Sezioni
Edizioni locali
22/04/2025 ore 20.15
Italia Mondo

«Fastidioso come un profeta, ostinato nell’invocare la pace»: Milano omaggia Papa Francesco

In Duomo, tra migliaia di fedeli e autorità, il ricordo del Pontefice. L’arcivescovo Delpini: «Ha disturbato i potenti con l’amore per i poveri»

di Luca Arnaù

Un lungo applauso ha accolto le parole dell’arcivescovo Mario Delpini, quando, all’altare del Duomo di Milano, ha pronunciato quella che suona come la più autentica definizione di Papa Francesco: «Fastidioso come sanno esserlo i profeti, ostinato nell’invocare la pace, anche quando la pace sembrava impossibile».

Nel cuore della città, nel tempio gotico simbolo della fede ambrosiana, migliaia di persone si sono raccolte per pregare in suffragio di Jorge Mario Bergoglio. Nessuna commemorazione, nessuna celebrazione mondana, come Delpini ha tenuto subito a chiarire. Solo la preghiera, semplice e potente, come Francesco avrebbe voluto.

Il testamento del Papa: «Il sepolcro deve essere nella terra e con un’unica iscrizione: Franciscus»

Non era solo il Duomo di Milano, ieri sera: sembrava che tutta Milano si fosse raccolta lì, stretta in un silenzio denso e partecipe. C’erano le autorità civili, il presidente della Regione Attilio Fontana, il sindaco Giuseppe Sala, il prefetto Claudio Sgaraglia, il questore Bruno Megale. Ma c’erano soprattutto i cittadini: giovani, famiglie, anziani, volti segnati da lacrime discrete, sguardi persi nella memoria di un pontificato che ha lasciato un'impronta profonda.

L’arcivescovo Delpini ha scelto di parlare a braccio, tradendo l’urgenza del cuore. E le sue parole, per chi le ascoltava, hanno avuto il suono ruvido e sincero della verità: «Papa Francesco non era accomodante. È stato fastidioso, scomodo. Ha disturbato i potenti, ha irritato chi si era adagiato nel privilegio, ha messo in discussione le pigre consuetudini di una società che dimentica i poveri, che tace davanti all'ingiustizia».

Per Delpini, Francesco è stato il cristiano che “ha fatto Pasqua” nel senso più pieno del termine: colui che, toccato dalla resurrezione, non può più tacere, non può più adattarsi alla logica del mondo. «Il cristiano che fa Pasqua diventa irritante perché porta un annuncio sconcertante: che i morti risorgeranno, che il Vangelo è sovversivo, che l'amore è più forte del potere».

A sottolineare il legame profondo tra Papa Francesco e Milano, l’altare era stato ornato dal calice che lo stesso Bergoglio aveva donato all’allora arcivescovo Angelo Scola durante la sua storica visita in città, il 25 marzo 2017. Un gesto, quello della donazione del calice, che oggi appare carico di un significato ancora più profondo: il simbolo di una comunione spirituale che ha unito l’uomo di Buenos Aires alla grande diocesi ambrosiana.

Verso il Conclave, anche due cardinali calabresi chiamati a eleggere il successore di papa Francesco: ecco chi sono

Delpini non ha nascosto la complessità del pontificato di Francesco. «In questi giorni si dice molto, si analizzano gli aspetti complessi del suo ministero – ha ammesso –. Si scrivono analisi, si fanno bilanci. Ma noi non siamo qui per commemorare: siamo qui per pregare per un fratello che ci ha chiesto una sola cosa, con ostinazione, per dieci anni: ‘Pregate per me’».

Il tono dell’omelia ha alternato la forza della denuncia all'intimità della preghiera. «Papa Francesco – ha ricordato ancora l'arcivescovo – ha dato voce a chi non ha voce. Ha parlato di migranti, di poveri, di periferie esistenziali quando era più comodo ignorarle. È stato scomodo perché ha rotto i giochi di potere, ha chiesto riforme, ha provocato conversioni».

In fondo, ha sottolineato Delpini, il vero cristiano è quello che «non può rimanere in silenzio di fronte all’ingiustizia, che non accetta la logica della violenza e dell’esclusione. È colui che, con umiltà e fermezza, annuncia che un altro mondo è possibile».

Mentre nell'aria del Duomo risuonavano le note solenni dell’organo e le luci accarezzavano le navate gotiche, sembrava che il messaggio di Francesco avesse trovato un’eco concreta. Non nei discorsi ufficiali, ma nei volti, nei silenzi, nella fede raccolta dei presenti.

Alla fine della celebrazione, la Curia milanese ha confermato che monsignor Delpini e il vescovo ausiliare monsignor Giuseppe Vegezzi parteciperanno sabato prossimo ai funerali solenni di Papa Francesco a Roma. I due prelati accompagneranno anche i settemila giovani degli oratori ambrosiani già in pellegrinaggio verso il Giubileo dei ragazzi, che inizialmente avrebbe dovuto culminare con la canonizzazione di Carlo Acutis, ora rinviata a causa della morte del pontefice.

Carlo Acutis, sospesa dopo la morte di Papa Francesco la canonizzazione dell’influencer di Dio

Il legame tra Francesco e Milano, però, non si spezza con la sua morte. Rimane, nella memoria viva di una Chiesa che si è sentita riconosciuta nel suo amore per i poveri, nella sua sete di giustizia, nella sua capacità di parlare il linguaggio della misericordia.

Mentre le campane suonavano a lutto e il Duomo si svuotava lentamente, la città sembrava voler trattenere ancora un po' l’eco di quelle parole semplici e potenti. Fastidioso come un profeta, sì. Perché solo chi disturba riesce a cambiare il mondo.