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03/10/2025 ore 11.39
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Flotilla, 473 arresti: lo show agghiacciante di Ben Gvir sugli attivisti fermati. Liberati i 4 parlamentari italiani

Il ministro della Sicurezza nazionale israeliano, leader dell’estrema destra messianica, li accusa di essere «terroristi venuti a fare festa con droghe e alcol»

di Luca Arnaù
Il ministro Itamar Ben Gvir (KAHANA/POOL/SIPA / ipa-agency.net)

Nella notte tra giovedì e venerdì, appena concluse le festività di Yom Kippur, il ministro della Sicurezza nazionale di Israele Itamar Ben Gvir si è presentato al porto di Ashdod. Lì, sotto la sorveglianza di oltre 600 agenti e funzionari, erano stati tradotti gli equipaggi della Global Sumud Flotilla intercettata in acque internazionali. Una visita che si è trasformata in uno spettacolo mediatico: il leader dell’estrema destra messianica ha ordinato che gli attivisti venissero fatti inginocchiare, ammanettati con fascette e disposti in file indiane, circondati dalla polizia. Poi, davanti alle telecamere, ha lanciato accuse pesanti, definite da molti agghiaccianti: «Siete venuti qui per sostenere i terroristi. Non avete portato aiuti umanitari, ma solo droghe e alcol per fare festa».

Il video diffuso sui social da Ben Gvir mostra una folla di persone sedute a terra, stremate, mentre il ministro urla parole che trasformano l’arresto di centinaia di attivisti internazionali in un comizio propagandistico. Li chiama ripetutamente “terroristi”, cancella la natura umanitaria della missione e li espone a una gogna pubblica che ha sollevato indignazione internazionale.

Un altro filmato, rilanciato dal portavoce della polizia Dean Elsdunne dall’interno di una delle imbarcazioni sequestrate, rincara la dose: «Non vedo alcun aiuto umanitario a bordo. Ecco perché hanno rifiutato la nostra offerta di scaricare i materiali ad Ashdod: perché non c’è mai stato nulla. Volevano solo finire in prima pagina». Un racconto che stride con le testimonianze raccolte dagli avvocati di Adalah, l’associazione che sta difendendo gli arrestati.

Gli stessi legali, ieri, hanno assistito circa 450 attivisti e hanno raccontato al Fatto Quotidiano le condizioni di detenzione: «Sono state riprodotte le pratiche da decenni riservate ai palestinesi: inginocchiamenti forzati, insulti, privazione della libertà e umiliazione collettiva. Ora quel metodo viene applicato anche a occidentali e parlamentari europei. Non è degno di un Paese democratico».

Intanto le cifre ufficiali si precisano: 473 gli attivisti arrestati dalla Marina israeliana e trasferiti nel carcere di Saharonim, nel deserto del Negev, in attesa di rimpatrio forzato. La polizia israeliana riferisce che 470 di loro sono già stati processati in modo sommario e consegnati all’Autorità per l’immigrazione e al Servizio penitenziario. Prima dell’espulsione, dovranno completare le procedure di identificazione e ispezione.

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Nella lunga lista di fermati c’erano anche quattro parlamentari italiani: il senatore M5S Marco Croatti, l’eurodeputata Pd Annalisa Corrado, il deputato Pd Arturo Scotto e l’eurodeputata dei Verdi Benedetta Scuderi. Dopo ore di tensione, i quattro sono stati rilasciati e imbarcati su un volo da Tel Aviv, come confermato dalla Farnesina. «Stanno bene», ha assicurato il leader di Avs Angelo Bonelli, che ha denunciato lo “show indecente” messo in scena da Ben Gvir davanti agli attivisti seduti a terra e insultati come criminali.

Sul fronte diplomatico, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha scelto la cautela: «Prima riportiamo a casa gli italiani, poi valuteremo eventuali iniziative». A chi gli chiedeva se fosse possibile la convocazione dell’ambasciatore israeliano a Roma, Tajani ha risposto: «Vedremo. Intanto i nostri connazionali sono partiti da Ben Gurion, accompagnati da un diplomatico».

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Il clima resta infuocato anche in Italia. Il vicepremier Matteo Salvini, parlando a Mattino Cinque, ha criticato duramente la missione: «Se uno mette a rischio la propria vita andando in zona di guerra deve assumersi le responsabilità. Quanto è costata al Paese questa spedizione in barca a vela, mentre gli aiuti arrivano a tonnellate per vie normali? Quanto avvicina la pace? La allontana».

Intanto la cronaca interna israeliana continua a mostrare il volto duro del governo. Ben Gvir non ha esitato a trasformare la detenzione degli attivisti in un palcoscenico: le sue parole, gridate davanti a centinaia di persone ammanettate, hanno il peso di una dichiarazione politica e ideologica che va ben oltre il singolo episodio. La definizione “terroristi” è stata ripetuta ossessivamente, cancellando la distinzione tra attivisti civili e combattenti armati, alimentando un clima già teso dentro e fuori Israele.

Ecco perché quella scena, le file ordinate di uomini e donne fatti sedere a terra, rimarrà impressa come uno degli episodi più inquietanti di queste ore: non solo un fermo, non solo un’inchiesta, ma la rappresentazione plastica di come il potere possa piegare le persone a scenografia e propaganda.

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