Cristiano Ronaldo, il primo miliardario del calcio: «Il mio amore per questo sport vale più dei soldi»
A quarant’anni, CR7 è il primo giocatore della storia a entrare nel club dei miliardari. Tra sponsor, investimenti e record sportivi, continua a inseguire la passione che lo ha reso immortale: «So che mi resta poco tempo, ma finché posso darò tutto»
Cristiano Ronaldo non conosce confini. Né geografici, né economici. Il fuoriclasse portoghese, oggi in forza all’Al-Nassr in Arabia Saudita, è ufficialmente il primo calciatore miliardario della storia. Lo conferma Bloomberg, che stima il suo patrimonio personale in 1,4 miliardi di dollari.
Un risultato che non nasce dal caso, ma da un mix di talento, marketing e longevità sportiva. Ronaldo, a quarant’anni, è riuscito a costruire un impero che vive ben oltre i novanta minuti di una partita: contratti, marchi, hotel, profumi, linee di abbigliamento, investimenti immobiliari e una presenza social da oltre seicento milioni di follower. Tutto, in CR7, è diventato business.
Il contratto firmato nel 2023 con il club saudita vale da solo oltre 400 milioni di dollari in due anni. A questo si aggiungono sponsorizzazioni faraoniche con Nike, Armani, Clear e il marchio personale CR7, che porta il suo nome sulle passerelle, nelle boutique e perfino negli hotel di lusso. Ma dietro i numeri da capogiro, resta la passione di un uomo che non ha mai smesso di sentirsi calciatore. «La mia famiglia mi dice di smettere – ha raccontato all’agenzia Ansa – ma io continuo a fare cose buone per il mio club e per la nazionale. Ho ancora la stessa passione di un tempo: so che non mi restano molti anni per giocare, ma quelli che ho voglio godermeli fino in fondo».
Una dichiarazione che svela la doppia anima di Cristiano: da un lato l’imprenditore miliardario, dall’altro il ragazzo di Madeira che sogna ancora di vincere. È questa la chiave della sua longevità: una determinazione feroce, unita a un’ossessione per la perfezione fisica e mentale che lo tiene ancora ai vertici del calcio mondiale.
Ronaldo non parla di ritiro, ma di gratitudine. «Sono in nazionale da ventidue anni – spiega – e credo che questo dica tutto. Amo indossare la maglia del Portogallo, rappresentare il mio Paese, vincere per i miei tifosi. Se potessi, giocherei solo per la nazionale: è l’onore più grande della mia vita». Il Portogallo lo ha appena premiato con il Trofeo Prestige, riconoscimento alla carriera per i risultati e la dedizione con cui ha rappresentato la propria bandiera.
Sabato tornerà in campo come capitano contro l’Irlanda, e poi contro l’Ungheria, due partite decisive per la qualificazione ai Mondiali del 2026. Intanto, fuori dal campo, la sua immagine continua a generare ricchezza. Ogni post pubblicato sui social vale migliaia di dollari, ogni apparizione pubblica diventa evento globale. Le aziende fanno a gara per legare il proprio nome a quello di CR7, simbolo di potenza, disciplina e successo. Ma lui minimizza: «Non penso ai soldi. Penso a essere ricordato come un professionista serio, uno che ha dato tutto in ogni squadra dove ha giocato. Il denaro è una conseguenza, non il mio scopo».
La sua carriera è un manuale vivente di resilienza: dal ragazzo che lasciò l’isola di Madeira al dominatore della Champions League con il Real Madrid, dal Manchester United alla Juventus, fino all’avventura
saudita. Ogni tappa è stata un capitolo di una storia scritta con i gol e con la fame di chi non si accontenta mai.
E mentre molti vedono in lui l’emblema del calcio globale, Ronaldo resta fedele a se stesso. «Finché il mio corpo regge, continuerò a giocare. Amo troppo questo sport per smettere». Parole che suonano come un manifesto. Perché dietro la corazza del miliardario, c’è ancora il bambino che calciava un pallone per strada, sognando di diventare il migliore al mondo. E quel sogno, a giudicare dai numeri e dai record, non si è mai interrotto.
Oggi CR7 è un marchio planetario, ma anche un simbolo di tenacia. Un uomo che ha costruito la sua fortuna gol dopo gol, senza mai smettere di inseguire la cosa che conta di più: il gioco. E forse è proprio questo il segreto di Cristiano Ronaldo. Non i soldi, non i contratti, ma la passione incrollabile di chi, a quarant’anni, non ha ancora imparato a smettere di sognare.