È stata una notte di battaglia nel Mediterraneo: 20 le imbarcazioni intercettate da Israele, 22 ancora in rotta verso Gaza
Il blitz della Marina israeliana contro la Global Sumud Flotilla prosegue da ieri sera. Tra i fermati anche parlamentari italiani. Le prossime ore decisive per chiarire il bilancio
È stata una notte di battaglia sul Mediterraneo. Una battaglia silenziosa, scandita da getti d’acqua e boati in lontananza, mentre le unità navali israeliane intercettavano decine di imbarcazioni della Global Sumud Flotilla. Il bilancio provvisorio parla di almeno venti barche già fermate e condotte verso Israele, mentre ventidue restano ancora in rotta, determinate a proseguire il viaggio verso Gaza.
Mentre scriviamo, il blitz non è terminato. La notte ha visto calarsi sul convoglio decine di motovedette, gommoni neri e reparti speciali. Un’operazione che segue un copione già sperimentato: fermare in mare, ben prima delle acque territoriali, chi tenta di rompere il blocco della Striscia. “Gli ordini erano chiari: nessuna nave doveva raggiungere Gaza”, sottolineano fonti militari israeliane.
A settanta miglia dalla coscienza: dalla Flotilla per Gaza alle piazze d’EuropaLa cronaca delle ultime ore è fitta di episodi di tensione. La nave Florida è stata speronata, denunciano gli attivisti. Yulara, Meteque e altre imbarcazioni sono state colpite dagli idranti. “Se spegnete i motori, noi chiudiamo l’acqua”, avrebbero intimato i militari dalla radio di bordo, secondo quanto riportato da El País. I testimoni parlano anche di “esplosioni in lontananza”, probabilmente granate stordenti lanciate da droni per intimorire gli equipaggi.
La disparità di forze è evidente: velieri e piccole barche umanitarie da una parte, unità militari blindate dall’altra. Il rischio di collisioni gravi, sottolineano gli attivisti, resta alto. Israele, attraverso un comunicato diffuso nella notte, ha ribadito la propria versione: “I passeggeri di Hamas-Sumud stanno viaggiando sani e salvi verso Israele, dove inizieranno le procedure di espulsione. Tutti sono in buona salute”.
Flotilla, l’assalto in mare e le proteste in piazza: speronate le barche, idranti contro la Meteque e numeri di avvocati scritti sulle bracciaTra le imbarcazioni intercettate figurano la Morgana, Adara, Alma, Aurora, Dir Yassine, Grande Blu, Hio, Huga, Otaria, Seulle, Sirius, Spectre, Yulara. E a bordo non ci sono solo volontari e attivisti. Ci sono anche rappresentanti politici italiani. Il senatore M5S Marco Croatti ha diffuso un video registrato a bordo: «Se state guardando questo messaggio significa che sono stato rapito e portato via contro la mia volontà dalle forze israeliane. La nostra era una missione pacifica e nel pieno rispetto del diritto internazionale. Chiedo al mio governo di intervenire per la liberazione mia e di tutti gli italiani imbarcati».
Un appello simile arriva dall’eurodeputata di Avs Benedetta Scuderi, anch’essa a bordo della Morgana: «Siamo stati catturati illegalmente in acque internazionali. Israele ha violato il diritto marittimo e colpito civili disarmati. Questo è un atto di pirateria». Con il volto segnato dalla stanchezza, Scuderi ha parlato in un video condiviso sui social prima che la connessione fosse interrotta: «Noi equipaggio di mare e voi equipaggio di terra abbiamo dimostrato che un mondo giusto è possibile e che siamo pronti a lottare per ottenerlo».
Flotilla, ultime barche resistono: «Rotta su Gaza per rompere il blocco». Crosetto: «Ora serve calma»Le voci raccolte nel Mediterraneo trovano eco immediata a terra. In Italia, i sindacati e i collettivi hanno proclamato lo sciopero generale per il 3 ottobre. «Blocchiamo tutto – si legge nel comunicato di Usb – perché Israele viola apertamente la Carta dell’Onu e le convenzioni internazionali». Il governo osserva con cautela. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, ospite a Porta a Porta, ha detto: «Ancora non sappiamo dove siano i nostri parlamentari, non so se siano stati già sbarcati o trasferiti sulle navi israeliane. Avremo un quadro più preciso domani mattina. Per ora tutto si sta svolgendo con calma, senza incidenti segnalati».
Gli attivisti, tuttavia, parlano di una vera e propria “notte di resistenza”. Le immagini che hanno fatto il giro dei social mostrano mani intrecciate, avambracci scoperti con numeri di telefono scritti in nero indelebile: contatti degli avvocati, ultima garanzia di non sparire nel vuoto in caso di arresto. «Nel caos, documenti e cellulari possono essere persi. Ma i numeri sul corpo no», spiegano.
Flotilla, dopo l’abbordaggio scatta la protesta: Usb e Cgil proclamano lo sciopero generale per il 3 ottobreLa memoria torna inev
itabilmente alle precedenti flottiglie. Nel 2010 la Mavi Marmara, parte della Gaza Freedom Flotilla, fu abbordata dai commando israeliani: dieci morti e decine di feriti, un episodio che segnò una ferita ancora aperta. Nel 2015 un’altra spedizione fu bloccata a cento miglia da Gaza. Oggi, quindici anni dopo, la storia si ripete: cambia il nome, non la dinamica. Il portavoce della missione, Saif Abukeshek, conferma la portata internazionale della spedizione: «A bordo delle imbarcazioni intercettate c’erano oltre duecento persone, provenienti da 37 Paesi. Dalla Spagna trenta partecipanti, dall’Italia ventidue».Alle prime luci dell’alba, il Mediterraneo restituisce la sua fotografia: venti barche già prese, ventidue ancora in mare, dirette verso Gaza. La partita non è chiusa. Gli attivisti parlano di “crimine di guerra in corso”. Israele, dal canto suo, promette che nessuno raggiungerà le coste palestinesi. Il giorno dopo la notte di battaglia, resta l’immagine di una sfida che non si spegne. Una flotta di legno e vele contro una marina militare. Due narrazioni opposte che si scontrano sulle stesse onde. E la domanda che aleggia, ancora senza risposta, è sempre la stessa: chi racconterà per ultimo quello che è accaduto?