche, e rischiano di travolgere lo stesso governo. Il “caso Almasri”, un intreccio opaco di arresti, rilascio, fughe, omissioni e confuse relazioni istituzionali, non poteva e non doveva finire nel dimenticatoio, come avrebbe fortemente voluto il governo.
Ma il punto non è solo la gravità del caso in sé, quanto l’imbarazzo crescente del Guardasigilli. Nordio, chiamato a riferire in Parlamento, ha fornito una ricostruzione lacunosa, infedele. E ora si scopre che molti elementi gli erano sconosciuti, o peggio, li ha taciuti. Resta il fatto che in Parlamento il ministro ha parlato da uomo a dir poco male informato, e questo, per chi guida la Giustizia, è intollerabile. Lui per difendersi continua a dire che le notizie che stanno circolando sui giornali non stanno né in cielo né in terra. Sono del tutto false. Ma ormai non gli crede più nessuno.
Giuseppe Valditara: il professore del secolo scorso che vuole addomesticare il futuroIl problema però non è solo il caso Almasri. Nordio è in rotta di collisione da tempo con buona parte della magistratura. La sua riforma sulla separazione delle carriere ha sollevato un vespaio di polemiche, e in molti la considerano una forzatura ideologica più che una necessità concreta. Perché volendo dirla tutta, nemmeno questa riforma servirà a rendere più giusta, più veloce e più coerente la giustizia italiana. Che versa in una condizione molto grave. Anche per qualche responsabilità dei magistrati.
Ma è la sua gestione ondivaga, incerta, quasi timorosa, a destare le maggiori perplessità. Chi lo ascolta in parlamento lo sente spesso esitante, indeciso, a tratti confuso. Le sue uscite pubbliche sono sempre più rare e sempre più goffe. E dentro il governo non sono pochi quelli che lo vorrebbero già fuori scena. Nordio non è mai stato in grado di dialogare con le toghe, e si appresta a varare una riforma lasciando aperto uno scontro con la magistratura che da molti punti di vista rischia di fare molti danni. E che il ministro avrebbe dovuto evitare.
Sul piano qui squisitamente politico non incide: non guida, non detta la linea, non impone alcuna agenda. Sembra lì per caso. E si muove come chi vorrebbe essere altrove. Un ministro “tecnico” che ha finito per essere tecnico del nulla. Uno che ha perso la fiducia e che sta consumando la propria credibilità con una rapidità impressionante.
Il momento per trarre le conclusioni potrebbe essere arrivato. Perché alla guida della Giustizia non serve necessariamente un ex magistrato, semmai sarebbe l’ora di un politico serio e competente, che conosca il sistema e lo sappia affrontare, che sappia dialogare con i magistrati non cedendo per forza, ma concordando con loro una riforma vera della giustizia che finalmente acceleri i tempi del processo, aumenti l’organico, qualifichi i magistrati che molto spesso davanti a un mondo che corre velocemente, hanno bisogno di sostegno, di mezzi più moderni, di strumenti adeguati ai tempi. E soprattutto di sostegno e di fiducia delle istituzioni e del paese.
Nordio, è l’anello debole del sistema politico attuale. Come lo sono la Santanchè, Mantovano e tanti altri ministri che si sono dimostrati incompetenti e che sono chiacchierati. Ma che però godono di una forte protezione politica. Cosa che manca sempre di più a Nordio. L’unica vera decisione politica che resta da prendere al ministro Guardasigilli è quella di lasciare. Prima che sia troppo tardi. Prima che a pagare sia solo lui.