Garlasco: tra piscine, discoteche e silenzi. Le ombre di un’estate che non finisce mai
Il martello trovato nel canale di Tromello, i prelievi di Dna, le nuove testimonianze. Intorno alla villetta di via Pascoli riemerge un mondo di giovani inquieti, tra nerd, cugine esuberanti e segreti mai svelati
C’è un’aria che non cambia mai, a Garlasco. Soprattutto d’estate. L’afa è la stessa del 2007, quando Chiara Poggi fu uccisa nella villetta ordinata di via Pascoli. Le zanzare, i pomeriggi silenziosi, la lentezza delle strade. Eppure qualcosa è tornato a muoversi. Diciotto anni dopo, la cronaca ha riaperto le sue ferite e con loro una comunità che credeva di aver archiviato il dolore. E invece no. Il caso è ancora lì, vivo. A rinvangarlo sono stati un martello riemerso da un canale, un nuovo indagato, e soprattutto una serie di nomi — vecchi e nuovi — che riappaiono come fantasmi mai del tutto andati via.
Nel centro del paese si parla a mezza voce. Al bar Jolly si ricordano i ragazzi di allora: quelli della PlayStation a casa Poggi, i “tranquilloni”, e poi loro, le gemelle Cappa, le cugine "di città", come si dice qui, figlie di Ermanno, avvocato noto, e regine delle feste con piscina. Le chiamavano le “K”, Stefania e Paola, bionde, appariscenti, sempre in movimento tra le Rotonde di Garlasco e i locali della Lomellina. Un altro mondo rispetto a quello di Chiara, riservata, abitudinaria, timida. Una che non faceva notizia, finché la sua morte non diventò il centro di tutto.
Ora, però, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano sono tornati. Hanno dragato il canale di Tromello — proprio dietro una casa della famiglia Cappa — e da lì hanno estratto un martello. Potrebbe essere quello mancante dalla villetta di Chiara, mai ritrovato in tutti questi anni. E poco distante, sempre in quel dedalo di rovi e campi, c’era una testimone che all’epoca disse di aver visto una delle gemelle lanciare qualcosa di pesante in acqua. Poi ritrattò. Adesso il sospetto riemerge. In senso letterale.
Chiara Poggi, trovato un martello nel canale: verifiche per stabilire eventuali collegamenti con il delittoNon è l’unico. C’è anche Andrea Sempio, l’amico di Marco Poggi, fratello di Chiara. Indagato. E ci sono altri sei nomi sottoposti a prelievo di Dna, tra cui le due gemelle, il migliore amico di Alberto Stasi, Marco Panzarasa — con lui in viaggio a Londra poche settimane prima del delitto — e tre amici di infanzia. Tutti gravitavano, a vario titolo, intorno alla vita di Chiara. O a quella del fratello. Un mondo piccolo, troppo fitto di legami per non lasciare tracce. E infatti due tracce ci sono: sotto le unghie di Chiara. Due profili maschili. Uno potrebbe essere quello di Sempio. L’altro è ancora un mistero.
Il mosaico che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire è fatto di frammenti. Chi frequentava chi. Chi era a casa Poggi quella mattina. Chi era invitato alle feste. Chi aveva accesso a quella routine ordinata e protetta che Chiara si era cucita addosso come una seconda pelle. Forse troppo stretta. Forse scomoda a qualcuno.
Alla messa per l’anniversario, ogni 13 agosto, le gemelle Cappa sono sempre presenti. Sempre in prima fila. Stefania, Paola. Mai indagate, mai accusate. Ma da oggi, coinvolte anche loro nel maxi incidente probatorio con cui la procura vuole riscrivere il copione. C'è da esaminare non solo il Dna, ma anche nuove testimonianze, vecchie frasi che riaffiorano. Come quell’sms di Paola: «Mi sa che abbiamo incastrato Stasi». O le foto postate sui social con calze a quadretti, simili a quelle dell’impronta trovata sulla scena del crimine. Coincidenze? Forse. Ma in questa indagine, le coincidenze valgono più delle certezze.
E poi c’è il sospetto più inquietante: che Chiara abbia detto no. A qualcosa, a qualcuno. Che abbia rifiutato una situazione sgradita, un gioco, una pressione. E che per questo abbia pagato. Con la vita. È un’ipotesi investigativa, certo. Ma è quella che guida oggi le nuove domande. Se sotto le unghie ci sono due Dna maschili, se Chiara ha fatto colazione con qualcuno prima di essere uccisa, se il martello ritrovato nel canale è davvero quello scomparso dalla casa, allora forse il cerchio si stringe. Non è più solo la storia di Alberto e Chiara. Ma un sistema più ampio. Più torbido.
Chi vive a Garlasco lo sa. Che certe estati non finiscono mai. Restano lì, immobili come l’aria. Piene di domande che non smettono di tornare.