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03/05/2025 ore 13.24
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Conclave, la megalomania di Trump e la corsa al soglio di Pietro del cardinale Dolan

Le “burle” del presidente americano a pochi giorni dall’ingresso nella Cappella Sistina, che ribadisce: «Abbiamo un ottimo cardinale che arriva da un posto chiamato New York»

di Ernesto Mastroianni

Il conclave è alle porte e sulla Santa Chiesa di Roma è ancora tutto da decidere. In questo clima solenne ed allo stesso tempo incerto, arrivano le burle di Donald Trump. Negli ultimi giorni, a fare il giro dei social, è una foto creata con l’intelligenza artificiale del presidente degli Stati Uniti vestito da Pontefice. Un'immagine dissacrante, allo stesso tempo imbarazzante e, per molti aspetti, inquietante. Il fotomontaggio lo presenta in abito talare con tanto di crocifisso dorato, intento ad impartire la benedizione.

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Una benedizione distante dai principi del cattolicesimo. Una blasfemia ben poco velata, seguita dalle sue dichiarazioni: «Vorrei diventare Papa. Sarebbe la mia prima scelta. Penso che sarei un grande Papa. Nessuno lo farebbe meglio di me». E mentre in Vaticano tutti sono costretti a fare i conti con l'assenza di una guida pontificale, Trump si diverte a sfoggiare la sua megalomania sui social. Alla domanda dei giornalisti, in merito alla sua preferenza tra i papabili, ha risposto: «Non ho preferenze, abbiamo un ottimo cardinale che arriva da un posto chiamato New York, vediamo cosa succede».

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Il cardinale proveniente da New York è l'arcivescovo Timoth Dolan, appartenente all'area dei conservatori. Un'area afferente alla politica di Trump, distante anni luce dall'avanguardismo di Bergoglio. Dolan, insieme ad altri cardinali come Raymond Leo Burke, non hanno mai nascosto la loro aderenza ad un'idea di Chiesa tradizionalista, sia dal punto di vista liturgico, sia sulla dottrina morale e bioetica.

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Appartenenti al gruppo dei "Maga Catholics" non hanno mai velato l'insofferenza verso il papato Bergogliano, promuovendo da sempre un'idea di chiesa rigida e poco aperta al "moderno". Insomma, in soldoni, una chiesa destinata all'estinzione, un ritorno al Medioevo ecclesiastico poco auspicabile e, allo stesso tempo, impensabile, soprattutto dopo il pontificato inclusivo di Francesco. L'idea che Trump possa influenzare la scelta del nuovo papa, non va interpretata letteralmente, anche perché, il suo potere, in questo caso, è inesistente. Sicuramente ci prova ad insinuarsi, con la sua politica retrograda, nelle mura leonine.