Flotilla, l’assalto in mare e le proteste in piazza: speronate le barche, idranti contro la Meteque e numeri di avvocati scritti sulle braccia
Gli attivisti denunciano un «atto di pirateria in acque internazionali». Israele diffonde il fermo di Greta Thunberg. In Italia scatta la mobilitazione: binari occupati, cortei, sciopero generale del 3 ottobre
Avambracci scoperti, mani intrecciate e numeri di telefono scritti con pennarello indelebile. È lo scatto che la Global Sumud Flotilla ha diffuso sui propri canali, diventato in poche ore il simbolo della resistenza civile in mare. Numeri che corrispondono agli avvocati pronti a difendere da terra gli attivisti, un segno per non sparire nel caos degli arresti. «Quando ti portano via tutto – documenti, cellulare, effetti personali – queste cifre restano impresse sulla pelle. Così non potranno cancellarci», scrivono.
Un gesto che racconta meglio di mille comunicati il clima a bordo, mentre le unità della Marina israeliana hanno avviato l’abbordaggio contro le barche dirette a Gaza con viveri e medicinali. Gli attivisti parlano apertamente di «crimini di guerra». E le prime segnalazioni confermano l’uso di metodi aggressivi. «La nave Florida è stata deliberatamente speronata», denuncia la Flotilla su Instagram. Altre imbarcazioni – la Yulara e la Meteque – sono state colpite con cannoni ad acqua. I getti hanno investito i ponti e reso difficile persino respirare. A bordo della Meteque, racconta El País, i militari hanno scandito dagli altoparlanti un messaggio che non lascia dubbi: «Se spegnete il motore, noi chiudiamo l’acqua».
A rendere la notte ancora più tesa, alcune esplosioni udite in lontananza. «Probabilmente granate stordenti lanciate da droni», dicono i passeggeri. Tutti illesi, ma la percezione è di trovarsi al centro di un’operazione militare vera e propria, con il rischio costante di collisioni. Perché basta una manovra brusca, uno scafo leggero urtato da una nave da guerra, per trasformare l’arrembaggio in tragedia.
Dall’altra parte, la versione ufficiale di Israele. Il ministero degli Esteri ha diffuso un filmato in cui compaiono soldati che salgono a bordo di una nave della Flotilla, accanto all’attivista Greta Thunberg. «Diverse imbarcazioni della flottiglia Hamas-Sumud sono state trattenute in sicurezza e i passeggeri trasferiti in un porto in Israele. Greta e i suoi amici stanno bene», recita la nota.
La replica degli attivisti è netta: «È un sequestro in acque internazionali». L’intercettazione è avvenuta infatti a circa 65 miglia dalla Striscia di Gaza, ben fuori dalle acque territoriali. Poco prima dell’assalto, l’esercito israeliano aveva inviato un messaggio telefonico: «State entrando in una zona di guerra attiva. Bloccheremo e confischeremo le vostre imbarcazioni». La risposta, registrata e rilanciata in rete, ribalta la prospettiva: «I crimini di guerra sono i vostri. La Corte internazionale di giustizia ha proibito di ostacolare missioni umanitarie. La Corte penale internazionale ha emesso un mandato contro Netanyahu per l’uso della fame come arma. Noi non vi riconosciamo come attori legittimi nel controllo degli aiuti».
Flotilla, ultime barche resistono: «Rotta su Gaza per rompere il blocco». Crosetto: «Ora serve calma»Il contrasto di versioni è frontale, ma intanto le comunicazioni dalla Flotilla si fanno intermittenti: telecamere offline, segnale disturbato, silenzi improvvisi. L’unica certezza è che almeno alcune navi siano state fermate. Delle altre, il contatto si perde a tratti. Dalla barca madre Mango l’ultimo messaggio resta una dichiarazione di volontà: «Andiamo avanti».
Mentre in mare si consuma lo scontro, sulla terraferma la notizia accende la protesta. A Napoli i collettivi hanno occupato i binari della stazione Centrale, causando lo stop dei treni per quasi un’ora e ritardi fino a novanta minuti. «Avevamo detto che avremmo bloccato tutto, e lo stiamo facendo. Palestina libera», hanno scritto sui social.
A Roma migliaia di persone si sono radunate in piazza dei Cinquecento, ribattezzata “piazza Gaza”. La stazione Termini è stata blindata dalle forze dell’ordine, accessi chiusi e controlli serrati: si entra solo con biglietto. La metro è rimasta chiusa e il traffico cittadino paralizzato. Poi il corteo, gonfiatosi fino a seimila persone, ha puntato verso Palazzo Chigi tra cori e striscioni: «Hai le mani sporche di sangue», «Dimissioni subito». In testa anche l’artista Zerocalcare. La marcia è stata fermata all’inizio di via del Tritone da una barriera di blindati, con i manifestanti deviati verso piazza San Silvestro.
Milano ha risposto con un presidio in piazza della Scala, sfociato poi nell’occupazione della stazione di Cadorna. Centinaia di attivisti hanno invaso i binari intonando “Bella ciao” e sventolando bandiere palestinesi. «Milano lo sa da che parte stare», lo slogan più gridato.
A Bologna piazza Maggiore è diventata un accampamento, con tende e cortei spontanei partiti dalla zona universitaria. A Torino i collettivi hanno occupato Palazzo Nuovo e in serata in mille si sono radunati in piazza Palazzo di Città dietro lo striscione Usb “Blocchiamo tutto”. In entrambe le stazioni principali, Porta Nuova e Porta Susa, gli accessi sono stati temporaneamente chiusi. A Genova, i lavoratori portuali hanno presidiato il varco Albertazzi, punto nevralgico dello scalo.
Lo sciopero generale del 3 ottobre sarà il culmine della mobilitazione. «Israele viola apertamente le convenzioni internazionali e la Carta dell’Onu. Blocchiamo tutto», si legge nel comunicato dell’Usb. A Palazzo Chigi intanto il ministro Matteo Salvini valuta la precettazione per «evitare che una minoranza irresponsabile paralizzi il Paese».
Il Mediterraneo resta il cuore della tensione. Navi speronate, idranti, droni. E quegli avambracci tesi con numeri neri a ricordare che, anche se la Flotilla viene fermata, il suo messaggio continua a navigare.
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