Garlasco, indagato l’ex procuratore Mario Venditti: «Corrotto per scagionare Sempio». Perquisite case e conti. E spunta un appunto
Nel mirino anche due ex carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria pavese. Al centro dell’inchiesta un appunto sequestrato a Garlasco e movimenti di denaro sospetti
Un foglietto, poche righe scritte a mano e un nome che pesa come un macigno: “Venditti / gip archivia X 20-30 euro”. Sarebbe questo, secondo gli inquirenti, il punto di partenza dell’indagine che scuote di nuovo il caso Garlasco e travolge un ex magistrato. La Procura di Brescia ha iscritto nel registro degli indagati l’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, con l’accusa di corruzione in atti giudiziari.
L’appunto, sequestrato lo scorso 14 maggio dai carabinieri della sezione Omicidi del Nucleo investigativo di Milano, è stato ritrovato in via Canova, a Garlasco, nell’abitazione dei genitori di Giuseppe Sempio. È un dettaglio minuscolo, un foglio di bloc notes datato “febbraio 2016” – in realtà anticipato di un anno, secondo gli investigatori – ma sufficiente a riaprire una pista che si credeva archiviata per sempre.
Il nome di Venditti compare accanto a una cifra e a un verbo: “archivia”. Una combinazione che, per la Procura bresciana, non lascia spazio a interpretazioni innocue. L’ipotesi è che l’allora procuratore abbia ricevuto denaro per indirizzare l’esito dell’indagine a carico di Andrea Sempio, amico d’infanzia di Marco Poggi, fratello di Chiara, la giovane uccisa nel 2007 nella villetta di via Pascoli.
Questa mattina gli uomini della Guardia di finanza di Pavia e i carabinieri di Milano hanno perquisito tre domicili di Venditti – a Pavia, Genova e Campione d’Italia, dove oggi è presidente del Casinò – e diverse abitazioni legate alla famiglia Sempio. Le verifiche hanno riguardato anche i due ex carabinieri in congedo Silvio Sapone e Giuseppe Spoto, all’epoca in servizio nella sezione di Polizia giudiziaria della Procura pavese.
Il sospetto è che dietro l’inchiesta “sospesa” del 2016 si celasse un intervento doloso. Gli accertamenti, le intercettazioni, le trascrizioni: tutto, sostengono oggi i magistrati di Brescia, sarebbe stato gestito in modo anomalo. Troppo superficiale per essere frutto solo di negligenza. E troppo coerente con l’ipotesi di un favore retribuito.
Dai documenti bancari acquisiti dal Gico della Finanza emergono movimenti di denaro risalenti ai primi mesi del 2017, provenienti da conti riconducibili ai parenti di Sempio. Una parte dei flussi – circa seimila euro – sarebbe finita all’ex generale dei Ris Luciano Garofano, che fu per anni figura centrale nell’inchiesta sull’omicidio Poggi. Garofano, oggi consulente tecnico dell’indagato Sempio, non risulta però aver ricevuto alcun incarico ufficiale dai legali della difesa nella precedente indagine.
Un’anomalia che gli inquirenti interpretano come possibile tassello di un sistema più ampio. Secondo la Procura di Brescia, infatti, restano senza giustificazione oltre trentatremila euro di trasferimenti, denaro di cui si è perso il tracciamento e che potrebbe coincidere con la cifra indicata, in forma cifrata, nell’appunto trovato in casa Sempio.
Un documento che, letto oggi, assume un valore inquietante: una semplice annotazione privata che, secondo l’accusa, alluderebbe a un pagamento per “comprare” un’archiviazione. A sostegno di questa ipotesi, gli investigatori citano alcune intercettazioni ambientali del 2017, rimaste in gran parte inedite nei brogliacci ufficiali, nelle quali si farebbe riferimento a “soldi”, “pagamenti” e “assegni”. Frasi che – sostengono oggi gli inquirenti – sarebbero state omesse o trascritte solo parzialmente nei verbali originali.
Il quadro che emerge dalle nuove indagini è quello di un’inchiesta manipolata. Sempio, finito nel registro degli indagati nel dicembre 2016 dopo la richiesta dei legali di Alberto Stasi, era stato rapidamente prosciolto. Ma a distanza di anni, quella chiusura torna ora a essere oggetto di sospetto. Il fascicolo, trasmesso per competenza a Brescia, è coordinato dal sostituto procuratore Claudia Moregola e dal procuratore capo Francesco Prete.
Per il momento, l’unico nome iscritto nel registro degli indagati è quello di Mario Venditti, ma le verifiche proseguono su più fronti. I magistrati intendono capire se e come l’ex procuratore possa aver favorito Sempio o la sua famiglia, e se altri soggetti abbiano partecipato al presunto accordo corruttivo.
Nessuna prova definitiva, ma molti indizi. A partire da quei 33mila euro spariti nel nulla e da un foglietto rimasto nascosto per anni in una casa di provincia. Un dettaglio che riapre una ferita giudiziaria mai davvero rimarginata e che, a distanza di quasi vent’anni, torna a gettare ombre sul caso Garlasco e sulla lunga scia di dubbi che l’omicidio di Chiara Poggi si porta dietro.