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20/11/2025 ore 19.54
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De Laurentiis a processo per falso in bilancio: l’inchiesta sugli acquisti di Osimhen e Manolas e i rischi per il Napoli

Il gup di Roma rinvia a giudizio il presidente del club per le operazioni 2019-2021. La Procura federale chiede le carte: possibile una nuova valutazione disciplinare

di Luca Arnaù
Foto/Felice De Martino/Fotogramma

Il rinvio a giudizio di Aurelio De Laurentiis segna un passaggio pesante tanto per il presidente quanto per il Napoli. Il gup di Roma ha disposto il processo per falso in bilancio relativo alle annate 2019, 2020 e 2021, mandando avanti anche il dirigente Andrea Chiavelli e la stessa società. Nel fascicolo figurano le operazioni più discusse degli ultimi anni: l’arrivo di Kostas Manolas dalla Roma e soprattutto l’acquisto di Victor Osimhen dal Lille, un affare da settanta milioni che, secondo i magistrati, avrebbe determinato valori non corrispondenti alla realtà economica dei giocatori coinvolti.

È su quest’ultima operazione che si concentra la parte più rilevante del dossier. Nel 2020 il Napoli acquistò Osimhen per una cifra record, mentre in direzione opposta finirono tre giovani del vivaio – Liguori, Manzi e Palmieri – insieme al portiere Karnezis, con una valutazione complessiva pari a venti milioni. Gli inquirenti ipotizzano che quei valori siano stati artificiosamente gonfiati, generando un impatto contabile considerato distorsivo. Una contestazione che la società respinge, ricordando di essere già stata assolta in sede sportiva in un precedente giudizio della Procura federale.

Tuttavia, il nuovo scenario giudiziario potrebbe cambiare la prospettiva. La Procura della Figc ha chiesto formalmente copia degli atti per valutare l’apertura di una procedura di revocazione, lo strumento che consente di riaprire casi già chiusi qualora emergano elementi nuovi. È lo stesso percorso che portò al processo contro la Juventus sulle plusvalenze, culminato con dieci punti di penalizzazione. Il regolamento, all’articolo 63 del Codice di giustizia sportiva, lo prevede espressamente: se emergono prove che avrebbero modificato l’esito del precedente giudizio, la Corte d’Appello può tornare a valutare la posizione del club.

Il caso Osimhen, tuttavia, è diverso rispetto al “sistema” contestato alla Juventus. Qui i magistrati ordinari non parlano di un impianto complessivo, bensì di operazioni specifiche che, secondo loro, presenterebbero anomalie. È anche per questo che, in caso di processo sportivo e condanna, l’eventuale sanzione potrebbe essere più contenuta. I precedenti non mancano: nel 2018 Chievo e Cesena furono punite rispettivamente con tre e quindici punti per le valutazioni ritenute irregolari attribuite ai giovani del vivaio, con l’obiettivo di riequilibrare i bilanci. Un caso che la giustizia sportiva ha sempre considerato meno grave rispetto alla falsificazione di documenti o di presupposti necessari per l’iscrizione al campionato, situazione che prevede addirittura l’esclusione dalla competizione, ipotesi che qui non è mai stata ventilata.

La variabile più discussa è quella della tempistica. La Procura federale, ricevuti gli atti, ha trenta giorni per valutare se chiedere la revocazione del precedente giudizio. Se decidesse di farlo, la Corte d’Appello federale avrebbe un massimo di altri trenta giorni per fissare l’udienza e valutare l’ammissibilità. Solo dopo questo passaggio potrebbe partire un eventuale nuovo processo. È evidente che la calendarizzazione inciderebbe in maniera significativa sulla classifica del Napoli, qualora la squadra venisse penalizzata durante la stagione in corso. È lo stesso tema che emerse durante il caso Juventus, quando i giudici federali decisero la natura “afflittiva” della pena modulando il punteggio da sottrarre anche sulla base della posizione di classifica della squadra.

Il club azzurro osserva lo sviluppo del procedimento con prudenza. Sul piano penale bisognerà attendere il processo per accertare se le operazioni contestate configurino un falso in bilancio penalmente rilevante. Sul piano sportivo la società ribadisce che l’operazione Osimhen era stata già oggetto di approfondita analisi da parte della Procura federale, che non aveva ravvisato irregolarità sufficienti per contestare una violazione. Ma l’emergere di nuovi atti provenienti dall’indagine ordinaria rende possibile una rivalutazione dei fatti, benché il perimetro resti delimitato alle operazioni indicate dai pm romani.

Il nodo resta quello delle possibili conseguenze. La violazione del principio di lealtà sportiva è la contestazione più immediata e, in caso di accertamento, la penalizzazione è l’ipotesi più probabile. Molto difficile invece pensare a sanzioni più pesanti, come l’esclusione dal campionato, previste solo se il falso fosse stato utilizzato per ottenere l’iscrizione alla Serie A, evenienza che nel caso del Napoli non trova riscontri. La portata delle eventuali penalizzazioni resta però un’incognita, perché dipenderà dall’interpretazione dei giudici e dalla posizione di classifica al momento della decisione.

Lo scenario, dunque, è complesso e ancora in evoluzione. La squadra prosegue la stagione mentre i legali preparano le controdeduzioni e analizzano gli atti, consapevoli che il percorso giudiziario sarà lungo. Ma dopo il rinvio a giudizio del presidente, il Napoli si trova davanti a un bivio che coinvolge sia la dimensione penale sia quella sportiva, con il rischio che le due strade possano intrecciarsi ancora una volta.